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Bologna - Certe cose non cambiano mai, ma si possono evolvere. In meglio. E’ questo il primo pensiero che ci assale osservando le linee solide ma slanciate nella nuova Volvo V70, erede di una dinastia iniziata addirittura nel 1953 con la mitica PV445 e proseguita fino all’ultima nata, pronta a confrontarsi non solo con la più qualificata concorrenza tedesca ma anche con nuove tendenze del mercato come il dilagare dei SUV tra chi cerca una vettura spaziosa e versatile.
Indiscutibilmente siamo di fronte ad una Volvo: la nuova V70 lo è in ogni dettaglio della carrozzeria, dalle linee volutamente semplici – lontane da ogni “ricamo” inutile – all’attenzione per la funzionalità. Allo stesso tempo, però, si nota una cura per i dettagli che segnala immediatamente all’osservatore l’evoluzione avvenuta. E’ il caso ad esempio del frontale, che reinterpreta i canoni stilistici tradizionali della casa svedese in un modo mai così dinamico prima d’ora, mentre i gruppi ottici posteriori sono sempre a sviluppo verticale, ma conferiscono alla vettura un’impressione di maggiore importanza; e ancora, la fiancata presenta una linea di cintura leggermente più alta di quella che ci si attenderebbe e una scalfittura poco al di sotto dei cristalli che con un semplice tratto rende l’insieme più muscoloso: il risultato è una vista laterale accattivante, quasi sportiveggiante, lontana dall’idea di una grande volvo station wagon intesa “solo” come un veicolo eterno e sicuro, in grado di fagocitare un’intera famiglia e i loro bagagli. Sia chiaro, la nuova volvo V70 è tutto questo, ma non solo: evidentemente c’è dell’altro, la specie si è evoluta.
Più spazio, più sicurezza
Siccome però oltre mezzo secolo di storia non si possono ignorare, il racconto della nostra prova della nuova Volvo V70 inizia dalle certezze. La prima è che non si tratta di un semplice restyling: del modello precedente è rimasto solo il nome, ma la piattaforma è quella – nuova e all’avanguardia – dell’ammiraglia S80, con tutte le implicazioni del caso in materia di qualità costruttiva, confort e sicurezza.
Il risultato è un abitacolo che rispecchia al meglio quello che ci si attende da una grande station wagon Volvo, ovvero tanto spazio sia per chi siede davanti che dietro. Questi ultimi in particolare non soffrono limitazioni nemmeno superando il metro e ottanta di statura e possono contare su comandi specifici per l’impianto audio, con tanto di attacchi per le cuffie e telecomando per lo stereo e il navigatore: per partecipare attivamente al viaggio oppure estraniarsi ascoltando la musica preferita mentre “papà parla con mamma”.
Il riferimento ai più piccoli è quasi obbligatorio considerando la tipologia di vettura e a loro volvo ha dedicato un’altra piccola rivoluzione tecnologica nel campo della sicurezza: la seduta dei due posti laterali del divano posteriore si può alzare al fine di garantire la posizione ideale – in termini di protezione – per i bambini già troppo grandi per i seggiolini ma ancora troppo piccoli, a ben guardare, per un abitacolo dimensionato sulla taglia degli adulti: in questo moto invece le cinture di sicurezza e gli airbag possono lavorare al meglio. Semplice ma geniale.
Tra le note positive dell’abitacolo vanno segnalati anche l’eccellente confort dei sedili – che storicamente è un altro punto di forza di volvo – e l’ottima ergonomia del posto guida: le ampie regolazioni di sedile e volante consentono infatti a chiunque di trovare una posizione corretta.
Qualche dubbio, invece, ci è sorto osservando nei dettagli la plancia della V70, e non solo perché la bella console minimalista di S40\V50 C30 non è stata ripresa, preferendo la più tradizionale selva di pulsanti. Anche sul fronte dei materiali impiegati,
Dubbi che crescono osservando anche il disegno di altri particolari, come le bocchette anteriori laterali asimmetriche (ok, a sinistra ci sono anche i comandi dei fari, ma non si poteva trovare una soluzione più uniforme?) e l’andamento fin troppo squadrato e semplice di quelle centrali sopra l’autoradio.
