Andrea Nucita «Per rilanciare i Rally bisognerebbe avvicinare i piloti alla gente»

Andrea Nucita «Per rilanciare i Rally bisognerebbe avvicinare i piloti alla gente»
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L’intervista a Andrea Nucita, 2° insieme a Giuseppe Princiotto al Rally Friuli Venezia Giulia. Come far bene e mettersi in bella evidenza con la Citroen DS3, una vettura “abbordabile” ma efficiente, e un programma da Trofeo | P. Batini
3 settembre 2013

Fuori Perico e Basso (e dai), e con Umberto Scandola in volo radente con la sua Skoda verso il primo Titolo italiano, la 49ma edizione del Rally del Friuli Venezia Giulia si è spaccata in due. Da una parte la gara “conservativa” di Scandola, il cui imperativo era di amministrare una situazione eccezionalmente favorevole e con una prospettiva unica (entrambe le ciambelle riuscite col buco). Dall’altra parte la combattutissima sfida per gli altri due posti del podio, alla quale hanno partecipato una manciata di Piloti accomunati dallo stesso obiettivo, di fatto difficilmente negoziabile.

Eccoli, nell’ordine di arrivo: Andrea Nucita, Alex Vittalini, Paolo Andreucci, Simone Campedelli, tutti con una vettura “normale”, e poi Stefano Albertini, l’unico con una S2000. È da sottolineare che, a parte quest’ultimo, costretto al ritiro da un week end particolarmente e immeritatamente sfortunato, gli altri Piloti in lizza per i due restanti posti sul podio avevano a disposizione macchine “abbordabili”, certamente non confrontabili con le S2000, così come non lo saranno con le R5 prossime venture, e se la sono giocata praticamente ad armi pari facendo valere il “manico”.

Il primo risultato è una sfida a cinque, particolarmente avvincente ed emozionante, che ha saputo rilanciare le quotazioni già altissime del Rally. Il secondo è il premio ottenuto da Andrea Nucita, che a ventiquattro anni sale per la prima volta sul podio assoluto del Campionato Italiano (e raggiunge con la Ds3 la vetta del fortunato e interessantissimo Citroen Racing Trophy) ottenendo un “certificato” di bravura ben più significativo di quello ottenuto con la conquista del Titolo Junior lo scorso anno.

«Credo di aver dimostrato al Friuli Venezia Giulia che i Rally non sono solo accelerare e andare forte, ma anche saper usare la testa. Capire quando non è la tua giornata, vedere quando lo è, e condividere con il navigatore una visione che sta sempre un po’ più avanti del cofano. Per questo sono molto contento, al di là del risultato che è bellissimo. In due anni ho avuto un solo incidente, e questo vuol dire che non solo riusciamo ad andare forte, ma sappiamo usare la testa».

andrea nucita cir 2013 (5)
Ci sono due frangenti nei quali ho capito che siamo realmente cresciuti. Il primo è quando, nella prima tappa, ce la giocavamo sul filo dei decimi di secondo e che quindi la velocità c’era. Il secondo, nella tappa successiva, quando con piacere abbiamo confermato la nostra presunta, sino a quel momento, maturità

 

Credo che sia il tuo risultato più importante, per di più ottenuto al termine di un confronto diretto con uno specialista. Cosa ti ha dato di più il Rally del Friuli?
«Mi ha dato che sapevo di dovermi confrontare con un avversario notevole, Simone Campedelli, con la stessa macchina, sapendo chiaramente che lui ha già fatto due anni da ufficiale e che fa parecchi chilometri durante la stagione, anche correndo nel Mondiale. È stato un confronto importante, nel quale in un certo senso abbiamo potuto misurare la nostra maturità agonistica. Io ho ottenuto un risultato migliore perché non ho fatto errori, mentre lui l’ha persa perché qualche errore l’ha fatto. Vuol dire che stiamo maturando, e che la Squadra, il Team AlteRed, ha dei grossi meriti, poiché ci ha dato una macchina perfetta, con la quale non abbiamo avuto alcun problema».


Ci sono dei frangenti del Rally nei quali ti sei piaciuto in modo particolare, o nei quali hai avvertito il salto di qualità?
«Ci sono due frangenti nei quali ho capito che siamo realmente cresciuti. Il primo è quando, nella prima tappa, ce la giocavamo sul filo dei decimi di secondo e che quindi la velocità c’era. Il secondo, nella tappa successiva, quando con piacere abbiamo confermato la nostra presunta, sino a quel momento, maturità. Avevamo un po’ di margine da mantenere, c’era bisogno di nervi saldi e li abbiamo avuti, lasciando agli altri quegli errori che hanno fatto la differenza a nostro favore. In quei momenti mi sono visto davvero bene».


Sei Siciliano. Sei costretto a delle trasferte quasi… continentali. Che situazione c’è in Sicilia nel mondo dei Rally?
«Mah, guarda, credo che la situazione sia generale, non circoscritta alla Sicilia o ad un’altra regione. Questo Sport soffre il momento economico non particolarmente florido, e “giù” non fa differenza. Stava per saltare la Targa Florio, che è la gara più antica del Mondo, quindi con questo credo di aver detto tutto. Però sono saltati anche Rally come il Valle D’Aosta, e tante altre gare, quindi la situazione non è purtroppo delle migliori da nessuna parte. Bisognerebbe forse avvicinare un po’ più i Piloti alla gente, cercare di darci un po’ più di immagine per sollecitare le Aziende a investire in questo Sport, però non sono di certo io a dover stabilire cosa e come fare».


Di dove sei, e come vivi con la gente del tuo Paese il successo nel tuo Mondo sportivo? Sei un idolo?
«Io sono di Santa Teresa di Riva, cinque chilometri da Taormina. Diciamo che già dallo scorso anno, avendo vinto il Titolo Junior, ho avuto parecchia visibilità. Poi sono l’unico Pilota siciliano che corre in questo periodo nell’Italiano, quindi di gente attorno ne ho parecchia. Non sono un idolo, e ringrazio la mia gente per il calore con il quale mi segue».


Il prossimo Rally, la Targa, in casa tua. È un vantaggio?
«No. Le gare devono essere affrontate tutte allo stesso modo, con la stessa tranquillità mentale. Non importa se sei sotto casa o mille chilometri lontano. Tra l’altro la Targa è una gara di casa tra virgolette, perché io abito a 250 chilometri da Palermo».


Foto: Massimo Bettiol - Citroen

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