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Tornato al volante della “sua” Peugeot 207 S2000, Paolo Andreucci ha vinto per la settima volta il Targa Florio. Una vittoria speciale, da insospettabili punti di vista.
Dopo la sfortunata edizione 2012, terminata comunque con un “decente” secondo posto, anche se con un non risolto problema di assetto, l’edizione n° 97 del Targa Forio si conclude con un autentico pieno di soddisfazione. Giusto?
«Eh sì, la gara è andata bene. Direi molto bene. Abbiamo fatto proprio una bella gara. Non ci devo pensare molto per dirlo, ma mi piace ricordarmene».
Te lo aspettavi?
«Beh, allora. È chiaro che ci abbiamo provato e che lo avremmo fatto comunque, però bisogna dire che non è stata una gara facile. Il ritmo è salito subito molto in alto. Nella prima Prova mi sono girato io, perché nel trasferimento ho regolato il freno a mano che non sembrava funzionare come volevo, e quando si è trattato di usarlo nella seconda PS ha funzionato… troppo bene. Nella PS successiva ha sbagliato Scandola, per cui è facile capire che entrambi siamo partiti girando subito forte. Poi, certo, una volta preso quel vantaggio e dopo aver vinto anche le prove successive tutto è diventato un po’ più facile. Ma non c’era niente di scontato.
Avete anche riscattato la prova del 2012…
«Esatto, esatto. L’anno scorso sembrava non che non volesse andarne dritta una soltanto».
Parlaci del calore del pubblico siciliano. Forte eh?
«Guarda, è bello correre in Sicilia, tra i siciliani. Veramente. Laggiù c’è una passione davvero incredibile. La Targa Florio è proprio nel loro DNA. Le macchine da corsa hanno generato una passione che è difficile da ritrovare altrove, almeno così intensa e diffusa. Magari anche in altri luoghi c’è una passione forte, ma non è così concentrata. Tanta gente, una densità di appassionati così alta, una così grande cultura della macchina da corsa, del Rally, della meccanica, non c’è storia, la senti proprio. E questa è una bellissima cosa».
“E' bello correre in Sicilia, tra i siciliani. Veramente. Laggiù c’è una passione davvero incredibile. La Targa Florio è proprio nel loro DNA. Le macchine da corsa hanno generato una passione che è difficile da ritrovare altrove, almeno così intensa e diffusa”
Deve far piacere, dunque, correre in mezzo ad un pubblico del genere.
«Che pubblico! All’arrivo c’era un mare di gente, e avendo vinto sette volte il Targa, non c’è nessuno che ha fatto tanto, è chiaro che questo fatto mi rende anche un po’ conosciuto. Chiaro che non sono un idolo, non voglio certo dire questo, ma è vero che in Sicilia ormai mi conoscono bene, e che in quella zona sono riconosciuto con maggiore frequenza di quanto mi possa succedere, per esempio, a Lucca. Se attraverso Lucca magari mi riconoscono un appassionato e due compagni di scuola. Se attraverso Campofelice di Roccella, mi riconoscono in trenta, quaranta».
Che emozioni tornare sulla 207?
«Devo dirti che, soprattutto all’inizio, un po’ di adattamento ci vuole. Ci deve essere. Perché quando si tratta di trazione, di tornanti, nelle ripartenze, quando la strada è bella “rotonda” e liscia, la differenza è grande e si sente. Ma una volta “ripassate” queste sensazioni il feeling con la macchina è immediato».
Adesso succede che farai anche il Sanremo, con la Super 2000, vero?
«Eh sì, perché ci mancano otto punti per vincere il Campionato Costruttori, per cui se “loro” dovessero fare un primo e un secondo, a noi comunque basterebbe un quarto posto per aggiudicarcelo».
Il confronto con Scandola ad armi pari: ti stimola?
«Beh, Scandola è un avversario molto forte, e per competere con lui chiaramente sia Anna che io dobbiamo tirare fuori tutto il nostro “bagaglio” tecnico. Questo è un fatto molto e chiaramente stimolante. Lo conosciamo Scandola, va forte!».