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Umberto Scandola ha colto la prima vittoria della stagione 2013 del CIR con la Skoda Fabia S2000 e con il supporto del navigatore Guido D’Amore. Tra le altre cose è saltato all’occhio che la vittoria è arrivata senza il conforto di una schiacciante superiorità sul terreno, ovvero di quelle vittorie di PS, se si esclude quella sull’asfalto del breve prologo di Osimo, che esaltano la prestazione. Umberto Scandola, nuovo leader del CIR, non da peso all’ipotesi e preferisce complimentarsi con gli avversari, Mauro Trentin, Renato Travaglia e Stefano Albertini in particolare. L’aggressivo Pilota veronese che fa il diplomatico, non ci torna. Pensiamo piuttosto che, dopo l’esplosione nel prologo, qualcosa sia cambiato…
«I complimenti agli avversari sono sinceri. Sono stati molto forti e determinati, e talvolta anche un po’ sfortunati. Per quanto ci riguarda, invece, credo sostanzialmente che abbiamo fatto la cosa giusta. Vincere qualche prova significava prendersi dei rischi, e non era il caso perché, oltretutto, i nostri avversari diretti nella corsa al Titolo erano già fuori classifica. È vero, abbiamo provato ad attaccare, ma abbiamo visto, con il settaggio che avevamo e le condizioni delle piste, che avremmo dovuto rischiare troppo. Abbiamo ritenuto giusto rimanere fermamente concentrati sul mantenimento della posizione e del distacco. È stata una gara anche abbastanza fortunata, Travaglia ha avuto dei problemi nel momento in cui era molto vicino a noi, ma ce l’abbiamo fatta».
Rinunciare all’aggressività per un utile del momento in favore di un premio globale più avanti, insomma. È un’ipotesi da applicare ora anche alle successive gare del CIR?
«Sicuramente i Campionati li hanno vinti sempre i Piloti assolutamente intelligenti, quelli che non guardano alla singola prestazione ma molto più in là. Noi abbiamo bisogno di fare bene gara per gara, sono d’accordo, ma soprattutto di poter dire di aver fatto bene a fine stagione. Per questo è, necessario dare la precedenza alle scelte giuste, e per questo dobbiamo dedicare molto tempo alle considerazioni che portano a quelle scelte, senza fossilizzarsi sul risultato di una gara ma guardando oltre».
“Sicuramente i Campionati li hanno vinti sempre i Piloti assolutamente intelligenti, quelli che non guardano alla singola prestazione ma molto più in là. Noi abbiamo bisogno di fare bene gara per gara ma soprattutto di poter dire di aver fatto bene a fine stagione”
Non proverete nemmeno una volta, a vincere?
«Questo no, non si deve neanche pensare. Ci proveremo tutte le volte che potremo nel proseguimento della stagione, è chiaro. Ci impegneremo a vincere, come facciamo sempre, prove speciali e Rally. Ma è anche chiaro che il podio più importante, quello per cui siamo ingaggiati nel CIR, è l’ultimo della stagione».
È giusto, i grandi obiettivi finali si perseguono pensando all’intero arco dell’impegno, non alla “fiammata” di un giorno, di un Rally o di una prova speciale…
«Sì, sono d’accordo al 100%. Anche perché per come sono strutturati i Rally oggi, si devono prendere molte decisioni giuste che sono concatenate. Come, per esempio, le decisioni in merito alle scorte delle gomme. Bisogna pensare bene a quali utilizzare, e a quelle che ti ritroverai nella prossima gara. Bisogna essere con la mente costantemente molto più in là di quello che eravamo abituati a fare un tempo, e molto più avanti di quella che potrebbe essere una cosa più semplice come vivere alla giornata».
Il Rally Adriatico. Bello? Bello in modo speciale anche per te che ami la terra?
«L’Adriatico è un Rally bello, su una terra stupenda. Già lo scorso anno qui eravamo andati molto forte. Non si dovrebbe e non si può mai dire, ma l’anno scorso forse potevamo lottare per la vittoria. Questo se una foratura non ci avesse messo KO. Diciamo che con l’Adriatico avevamo una sorta di conto in sospeso. Quest’anno siamo riusciti ad ottenere quella vittoria che tanto aspettavamo, ed è chiaro che il Rally di Cingoli diventa per noi ancora più bello di quanto non lo sia già».