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Paolo Andreucci. È dal 1991 che vengo a correre in Sicilia, ed è chiaro che sono affezionato a questa Isola e alla sua Corsa. Devo dire, però, che la vittoria di quest’anno ha senz’altro qualcosa di particolare, di speciale. Non per me ma per la Macchina. La 208 T16 è arrivata alla vigilia della prima gara del Campionato, al Ciocco, e siamo riusciti ad adattarla in fretta alle strade italiane grazie al lavoro di Peugeot Italia e dei Racing Lions, da una parte, e di Pirelli, dall’altra. Già al Sanremo eravamo riusciti ad intravedere nella sostanza il potenziale della nuova Peugeot, ma siamo usciti di gara troppo in fretta, e per uno stupido problema, e non abbiamo avuto la possibilità di consolidare la buona impressione che ci aveva fatto all’inizio del Rally.
Quindi una vittoria di “lavoro”. Nient’altro?
«Dai, non scherziamo. La Targa Florio è una gara che ha sempre suscitato delle grandi emozioni, e continua ad essere così nonostante le volte che vi abbiamo partecipato e nonostante l’elevato numero di successi che vi abbiamo ottenuto. Con questo sono otto, ma non è il record ad emozionare, non almeno quanto la Gara stessa. La Targa la sento ormai quasi come la Gara di casa. E non dimentichiamo il pubblico. Qui è davvero incredibile. Crea un’atmosfera speciale, nella quale è facile calarsi e restare stregati».
La macchina e il lavoro che c’è dietro, dunque.
«Un gran lavoro, vorrai dire. Quando esce una macchina nuova, e soprattutto quando è nuova in funzione di un nuovo regolamento, c’è da sviluppare praticamente tutto, dal motore al cambio, dai freni e dalle geometrie agli ammortizzatori. È facile intuire quanto sia delicato, in un caso come questo, il processo di sviluppo, soprattutto quando i tempi diventano strettissimi perché le gare incombono. Non bastasse, la 208 T16 è stata sviluppata inizialmente in Francia, sulle strade francesi e con altre gomme. Per cui una volta in Italia è iniziata una nuova corsa per adattare la Peugeot del regolamento R5 alle nostre strade ed alle Pirelli. Abbiamo fatto molto bene anche a Sanremo, purtroppo per poco tempo per via di quel dannato “tubo dell’acqua”, ma qui abbiamo ottenuto anche il primo risultato fuori di discussione».
«La macchina ha potuto contare su una base molto buona da subito. Alla prima gara non andava come doveva, era arrivata troppo a ridosso del Rally. Alla seconda le cose sono andate meglio all’inizio ma non siamo a riusciti a raccogliere quello che speravamo, e alla terza gara finalmente abbiamo vinto. Come minimo tutto questo vuol dire che avevamo ragione, che il potenziale c’è e che il trinomio Peugeot Italia, Racing Lions e Pirelli riesce a lavorare sempre in maniera eccezionale. Riuscire ad avere un mezzo così competitivo in così poco tempo, ecco, devo ringraziarli. Ne abbiamo parlato alla fine del Rally, ancora in macchina, con Anna, siamo davvero felici di far parte di questo Gruppo».
La dinamica della gara. Un inizio in crescendo, la “mazzata” nella Collesano tra le mura della Città, poi l’uno-due secco nel primo giro di domenica. Poi hai tirato i remi in barca?
«Sì, è andata un po’ così. Diciamo che sabato siamo partiti bene e molto a punto con le regolazioni, e che abbiamo ulteriormente migliorato, seppure di poco, strada facendo. Questo è bastato per allungare un poco su Basso. Piccoli step alla volta, però globalmente significativi a livello di risultato».
“Il pubblico ai lati della strada, gli striscioni e le scritte d’incitamento sui muri, l’entusiasmo dilagante e contagioso. Credo che si sia imboccata la via giusta per rilanciare il Targa”
È il sorpasso del Turbo 16 ai danni della Super 2000?
