Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Nella corsa a chi realizza il crossover compatto più riuscito iniziano a vedersi vincitori e vinti. Azzeccare il modello diventa una sfida in alcuni casi vitale per i costruttori, visto che questo segmento rappresenta l’unico attualmente in crescita, per di più con ottime prospettive per il prossimo futuro.
La regina di questo segmento è stata per diverso tempo la Nissan Juke, con il suo design estroverso ed originale. Potevano i cugini francesi della Renault – (Renault-Nissan hanno formato un unico grande Gruppo automobilistico nel 1999, ndr) restare a guardare indifferenti? Ecco arrivare sul mercato quindi la Renault Captur, crossover di segmento B che viene costruito sulla stessa piattaforma della Clio di quarta generazione e che a pochi mesi dal lancio sta riscuotendo una grandissimo successo commerciale, anche in Italia, dove ha già conquistato i primi posti nella classifica delle vendite.
In un segmento che si fa mese dopo mese sempre più affollato, la Captur – offerta in Italia ad un prezzo che parte da 16.150 euro, ma che può crescere fino a 20.750 - se la deve vedere, oltre che con la lontana parente Nissan Juke, soprattutto con Peugeot 2008, Ford EcoSport, Toyota Urban Cruiser, ma anche con Opel Mokka e Suzuki S-Cross.
Dal vivo: com’è fuori
La Captur è figlia del nuovo corso stilistico della Losanga, elaborato da Laurens Van der Acker e inaugurato dalla nuova Clio. Un design che ha già dimostrato di essere molto apprezzato dal pubblico europeo e soprattutto italiano, dove – è risaputo – il look di un’auto resta tra i primi fattori di scelta al momento dell’acquisto. Ed è proprio grazie a questo stile, elaborato e in un certo senso vistoso, pensato per non passare inosservati, che prima Clio e ora Captur si sono conquistati un posto di grande rilievo nell’Olimpo delle vendite del Vecchio Continente.
Captur riesce ad esprimere fino in fondo la sua natura nelle versioni più ricche, dove l'effetto bicolore crea accostamenti cromatici vistosi ed originali, peraltro ben realizzati, con la vernice stesa in maniera uniforme e precisa. Da notare anche il tetto, che può essere decorato con una serie di grafiche diverse. Buoni gli accostamenti di carrozzeria, così come l’applicazione delle guarnizioni.
Dal vivo: com’è dentro
Sulle versioni più complete il gioco di colori continua anche all’interno, sui sedili, ma anche sulla plancia e sul volante, dove viene ripreso l’accostamento cromatico esterno. La strumentazione, così come la console centrale sono praticamente identici a quelli della Clio. Del resto quella di condividere in pieno parti dell’abitacolo - e più in generale diverse componenti di una vettura - è una tendenza sempre più in voga tra i costruttori, impegnati in un’opera di razionalizzazione e contenimento dei costi.
“Captur riesce ad esprimere fino in fondo la sua natura nelle versioni più ricche, dove l'effetto bicolore crea accostamenti cromatici vistosi ed originali, peraltro ben realizzati”
Anche su Captur quindi, se da un lato si apprezza lo sforzo creativo nel concepire un abitacolo originale, movimentato, che strizza l’occhio alla tecnologia, dall'altro valgono gli stessi discorsi fatti per la citycar francese. Le plastiche sono troppo dure, poco piacevoli al tatto e colpevoli di emettere qualche scricchiolio di troppo. Semplice ma molto efficace invece il sistema multimediale (lo stesso che troviamo su Clio e i modelli top di gamma Dacia), con icone grandi, immediate e un touchscreen veloce nel recepire i comandi.
Da record il vano portaoggetti lato passeggero, un vero e proprio cassetto scorrevole profondo e capiente, davvero originali infine le cinghie elastiche colorate applicate sul retro dei sedili anteriori per contentere oggetti di medie dimensioni.
Una bella sorpresa l’abitabilità, molto buona anche per i passeggeri posteriori considerati gli ingombri esterni (lunghezza 412 cm, larghezza 178, altezza 157). Più che soddisfacente poi la capacità del bagagliaio, pari a 350 litri, ma che può crescere fino a 1.388 abbattendo gli schienali. Un valore di tutto rispetto soprattutto se consideriamo che una delle principali concorrenti - la Juke - non va oltre un valore minimo di 207-251 (a seconda delle versioni), mentre la Peugeot 2008 offre esattamente la stessa capacità minima (350 litri)
Il peso della Captur puiò variare da 1.176 a 1.255 kg a seconda delle versioni e delle motorizzazioni. Anche in questo caso la crossover della Losanga si dimostra vincente sulla Juke, che può arrivare a pesare 1.505 kg e in linea con la 2008.
Motirizzazioni: c'è anche il doppia frizione EDC
La gamma motorizzazioni riservata alla Captur è piuttosto articolata e può vantare le più moderne unità benzina e diesel sviluppate dal costruttore francese nell’ultimo periodo. Chi vuole il benzina può scegliere il tre cilindri sovralimentato 0.9 litri TCe da 90 CV e 135 Nm a 2.500 giri/min oppure il più brillante quattro cilindri 1.2 TCe da 120 CV e 190 Nm a 2.000 giri/min, mentre gli amanti del diesel non possono sbagliare: la Captur a gasolio monta il collaudatissimo 1.5 dCi da 90 CV e 220 Nm a 1.750 giri/min.
