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Sarebbe facile iniziare questo articolo ricordando le battute sarcastiche che hanno circondato la NSU Prinz 4 dopo la sua uscita di produzione. Noi invece vogliamo affrontarla per quello che è stata, una bella macchinetta che ha contribuito in maniera decisiva alla motorizzazione del nostro paese, offrendo a tante famiglie italiane una alternativa più spaziosa e lussuosa alla Fiat 500. Certo, bisognava staccare un assegno più sostanzioso, 800.000 lire in luogo di 600.000 (il reddito medio di una famiglia italiana nel 1970 era di 1.500.000 Lire), ma si entrava in possesso di una piccola berlina ben rifinita con cinque posti, 30 cavalli e capace di oltre 120 Km/h. Il successo della Prinz 4, nata nel 1962, fu abbastanza tardivo, arridendo alla casa tedesca solo quando decise di riposizionarla in basso come prezzo, ed ebbe il suo epicentro assoluto in Italia, nazione che assorbì circa metà dei 570.000 esemplari prodotti fino al 1973.
L’importatore italiano, la CIA (Compagnia Italiana Automobili) di Padova, era talmente potente da poter dettare alla casa madre gli interventi migliorativi del model year successivo. Mentre nel resto dell’Europa occidentale la cilindrata media era infatti posizionata sui 1000cc, l’automobilista italiano si sentiva più tranquillo con metà della cubatura, non a caso ancora nel 1970 una vettura su tre vendute era una Fiat 500, per un totale di circa 400.000 esemplari.
La Prinz con le sue 40.000 unità era invece la più diffusa vettura straniera, facendo della NSU, con il 3% del mercato, il marchio straniero più popolare tra 1966 e 1970, davanti ad Opel e Simca (2,9%), Ford (2,28%), Renault (2,1%) Volkswagen e Citroen (2,1%). Meccanicamente, 500 e Prinz 4 adottavano lo stesso schema meccanico, motore posteriore bicilindrico raffreddato ad aria, la tedesca con 100cc in più. Le rivali bicilindriche “tutto avanti” di simile cubatura Dyane e Ami non incontravano i favori dei nostri concittadini di allora.
Abbiamo detto che la Prinz era una “cinque posti”, affermazione che sembrerebbe avventata per una macchina di nemmeno tre metri e mezzo. Eppure, come abbiamo dimostrato nella prova, corrispondeva al vero, anche se con standard di confort certamente precari. Anche il motore ci è piaciuto molto. Di impostazione motociclistica (nessuno lo ricorda, ma NSU negli anni ’50 era il più grande produttore mondiale di motociclette), spinge con scioltezza i poco più di 500 kg del “principe”.
Ad inizio degli anni ’70 la Prinz fu improvvisamente travolta dalla nuova generazione di utilitarie, 127 e Renault 5 in testa, e dalla nuova generazione di automobilisti che finalmente si sentivano pronti per il lusso di una 4 cilindri, diventando improvvisamente oggetto di scherno e battute. Una mancanza di riconoscenza che comincia finalmente ad essere sanata, almeno a giudicare dagli occhi commossi di tanti ultracinquantenni che ci hanno avvicinato durante la realizzazione del video e dal valore sul mercato d’epoca in costante salita.