Peccato perché per altri aspetti l’abitacolo della V70 è all’avanguardia, come dimostra la possibilità di installare un sistema di intrattenimento multimediale con tanto di schermi incastonati nei poggiatesta anteriori, o il sistema molto intelligente per ripartire lo spazio nel bagagliaio e bloccare eventuali carichi piccoli.
Cinque motorizzazioni, a due o quattro ruote motrici
Cinque le motorizzazioni disponibili al momento del lancio, due diesel e tre benzina. Per quanto riguarda le prime, si tratta del noto cinque cilindri turbodiesel disponibili in due varianti: 2.4 D da 163 CV e D5 da 185 CV, che insieme dovrebbero assorbire l’85% degli ordini, forti di un rapporto prestazioni\consumi molto interessante. Per gli inguaribili fan della “verde”, invece, è possibile scegliere tra tre motorizzazioni: il 2.5T, sigla che identifica il classico 5 cilindri turbo di 2.5 litri nella versione da 200 CV, e due sei cilindri in linea già adottati sulla S80. Si tratta di un aspirato di 3.2 litri da 238 CV e di un 3.0 litri sovralimentato da 285 CV.
Quest’ultima unità è abbinata alla trazione integrale, che entro la fine del 2007 sarà disponibile anche con il D5 e il 3.2 litri, anche in abbinamento al cambio automatico
285 CV “morbidi”
Per la nostra prova abbiamo scelto la versione top di gamma, ovvero il 3.0 T6 abbinato alla trazione integrale. Un po’ perché avevamo già avuto modo di
Questa architettura costituisce una novità per la station wagon svedese e allo stesso tempo testimonia la volontà di volvo di alzare il livello della sfida per confrontarsi a pari livello con le versioni più prestigiose delle rivali tedesche.
A questo riguardo il propulsore sviluppato da volvo sembra avere i numeri giusti: con una cilindrata di 2.953 eroga 285 CV a 5.600 giri e 400 Nm di coppia tra i 1.500 e i 4.800 giri, quanto basta per scattare da 0 a 100 km/h in soli 7,2 secondi e sfiorare i 250 km/h (245 per la precisione). Il tutto con consumi relativamente ragionevoli: 16,7 l/100 km in città, 8,1 nei percorsi extraurbani, 11,3 nel ciclo combinato.
Una volta al volante le prestazioni dichiarate da volvo emergono in modo ancora più vivido, con accelerazioni e riprese sempre molto incisive grazie alla disponibilità di quei fantastici 400 Nm di coppia già ai regimi più bassi. Insomma, il sei cilindri svedese parte subito forte e prosegue ancora meglio, consentendo grandi soddisfazioni e sorpassi repentini senza bisogno di arrivare a limitatore. La fluidità dell’erogazione, combinata con una forza realmente incisiva, è sicuramente la sua arma migliore e guidando la V70 T6 il pensiero corre subito ai turbo volvo di qualche anno fa, dall’erogazione quanto mai scorbutica, capaci sì di “strappare i bulloni alle ruote”, ma anche di lasciarti immobile ai regimi inferiori. Niente di più lontano dall’unità che abbiamo oggi a disposizione, grazie alle consuete magie dell’elettronica e agli affinamenti compiuti in questi anni all’intero sistema di sovralimentazione.
Il propulsore non è comunque l’unico elemento di pregio della V70 T6: il cambio manuale a sei marce (ma per chi lo desidera c’è anche l’automatico) offre un’ottima manovrabilità, con innesti precisi e mai contrastati, anche se l’escursione non proprio cortissima ci ricorda che siamo a bordo di una sofisticata station wagon e non di una sportiva da
Buone notizie, naturalmente, anche sul fronte del comfort: le sospensioni assorbono egregiamente le sconnessioni della strada, senza che queste provochino mai fastidiosi scuotimenti, mentre il propulsore fa sentire la sua voce solo in fase di accelerazione, per tornare a essere molto silenzioso a velocità costante o comunque quando non si chiama a rapporto tutta la cavalleria disponibile. Così in questo contesto altrimenti di eccellenza disturba un po’ il rumore di rotolamento dei pneumatici che si avverte in autostrada: qualche pannello fonoassorbente in più avrebbe potuto trasformare un giudizio buono in uno di eccellenza.
