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San Marino, 9 luglio - Ripensandoci, distratti dalla “ferocia” del magnifico duello tra Paolo Andreucci e Umberto Scandola, e ci siamo “persi” la grande, come diceva il Grande “Maiuscola”, prestazione di Simone Campedelli, quarto assoluto nell’ordine “cronometrato” e in odore di Podio vista la sospensione giudiziaria che rende tuttora incerta la composizione definitiva del podio della quinta prova dell’Italiano Rally.
Terzo o quarto posto. Ancora non lo sappiamo. In ogni caso una grande gara e un sabato perfetto. Giusto?
«Diciamo che di questo San Marino preferisco ricordare solo la seconda giornata. Venerdì, infatti, siamo stati attardati da vari problemi, ai freni e all’elettronica, e abbiamo perso più di un minuto, rischiando anche il ritiro. Peccato, perché in realtà potevamo anche partecipare alla lotta per la vittoria finale. Sarebbe comunque stato difficile, però sabato credo che abbiamo dimostrato che la cosa era veramente fattibile».
Viene da pensare che sia arrivato il momento di chiudere il lungo capitolo di risultati contraddittori…
«Diciamo che è un anno che le nostre prestazioni sono abbastanza altalenanti. Siamo veloci ma non riusciamo a concretizzare. A volte per problemi tecnici, anche importanti, a volte perché anche io mi sono fatto prendere la mano dalle situazioni e ho commesso degli errori di guida. Penso che nella carriera di un pilota ci siano dei momenti di alti e bassi. Venivo da due stagioni nelle quali ho vinto 15 gare, con Citroen, e alla fine mi sono trovato un po’ scaricato. È stata un po’ dura da accettare ma sono ripartito. Oggi ci stiamo provando, l’impegno è massimo e sono convinto che prima o poi la ruota tornerà a girare dalla nostra parte. La dedizione è massima e non molliamo».
“Ogni tanto è giusto assumersi totalmente la responsabilità di correre dei rischi. Sabato io e Danilo lo abbiamo fatto, siamo partiti forte, rischiando un pelino, ma siamo riusciti a fare la differenza”
Programmi?
«Sono logicamente legato alle decisioni del Team, Ford Racing Italia, che definisce il programma. Il Campionato Italiano è naturalmente confermato. Cerchiamo di portarlo a termine nella maniera più “veloce” e costruttiva, e vediamo cosa ci riserva il futuro. Per indole sono un po’ ambizioso e non riesco ad accontentarmi, altrimenti vengono meno anche gli stimoli giusti».
Sabato, soprattutto nelle prime tre PS prima di andare in “riserva” di pneumatici, sei andato fortissimo, proprio in un frangente al di sopra di ogni sospetto nel quale era in atto un duello senza esclusione di colpi. E tu hai fatto il vuoto alle tue spalle. Come spieghiamo questo fatto?
«Lo spiego con il fatto che la macchina ha iniziato a funzionare, come non aveva mai fatto venerdì, e quando ho visto che c’era la possibilità di spingere e la vettura rispondeva, ho iniziato a “tirare”. La nostra gara era già in buona parte compromessa, e a volte correre così è anche un rischio, al di là della classifica per il fatto che fai una brutta figura, ma ogni tanto è giusto assumersi totalmente la responsabilità di correre quei rischi. Sabato io e Danilo lo abbiamo fatto, siamo partiti forte, rischiando un pelino, ma siamo riusciti a fare la differenza. È stata una bella reazione che è servita molto. Alla squadra per premiare tutti i tecnici del lavoro svolto e a noi, perché non ci piace tirare a campare».
Terzo o quarto, per te è lo stesso? Che dire del “fatto”?
«Mi dispiace, perché alla fine ritengo che le vittorie debbano essere conquistate sul campo, impresa che peraltro credo sarebbe comunque riuscita ad Andreucci. Che dire, ci sono cose che stanno oltre la guida e le PS, e che riguardano una maggiore attenzione al regolamento sportivo, che io per la verità, a torto, non sto neanche a guardare così bene. Non mi sento, quindi, di giudicare la situazione. Di sicuro, a volte capitano esclusioni del genere, anche nel mondiale, o al contrario macchine arrivate sulle tele che non sono state escluse. È difficile dire, e non vorrei essere nei loro panni. Mi dispiace per Umberto, comunque, perché si è impegnato e ha fatto una bellissima gara. A me, il terzo o il quarto posto? Direi che non mi cambia molto. Alla fine, anche se è difficilissimo perché gli avversari sono molto forti, io vengo a correre per cercare di vincere. Oddio, per il morale, un podio non sarebbe male, anche se sappiamo che noi c’”eravamo”».