Nuova gamma Fiat Professional 2016: dal Fiorino al Fullback

Nuova gamma Fiat Professional 2016: dal Fiorino al Fullback
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Abbiamo conosciuto da vicino e provato su vari percorsi i nuovi modelli “born to be professional” di Fiat: Fiorino, Talento e Fullback, ma anche Doblò Cargo e Ducato. Migliorano sistemi e contenuti, con varietà estesa per configurazioni e servizi dedicati al mondo del lavoro
27 giugno 2016

Sono cinque in quanto a nome modello, ma diventano migliaia di veicoli diversi tra loro grazie alle varianti e gli allestimenti possibili. Nascono per essere professionali, al servizio di chi li usi per lavoro e il plus maggiore dei nuovi Fiat Fiorino, Doblò Cargo, Talento, Ducato e Fullback, sta proprio dove non si vede al primo sguardo. Semmai si misura, nel conto economico dei molti anni di lavoro cui si devono dedicare, o si percepisce, nella sensazione dell’afferrare una chiave o card di quel veicolo che è nostro fido compagno quotidiano di mille impegni e fatiche, prima che soddisfazioni. Come vi avevamo anticipato il giorno stesso, Fiat ha presentato nelle proprie Officine 81 di Torino la rinnovata gamma Professional 2016 e noi la abbiamo conosciuta e guidata lungo percorsi urbani, autostradali e persino di fuoristrada serio, nel caso del muscoloso Fullback. Sono mezzi molto versatili per usi lavorativi di ogni genere, i veicoli che compongono oggi l’offerta più ampia mai avuta dal marchio, operativo dal 1903 e aggiornato nel 2007, che punta ora maggiormente al trasporto persone e alle trasformazioni.

Non solo prodotto

Prima di proseguire rapidamente o peggio saltare la lettura iniziale, se vi incuriosisca il Fullback di cui parliamo più avanti (e come darvi torto), ricordiamo che Fiat Professional opera in un mercato EMEA che vale oggi ben 3,1 milioni di veicoli, come ha spiegato Domenico Gostoli, capo del brand a livello EMEA. Stabilimenti in sei Paesi diversi, con produzione globale di 1,152 milioni di mezzi da lavoro nel 2015, crescendo di circa l’11% su base annua: non parliamo di un player qualunque insomma e nemmeno di una sua fase statica, anzi. Quattro i pilastri aziendali, che sono: la qualità perseguita in stabilimenti come quello enorme di Atessa (obiettivo zero difetti e quindi oneri per il cliente), il prodotto stesso con tutti i modelli ora in vendita che hanno debuttato in meno di ventiquattro mesi, il servizio e le persone. Oltre il dettaglio sul singolo nuovo modello, occorre quindi rimarcare come in questi casi non si misurano banalmente piacere di stile o prestazione e poi prezzo di acquisto, ma si guardi a uno strumento di lavoro nel suo insieme, con quello che ne consegue in termini di efficienza e gestione lungo anni di sfruttamento. Fateci un po’ caso: scegliereste l’auto per voi, compagna o figli nello stesso modo? No, qui si misurano altri parametri sui quali Fiat oggi è fortunatamente molto ben posizionata. Parliamo non solo di veicoli ma di servizi che pongono il cliente lavoratore al centro, con le sue esigenze più disparate. Mopar ed FCA bank sono i brand che curano la parte di dotazioni accessorie, assistenza ed equilibrio finanziario, che sulla macchina di uso privato qualcuno potrebbe anche ignorare, ma che qui messi insieme fanno la differenza rispetto a costruttori meno presenti, meno “dotati” e strutturati del grande gruppo FCA. Leasing con estensione di garanzia e noleggio, direttamente dal costruttore, come ci ha spiegato Giacomo Carelli e manutenzioni rapide programmate su misura, con materiali e informazioni assistenziali disponibili con certezza nell’immediato, come ha indicato Santo Ficili. Prima di commentare senza riflettere l’industria automobilistica nazionale, come spesso avviene nei bar, sarebbe da pensare a quanto sono utili a tutti e diffusi i mezzi Fiat Professional da lavoro. Ma ora andiamo più a fondo su alcuni modelli che abbiamo potuto osservare e guidare, nei dintorni di Torino e Pinerolo.