Nei percorsi più tormentati emerge poi un altro aspetto di compromesso della V70 T6: sulla motorizzazione più potente, almeno per gli esemplari destinati al mercato europeo, avremmo infatti preferito un assetto leggermente più rigido. Certo il comportamento su strada è sempre sicuro, ma il rollio e il sottosterzo appaiono piuttosto accentuati quando il ritmo sale. Intendiamoci: adottando una guida molto pulita e sacrificando un poco la velocità di entrata in curva a favore dell’accelerazione in uscita la V70 T6 sa essere molto veloce anche sulle strade più ricche di curve, ma anche andando forte non ha un comportamento che si possa definire sportivo, né particolarmente divertente. E se state pensando che si tratta pur sempre di una grande station wagon di lusso avete ragione, ma siamo sicuri che per molti acquirenti della T6 il piacere di guida rimane un parametro di valutazione importante. In questo nemmeno la trazione integrale è i particolare aiuto, dal momento che in condizioni normale la V70 T6 AWD
La V70 T6 sembra essere quindi la vettura perfetta per chi è alla ricerca di una station wagon capiente e confortevole, in grado di garantire i più elevati standard di sicurezza e accelerazioni e riprese sempre molto incisive, a fronte di un comportamento stradale affidabile e prevedibile, ma niente “forti emozioni”.
Vince nel rapporto prezzo-contenuti
Per altro la V70 T6 può contare anche su un altro asso nella manica per niente secondario: un rapporto prezzo-contenuti certamente competitivo. La vettura protagonista della nostra prova nel più lussuoso allestimento Summum costa infatti 53.850 euro. Cifra impegnativa ma adeguata in considerazione della dotazione tecnica, delle prestazioni e di una lista di accessori di serie davvero lunghissima, soprattutto considerando che l’Audi A6 Avant V6 3.2 Quattro costa sì 50.550 euro, ma con 30 CV e diversi accessori di, mentre per la BMW 530Xi Futura da 272 CV servono 55.800 euro (più optional), che diventano addirittura 62.880 per la Mercedes Classe W Station Wagon 350 V6 4-Matic Elegance (da 272 CV).
L’entry level, (la 2.5T da 200 CV nell’allestimento Kinetic) costa invece solo 37.600 euro, come molte vettura del segmento inferiore ben accessoriate, mentre per il turbodiesel D5 da 185 CV e l’allestimento intermedio Momentum servono 41.625 euro.
Cifre decisamente interessanti se si considera la ricchissima dotazione di serie, che come sempre vede in primo piano la sicurezza attiva e passiva, con ABS ed EBD; sei airbag (anteriori, laterali e a tendina), controllo della stabilità e della trazione, assistenza alla frenata di emergenza, dispositivo integrato per la protezione contro il colpo di frusta. Non manca inoltre la possibilità di richiedere il cruise controll attivo, capace di mantenere autonomamente la distanza di sicurezza, il sistema bliss che avvisa il guidatore della presenza di veicoli negli angoli morti e i fari bixeno orientabili in curva.
Completano la dotazione di serie, anche nell’allestimento base, altri accessori qualificanti come il climatizzatore automatico, il computer di bordo, il cruise control, l’immobilizer, l’impianto stereo con lettore CD e comandi al volante.
Da comprare perché:
- dotazioni di sicurezza ai vertici
- rapporto prezzo\contenuti competitivo
- prestazioni brillanti
- tanto spazio per… tutto!
Da rivedere:
- assetto un po’ troppo “turistico” per una vettura da 285 CV
- è una trazione integrale ma si comporta come una “tutto avanti”
- qualche particolare da rivedere nella plancia
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