Tutte le unità sono abbinate ad un classico cambio manuale a cinque marce, mentre il diesel e il benzina 1.2 possono essere accoppiati al più sofisticato doppia frizione EDC.
“La prima, bella, sorpresa riguarda la posizione di guida: non solo comoda, grazie alla buona possibilità di regolazione del sedile, ma soprattutto alta”
Le nostre impressioni di guida
Per la nostra prova abbiamo scelto la Captur 0.9 TCe da 90 CV in versione full optional con vistosi cerchi in lega da 17 pollici. La prima, bella, sorpresa riguarda la posizione di guida: non solo comoda, grazie alla buona possibilità di regolazione del sedile, ma soprattutto alta. La crossover francese non è quindi caduta nella tentazione di offrire un crossever con una posizione di guida molto simile a quella di una citycar. Gli ingegneri francesi hanno realizzato una vettura alta da terra che vuole essere una vera crossover, anche quando la si guida e non solo nell'estetica , capace di comunicare una sensazione di dominio della strada, che farà sicuramente piacere a tutti gli amanti della guida alta.
Diamo vita al piccolo tre cilindri 900 cc. La sua anima a tra cilindri si fa sentire con il classico rumore da “frullino” e qualche vibrazione in folle, ma è tutto sommato silenzioso e mai invadente all’interno dell’abitacolo. È un motore realizzato per contenere al massimo i consumi, pensato per chi vuole viaggiare – o sarebbe meglio dire passeggiare - in maniera tranquilla. L’erogazione è molto dolce e regolare, si fatica quasi ad avvertire l’ingresso del piccolo turbo. Il cambio, un classico manuale a 5 marce ha rapporti piuttosto lunghi, che assecondano al meglio l’anima di questo tre cilindri.
Quando si vuole un po’ di spunto è necessario scalare una marcia e affondare con decisione il piede sul pedale dell’acceleratore, in tutti gli altri casi il tre cilindri francese accompagna il viaggio ad un basso numero di giri – merito della discreta coppia di 135, disponibile grazie al turbo a 2.500 giri/min. Una nota va riservata al cambio manuale, che se da una lato si sposa bene con l’anima del propulsore, dall’altro non convince del tutto per gli innesti davvero troppo “gommosi”, che non restituiscono un buon feeling di cambiata.
Il motore TCe nasce quindi per chi fa pochi chilometri, è perfetto in città e senza strapazzarlo – non è questa la sua natura – si riescono ad ottenere consumi prossimi ai 7,0 l/100 km, non male per un’auto “a ruote alte”, con un ingombro aerodinamico non trascurabile e per di più a benzina.
Per tutti coloro che necessitano di macinare più strada e che vogliono un po’ più di spunto la scelta più naturale rimangono il collaudato turbo diesel dCi, che promettono consumi ancora più contenuti.
Molto morbido e cittadino lo sterzo, davvero pratico in manovra dove si viene aiutati anche dal prezioso contributo della retrocamere posteriore, mentre le sospensioni, se da una lato garantiscono una buona direzionalità e un rollio piuttosto contenuto nonostante l’altezza da terra, risultano sulle sconnessioni un po’ troppo rigide, specialmente per chi si trova seduto dietro.
“La Renault Captur si è gettata nell’affollato segmento dei crossover cittadini di segmento B, uscendone da vincitrice”
Conclusione
La Renault Captur si è gettata nell’affollato segmento dei crossover cittadini di segmento B, uscendone da vincitrice e i numeri di vendita lo dimostrano. I suoi punti di forza, che ne hanno decretato il successo, sono senza dubbio il design, che eredita quello della best seller di famiglia Clio, ma anche la posizione di guida alta, che trasmette sicurezza e grande piacevolezza durante la guida.
Ci è piaciuta molto la possibilità di personalizzazione, che permette di sbizzarrirsi con gli abbinamenti cromatici, così come l’originalità degli interni, mentre non convincono fino in fondo le plastiche utilizzate per l’abitacolo, così come la manovrabilità del cambio, troppo “gommoso”. Il tre cilindri 0.0 TCe è perfetto per chi fa poca strada e per l’utilizzo cittadino, mentre per chi vuole viaggiare e avere qualcosa in più nello scatto al semaforo consigliamo i collaudatissimi quattro cilindri dCi.
Pregi
- Design originale, possibilità di personalizzazione
- Posizione di guida alta, si domina davvero la strada
- Abitabilità
- Vano portaoggetti lato passeggero da record
Difetti
- Plastiche interne
- Sospensioni posteriori un po’ troppo rigide
- Il montante A limita la visibilità in curva
- Innesti cambio “gommosi”
Renault
Via Tiburtina n. 1159
00156 Roma
(AG) - Italia
008 008 7362858
pec@renaultitalia.com
https://www.renault.it/
Renault
Via Tiburtina n. 1159
00156 Roma
(AG) - Italia
008 008 7362858
pec@renaultitalia.com
https://www.renault.it/