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Ci sono un paio di brand all’interno del Gruppo Volkswagen che stanno facendo un lavoro davvero eccezionale: il primo è Cupra, nato da zero sfruttando il traino dei modelli più sportivi e rifiniti di Seat, il secondo è Skoda che di suo ha una storia di quasi cent’anni, ma solo ultimamente è riuscita ad uscire da quel pregiudizio di auto dell’est low cost che si è portata dietro per anni. Dalla Octavia in poi, a dire il vero, in modo assolutamente ingiusto.
Per fortuna i tempi cambiano e in Repubblica Ceca hanno finalmente trovato modo di dare sfogo alla loro creatività, al fatto di appartenere ad una nazione che ha valori e cultura eccezionali ma allo stesso tempo anche la voglia di fare auto come e meglio degli altri. Ecco perché la nuova Enyaq Coupé iV è un oggetto a suo modo fuori dall’ordinario e non solo perché è una macchina elettrica. Quello che sorprende, infatti, è la qualità e la cura maniacale portata in ogni area del prodotto, anche con soluzioni originali come la cristal face ispirata ai cristalli di Boemia o gli interni che dimostrano già a partire dagli allestimenti di base di non avere nulla da invidiare non solo alle cugine “popolari” Volkswagen ma anche alle premium Audi.
Anzi, a dire il vero l’interno della nuova Enyaq Coupé, anche nella variante di carrozzeria tradizionale, non hanno nulla da invidiare a quelli della Q4 e di certo danno un’idea di raffinatezza e di concretezza migliore rispetto a quelli della ID.4/ID.5 del brand capogruppo. Questo perché lo stile è più originale e la cura per il dettaglio è evidentemente frutto di uno stabilimento costruttivo che da sempre è considerato tra i migliori del Gruppo Volkswagen. Rispetto alla Enyaq SUV, la nuova Enyaq Coupé cambia per via della coda spiovente, che toglie solo 15 litri di bagagliaio (da 585 a 570 litri) ma anche per l’assetto che di base la abbassa di 15 mm rispetto alla corrispondente declinazione tradizionale. Cambia anche per via del Cx, appena 0,239, che è un valore decisamente buono in considerazione del fatto che si avvicina ai record di aziende che fanno di questo aspetto un vanto (Mercedes). Cambia anche l’aspetto scenico di alcuni elementi della vettura, come nel caso del tetto in cristallo che unisce senza soluzione di continuità la vista superiore da montante A a montante C ed è il più grande mai visto in casa Skoda (aiuta ad ospitare meglio chi siede dietro) così come sale l’autonomia visto che nella variante da 77 kWh, che in Skoda chiamano 80, con il solo motore posteriore da 150 kW si arriva a 544 km.
Rimane invece invariata la plancia dove si fa notare il mega schermo da 13” con una strumentazione ridotta dietro al volante (che guadagna la percentuale della batteria prima assente) così come rimane al suo posto l’head-up display con realtà aumentata che è tipico dei prodotti basati su piattaforma MEB. La struttura pensata dai tecnici del Gruppo Volkswagen e declinata dagli uomini Skoda - per il momento - in due macchine elettriche offre diverse possibilità di configurazione, ma solo alcune arriveranno in Italia: per intenderci la variante da 50 kWh non sarà importata, si partirà dalla 60 kWh con motore posteriore da 135 kW e 416 km di autonomia, mentre salendo di gamma si passa ai 150 kW della batteria da 80 kW (80, 544 km autonomia) ed ai 195 kW della 80x (520 km) che di motori ne ha due ed è in grado di anticipare i valori prestazioni della più sportiveggiante RS, che di CV ne ha 299 con una autonomia ridotta a 504 non tanto per questioni di batteria, che rimane la “80” da 77 kWh ma per via della dimensione delle ruote che sale fino a 21 pollici con gommatura molto generosa. Si parte da 8,8 secondi sullo 0-100 km/h della 60 e di va ai 6,5 della RS passando per gli 8,7 della 80 ed i 7,0 della 80x con velocità autolimitate per tutte a 160 km/h ad eccezione della RS che si spinge fino a 180.
Oltre alle prestazioni, buone ma non da urlo in stile Tesla, la nuova segmento C del brand ceco offre interessanti valori in ambito di ricarica grazie anche all’adozione del nuovo software ME3 - arriverà via OTA anche sulle altre MEB del Gruppo - che ha permesso di sfruttare meglio i 135 kW che il sistema è in grado di accogliere ai fast charger: questo significa passare da 10 a 80% di batteria in 36 minuti con un valore di 100 km ogni 6 minuti di carica.
La gamma per l’Italia non è ancora stata svelata ma oltre ai nuovi colori arancio Sunset metallizzato e grigio Graphite metallizzato, che sostituisce il Grigio Quarzo metallizzato, arriva il verde Mamba della RS iV protagonista della nostra prova. I prezzi andranno dai 44/45 mila euro delle varianti alla base della gamma, di fatto intermedie rispetto alle Enyaq Coupé vendute ad esempio in Germania, fino ai 60k delle varianti RS.
Su strada si percepisce un notevole lavoro sulla qualità degli assemblaggi, una minuziosa cura per la silenziosità complessiva, una totale assenza di vibrazioni ed una qualità di spinta assolutamente di rilievo: la vettura accelera relativamente forte, anche nelle varianti monomotore, senza soluzione di continuità da 0 fino alla velocità massima rispondendo ai comandi sul gas con valori di coppia da duemila turbodiesel trasferiti alle ruote posteriori o sulle quattro ruote, in base al modello scelto. In termini di guida la 60 si guida meglio delle 80, in particolar modo di quella bimotore 80x, per via del peso che sale dai 1.900 ai 2.100 kg ma è chiaro che il surplus di potenza, la trazione integrale ed in particolar modo l’assetto della RS possono comunque fare la differenza in termini di sensazione prestazione e di sensazione di risposta sul gas. Non si può certamente dire di essere di fronte ad una macchina ad altissime prestazioni, come tutte le creature su base MEB, ma c’è tanta concretezza e la sensazione di aver a che fare con una macchina di sostanza arriva forte e chiara con questa Enyaq Coupé. Di sicuro tra tutte quelle realizzate su questa piattaforma, assieme alla Born, questa ceca è una bella scoperta. Arriverà in concessionaria dopo l’estate e gli ordini non sono ancora stati aperti ma per farvi un’idea di come può essere già si può provare la Enyaq iV standard: le differenze sono di base estetiche e molto meno di concetto.