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Fiat Fiorino

È il nuovo mezzo easy di Fiat Professional, al debutto nel 2016 rimpiazzando il modello nato nel 2007. Come quello noto nel secolo scorso rimane il più accessibile per costo e dimensione, che strizza l’occhio all’utilizzo urbano forte della sua compattezza, che lo rende facile da guidare e parcheggiare. Nemmeno quattro i metri d’ingombro longitudinale, con carico possibile fino a 2,8m3 e portata fino a 660 Kg. A breve ne vedremo 3000 nuovi sulle nostre strade, per portarci la posta attraverso il principale operatore italiano. Osservandolo si nota come sia rinnovato soprattutto nel paraurti anteriore, con il family feeling orizzontale e negli interni, poco più automobilistici. Tipicamente monta il motore 1300 Multijet2 Euro6 80CV o 95CV, ma a noi, se lo si mantiene in percorrenze limitate, non dispiace anche benzina, 1.4 abbinabile al gas naturale compresso (CNG). Fuori è insomma sempre lui, a parte la fascia ora parte fissa nel DNA Professional di Torino, ma dentro è un po’ più ricco, non spartano come un tempo, pur semplice. Il merito è delle plastiche più gradevoli, dell’ergonomia migliorata e dell’offerta di Infotainment e sistemi sicurezza. Ci si sente un po’ come alla guida di una compatta entry-level: se servano, il Navi con touch da 5’’ e i comandi al volante. Volendo non manca anche il cambio robotizzato. Qualora proprio occorra di più in quanto a spazio e potenze, c’è il Doblò Cargo.

Fiat Doblò Cargo

Rinnovato a 2015, ora divenuto Euro6, il mezzo derivato dalla Fiat Punto mantiene i propri punti a favore, di funzionalità, in questa sua quarta generazione. Disponibile con quattro body, due varianti di altezza e due passi. Non a caso viene scelto dalle principali compagnie postali in Europa. Tra le cose che ci sono piaciute guidandolo, l’ottima visibilità e la facilità di movimento all’interno, anche per corporature ingombranti e ricordando che sono tre i posti disponibili, anteriormente, con dietro un vano capace di sopportare una tonnellata e fino a 5,4 m³ di volume: un gradino sopra il Fiorino ma senza avere pesi differenti nella guida. Fuori è semplice e razionale, di stile squadrato, dentro si arricchisce ora di possibili dotazioni superiori come Infotainment a display 5'’ (UConnect Nav Live) e gli utili avvisi sicurezza, come il passaggio corsia. Intuitivo e funzionale il navigatore che ci ha accompagnati verso Pinerolo. Al contrario del meno dotato Fiorino, qualora si esca dalla città o si abbia carico, la prestazione sul Fiat Doblò Cargo non manca ed è davvero un veicolo silenzioso e sicuro anche andando con materiali a bordo e ritmo sostenuto. Il Doblò Cargo 2016 non fa sentire di condurre un mezzo da lavoro come era un tempo, anzi. Lontano il feeling del vecchio modello “fratello” della Punto 188 e molto buona la guida con sospensioni Bi-link per uno dei miglior handling della categoria. Consigliato? Il motore 1.6 diesel 120 CV per andare davvero bene in prestazione e non temere troppo sui consumi, qualora si abbiano percorrenze limitate, con i nuovi sistemi gestone motore Low Pressure EGR. Ci sono però anche i più contenuti 1300 Multijet2 (80 e 95CV, cinque rapporti) e 1.4 benzina, o lo spinto 1.4 T-jet 120CV, anche Natural Power.

Fiat Talento

È quello che ci ha colpito di più onestamente, segna un bel passo rispetto allo storico nome che richiama un passato molto più rustico, quasi non paragonabile. Pensa anche agli equilibri economici (talento era anche una moneta) e non si entra certo in fascia premium del segmento medio, ma grazie al 30% in più di lunghezza rispetto allo Scudo e le due varianti di passo, Fiat Professional può proporre con Talento molti allestimenti prima assenti in gamma, tra cui il trasporto persone che di sicuro non dispiacerebbe a molti connazionali quotidianamente passeggeri di Van navetta che, attualmente anche nel Bel Paese, vestono loghi non tricolori. Cinque varianti base di carrozzeria, con volume carico da 5,2 (con vano lungo 254 cm) fino a 8,6 metri cubi (versione 294 cm). Già nella versione a passo corto ci stanno tre Europallet sul Talento e con la trap door si posizionano oggetti lunghi fino a 4,15 metri. Semplice furgone, trasporto persone, crew cab e pianalato. Alla presentazione ci hanno colpito gli allestimenti speciali come quello per il trasporto persone diversamente abili, il servizio shuttle (7 sedili, alcuni girevoli) o la cella frigorifera. Da fuori lo stile è comunque molto “orizzontale” e semplice, senza fronzoli, arricchito giusto dai fari led anteriori. Le motorizzazioni sono quattro diesel 1.6 con Riduzione Catalitica Selettiva, sempre a trasmissione manuale (con la AT si avrebbe in certi casi il fiore all’occhiello); la più interessante sotto il piede è quella Twin Turbo da 145 CV, da noi usata con piacere anche in salita e in autostrada, ma si risparmia volendo con la 95 CV Multijet2. Accoglienti e gradevoli gli interni, non si parla di lusso certo, ma troviamo combinazioni bicolore di tinte anche simpatiche e non certo spente causa uso lavorativo, con un funzionalissimo Infotainment 7’’ bluetooth col quale ci siamo trovati molto bene, forse il più fruibile del lotto. Sempre in abitacolo ci sono vari scompartimenti per capacità di 90 litri e il supporto tablet. Disponibili nelle versioni più sostanziose anche la retrocamera, che ci ha aiutato e il controllo di trazione con assistenza in salita.