«Non so di che entità stiamo parlando in questo momento, ma sicuramente le macchine di regolamento R5 sono destinate a soppiantare le Super 2000. Siamo già avanti, e tutto sommato bisogna considerare che mentre le Super 2000 sono “a muro”, le R5 hanno ancora un enorme margine di miglioramento. Quindi i valori espressi in questo momento in termini di “sorpasso” devono essere considerati ancor più importanti. Ma c’è sempre da lavorare. Adesso passiamo a correre sulla terra in Sardegna, e si ricomincia con le problematiche di adattamento della nuova macchina anche in questo genere di terreni. Un mese di tempo, sembra tanto ma alla fine, se consideri tutto, è pochissimo».
Targa Florio 2014 - Paolo Andreucci in azione con la Peugeot 208 T16
La Targa, ormai la conosci a menadito…
«La conosco abbastanza, ma un Rally come questo non lo conosci mai abbastanza. E poi c’era la nuova prova di Collesano, lo sprint cittadino. Quello mi è piaciuto moltissimo, al di là dell’aspetto tecnico. Con quel chilometro e mezzo il la Targa Florio è tornata in mezzo alla gente. Il pubblico ai lati della strada, gli striscioni e le scritte d’incitamento sui muri, l’entusiasmo dilagante e contagioso. Credo che si sia imboccata la via giusta per rilanciare il Targa in un giusto equilibrio tra spettacolo e promozione della disciplina e dell’evento».
Parlami di questo “spessore”, quasi palpabile che c’è qui in Sicilia, per favore.
«L’abbiamo già detto, quello che provo, ma iniziamo col dire che la Sicilia è una regione fondamentale per i Rally, perché ci sono talmente tanti appassionati che la possiamo considerare la terra dei Motori. Ci vengo da tanti anni, e qui ho amicizie e affetti. A Montemaggiore c’è il mio Fan Club, Scillato mi ha dato la cittadinanza onoraria, amici a Santa Teresa di Riva, a Mussumeli, a Corleone… venire in Sicilia è sempre un piacere autentico. Mi sento a casa mia. Il Rally. Per come li affronti sono più o meno tutti uguali, non si può dire che uno sia troppo diverso dall’altro. Chiaramente quando ti accorgi che il pubblico è così numeroso, così “caldo”, quando scendi dalla macchina e senti questa passione sulla pelle, cambia anche l’ambiente, l’atmosfera, e quindi anche il Rally».
L’ottava vittoria. Aspettiamo che il Targa torni ad essere la leggenda che era e vinciamo anche quella?
«Guarda, ho visto un grande interesse attorno alla Targa Florio, e dall’anno scorso a questo in grandissima crescita. Secondo me la Gara tornerà ad essere non dico come una volta, questo è difficile se solo consideriamo i tempi che corrono, ma davvero importante. Lo abbiamo visto, pubblico in crescita, passione alle stelle, gara più bella e con delle novità. Secondo me siamo sulla strada giusta».
“Qui dovevamo vincere, non c’era alternativa perché altrimenti per noi il Campionato svaniva, e ci siamo riusciti. Grazie alla Sicilia il Campionato per noi si è riaperto”
Con questo successo il Campionato Italiano è riaperto, che fare ora?
Risponde Anna Andreussi: «Beh, sì, con un Campionato su otto gare che comprende uno scarto, direi che il Campionato è riaperto. Nelle due gare precedenti siamo saliti sul podio ma poi abbiamo fatto lo “zero” di Sanremo. Qui dovevamo vincere, non c’era alternativa perché altrimenti per noi il Campionato svaniva, e ci siamo riusciti. Grazie alla Sicilia il Campionato per noi si è riaperto. Sono contentissima e speriamo che sia solo l’inizio di una lunga serie per la T16. Viva la Sicilia!»