Albertini: «Aiutando i piloti giovani Peugeot ha aiutato lo sport»

Albertini: «Aiutando i piloti giovani Peugeot ha aiutato lo sport»
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Finalmente, per il neo Ufficiale Peugeot Sport Italia, i primi test pre-gara. In vista del Ciocco, un primo contatto che ha l’effetto di “sbloccare” l'attesa di un giovane cui viene offerta una rara opportunità | <i>P. Batini</i>
10 marzo 2014

Non è più tempo di grandi Case in grado di offrire la Luna. L’epoca romantica delle ville e degli elicotteri, dei rilanci miliardari e dei capricci da prima donna pesati in carati, è finita. Oggi la realtà è infinitamente più prosaica. Essere ufficiali può voler dire semplicemente avere i mezzi per pagare l’affitto di un mezzo ufficiale, inteso in quel senso solo perché “venduto” dalla Factory.

I grandi magnati dello Sport, i filantropi dell’agonismo sono praticamente estinti, e la realtà impone di rimboccarsi le maniche e partire, di emigrare se necessario, alla ricerca di una opportunità. Che certamente sempre più spesso può anche non arrivare mai.

Ma ogni tanto la favola si ripropone, grande o piccola nella misura, dipende dai contesti, ma ugualmente affascinante per la sua qualità e per il potere di evocare un mondo che sembra non esserci più. Stefano Albertini ha avuto questa opportunità. Correrà il Campionato Italiano Rally da Pilota Ufficiale. Peugeot Sport Italia gli ha offerto l’occasione. La filiale italiana del colosso francese ha comprato una 208 R2 e l‘ha assegnata al giovane bresciano.

Stefano Albertini correrà, con Silvia Mazzetti al suo fianco, sette prove del CIR. Obiettivo vincere il Trofeo Junior, ma nessuno lo dice perché si tratta di un obiettivo e non di una condizione. Che il programma sottintenda anche la ricerca del successore di Paolo Andreucci o che cavalchi l’immagine del fare qualcosa per i giovani è di scarsa rilevanza. Di fatto, oggi, sono in pochi a poter fare dei programmi a lunga scadenza, e ancor meno quelli che li traducono in una realtà a beneficio di questi ultimi.

Questa è una di quelle cose che oggi si possono considerare contro tendenza. Tutti, infatti, parlano di giovani, ma nessuno, o quasi, fa qualcosa di concreto. Questa per te è davvero una svolta. Come è successo?
«Sì, per me questa è una grandissima opportunità, e considerando il momento generale dell’economia e del mondo del lavoro, è il caso di dire che non capita tutti i giorni un’occasione del genere. Non so, credo che Peugeot abbia fatto delle valutazioni il cui risultato è la mia scelta. Sono stra-contento di far parte di questo progetto. È un’occasione che mi da la possibilità di crescere, ma la cosa più importante non è il fatto che io sia stato scelto, quanto piuttosto che Peugeot Sport Italia abbia deciso di creare questa occasione e di scendere in campo per aiutare i piloti giovani. Ha fatto una cosa molto importante per il nostro sport, per lo sport».

Correre con una squadra ufficiale, avere la possibilità di collaborare direttamente con dei professionisti del calibro di Peugeot, Racing Lions o Pirelli, secondo me è una possibilità rarissima di crescere e di fare esperienza a livello di metodo di lavoro, di attitudine umana e sportiva


In un certo senso devi fare un passo indietro. Devi tornare a scuola. Nell’altro ti apri a una prospettiva di crescita più omogenea. Sei d’accordo?
«Sì, sì, e come faccio a non essere d’accordo? Solo che io lo vedo solo come un passo avanti. Correre con una squadra ufficiale, avere la possibilità di collaborare direttamente con dei professionisti del calibro di Peugeot, Racing Lions o Pirelli, secondo me è una possibilità rarissima di crescere e di fare esperienza a livello di metodo di lavoro, di attitudine umana e sportiva. Sono cose alle quali fino ad ora non ho dato molta importanza, ma che sono vitali. Vedo, insomma, tutti i contorni di una magnifica opportunità per crescere».

Paolo Andreucci ha detto che di giovani che vanno forte ce ne sono, ma che sono pochi quelli che hanno capito che bisogna saper aspettare e sacrificarsi lungo un percorso non facile. Il fatto che tu sia entrato a far parte della squadra vuol dire forse che sei uno di questi giovani a cui fa riferimento Paolo?
«Diciamo che di giovani veloci ce ne sono, e che io in certe occasioni ho dimostrato di saper ascoltare e di non aver tutta quella fretta di arrivare e ottenere tutto e subito, evitando così di fare dei passi falsi».


Quale è dunque il programma? Obiettivi? “Scadenze”?
«Il programma è di partecipare a sette delle otto gare del CIR, e l’obiettivo è di provare a vincere l’Italiano Junior. Nessuno mi ha detto che devo vincere il Campionato, ma credo che possa essere considerata una cosa di cui nessuno parla ma a cui tutti pensano».

È anche la “cosa” per cui si fa questo mestiere. Non pensi che ci sia comunque una condizione, un “o vinci o sei fuori”?
«No, questo no. Il mio dovere è crescere, e il mio obiettivo è provare a vincere. Non c’è bisogno di ricordarmelo».

Di giovani veloci ce ne sono. Io in certe occasioni ho dimostrato di saper ascoltare e di non aver tutta quella fretta di arrivare e ottenere tutto e subito, evitando così di fare dei passi falsi


Ti senti Pilota ufficiale a tutti gli effetti? Hai soppesato i vantaggi e gli eventuali svantaggi?
«Certo, mi sento proprio “Ufficiale”. Ci sono tantissimi vantaggi, e non so se strada facendo scoprirò anche dei piccoli svantaggi. Non credo. E poi resta il fatto fondamentale: essere qui oggi è un grandissimo punto di partenza».

La scelta del navigatore. Argomento delicato, pensando a Scattolin?
«Ho corso per quattro anni con lui, e mi sono trovato sempre molto bene. Con Simone abbiamo anche un ottimo rapporto al di fuori delle corse. Quest’anno, però, con la squadra abbiamo fatto delle valutazioni basate soprattutto sull’utilizzo della R2, e alla fine abbiamo deciso di scegliere Silvia, che è molto giovane ma ha già una buona esperienza».


L’unica “cosa” pronta, intanto, è la 208 R2, che ha già un anno di collaudo e di successi sulle spalle. Adesso si parte, e in un colpo solo c’è l’inizio del Campionato, l’apertura della sfida con la tua nuova navigatrice, l’iter di adattamento alla nuova macchina.
«Si, ci sono tante cose nuove, tutte insieme. A queste aggiungerei anche la gara, perché il Rally del Ciocco io non l’ho mai fatto. Intanto abbiamo iniziato molto bene. Abbiamo effettuato dei test con la 208 proprio sulla tipologia delle strade del Rally in Garfagnana, e non posso essere più contento di così. Ho sentito subito la macchina, si guida bene ed è “facile”. Abbiamo provato sotto la pioggia, la R2 ha un avantreno molto preciso e concede alte velocità di percorrenza in curva. Frena bene ed è molto equilibrata. Le idee diventano improvvisamente più chiare».

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