Fiat Fullback

Si entra nel nuovo mondo Fiat Professional, derivante dal solido telaio con architettura body-on-frame, trazione integrale e sospensioni posteriori a balestra. È diverso da ogni altro veicolo Fiat, molto robusto e forte, ci si carica di tutto sul piano posteriore da 1,85 per 1,52 metri (oltre una tonnellata di massa) e si passa anche dappertutto, come abbiamo potuto fare noi su sentieri e percorsi sterrati con dislivelli e pendenze impossibili ai normali veicoli. Fuori colpisce per lo stile impotente, inusuale in Italia ma popolarissimo altrove: 5,28 metri per 1,78 di altezza, non certo il più pratico da posteggiare. Dentro è molto meglio di altri veicoli commerciali, perché di questo si tratta, ricordiamo (omologazione autocarro). Aprendo gli occhi solo quando seduti dentro, potrebbe quasi sembrare come un SUV, per quanto confortevole spazioso e morbidamente accogliente. Non sapendo cosa ci si carichi e trovandosi al volante quasi non verrebbe da classificarlo come mezzo da lavoro, anche per le dotazioni. Eppure volendo ha il suo forte nelle molte declinazioni possibili a scopo lavorativo, lo si può allestire come soccorso stradale, piattaforma aerea, cella frigo e altro ancora che abbiamo curiosamente osservato a Torino. Il motore diesel quattro cilindri in linea spinge bene sotto, parecchio considerando cosa ci ha permesso di fare avendo anche del carico a bordo, non molto agli alti invece, dove giustamente si ferma a limitatore prossimo ai 4500 giri. Ma il plus del Fullback è in fuoristrada, dove si può scegliere il tipo di trazione, ovviamente integrale e rapportatura (tre modalità, quattro se in allestimento Lx con differenziale Torsen). Un veicolo che mancava e risulta davvero interessante per le molte attività professionali e forse anche no, fattibili superando limiti di percorso e di carico, ma in Italia la normativa prevede restrizioni in tal senso, attualmente: da libretto serve per lavorare e non per altro, salvo incorrere in possibili sanzioni. La trasmissione automatica è gradita ma anche senza il Fullback si guida con minimo apprendimento, dato giusto dalla massa e dalle reazioni non fulminee se si ecceda con il gas: occorre usare a fondo la potenza dei freni, mai traditi però dalle reazioni generali con uno sterzo morbido capace comunque di far chiudere traiettorie molto strette. Anche se non si deve cercare certo sportività nell’allestimento possibile, ne abbiamo visti di molto accattivanti, grazie a uno stile di base imponente, che si presta a varie personalizzazioni, con Mopar (come potete vedere nella gallery). Un Pick-up onestamente dalla doppia anima, cui non abbiamo trovato grosse pecche anche facendo finta di usarlo ludicamente, salvo i limiti di comfort e rumorosità delle sospensioni posteriori, giustamente strutturate dati i carichi elevati; al momento in Italia le normative lo dirigono su utilizzi lavorativi e sono tre le versioni: chassis cab, cabina estesa o cabina doppia, con l’ultima volendo a due ruote motrici. Il motore 2.4 diesel consigliato ovviamente a 180 CV, più prestante, magari con l’automatico e se non si debba usare per lavori unicamente logoranti, ci sono anche interni in pelle e Infotainment 7’’.

Fiat Ducato

È il leader di mercato, con 21% di quota 2015, scelto per lavori di ogni tipo ma anche per tre motor-home su quattro dai clienti nazionali (che con Fiat Professional possono godere di assistenza informativa 24/7 nei loro viaggi). Un nuovo modello di cui si sa già un po’ tutto, ma anche un po’ poco se si pensa che sono circa mille le possibili versioni, divise in dieci gruppi di veicoli che portano sul retro il medesimo nome ma hanno diversi passi ruota e volumi. Dopo il completo rinnovamento del 2014, con di serie su tutta la gamma il controllo elettronico della stabilità (ESC) completo di contenimento del rollio, il sistema adattativo di riconoscimento del baricentro del carico (LAC) e Hill Holder, per il 2016 il 35-enne Ducato alla sua sesta generazione diventa Euro6, con motori che sono di due cilindrate a gasolio, 2.0 e 2.3, o la 3.0 per il CNG. Pochi per mille varianti e utilizzi diversi? No, perché la differenza è molta sotto il cofano, con i Multijet2 della serie LPEGR a perseguire l’abbattimento emissioni riprendendo la combustione di parte dei gas scarico a valle del DPF, mentre gli SCR, consigliati per il trasporto persone, utilizzano l’urea. Diversi tipi prestazione, ma anche di costo e di manutenzione, da valutare secondo gli usi. Potenze da 115 a 180 CV e trasmissione automatica solo sugli LPEGR 2.3.

Per tutti i numeri delle schede tecniche e dei prezzi, della gamma Fiat Professional 2016, potete consultare il confronto modelli e i listini di Automoto.it.

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