MINI John Cooper Works

MINI John Cooper Works
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E' più "auto" e meno go kart la versione estrema della Mini di ultima generazione. Questa JCW è la più potente mai realizzata con il quattro cilindri TwinPower Turbo che arriva a quota 231 CV
6 maggio 2015

Tra i primati della nuova Mini John Cooper Works c'è certamente quello di essere la Mini di serie più potente mai realizzata. Un record che polverizza quanto di buono fatto con la precedente unità da 1.6 litri - che si fermava a 218 CV - e che permette alla piccola "bomba" britannica di essere tanto prestazionale quanto costosa: per averla, infatti, c'è bisogno di un assegno da 31.200 euro.

 

Posizionata al top di gamma della hatchback (3 porte) e non disponibile, per il momento, sull'ormai popolare 5 porte, la sigla JCW non identifica dunque solamente un allestimento speciale: sotto al cofano, infatti, pulsa una versione rivista e corretta del quattro cilindri TwinPower Turbo da 231 CV, 39 in più rispetto ai 192 della Cooper S. Un valore molto elevato che si accompagna ad un incremento di coppia del 10% - ora 320 Nm - ma soprattutto ad una riduzione dei consumi rispetto al passato: ora la Mini John Cooper Works dichiara una media di 5,7 litri per percorrere 100 km nel ciclo misto.

 

Disponibile sia con il cambio automatico a convertitore di coppia Aisin (1.750 euro) che con il manuale dello stesso numero di rapporti (6), Mini JCW passa da 0 a 100 km/h in 6,1 secondi (6,3 col manuale) assicurando una velocità massima di 246 km/h. 

 

Numeri che in Mini hanno deciso di scaricare a terra sulle ruote anteriori facendoli gestire al differenziale elettronico EDLC (simula il comportamento di un autobloccante frenando la ruota con minore aderenza) che fa parte di un pacchetto elettronico molto completo e di cui fanno parte le sospensioni attive DDC (a pagamento), il controllo della trazione DTC e della stabilità DSC.

 

Al suo posto anche la possibilità di scegliere il modo in cui la vettura si rapporta al pilota: più aggressiva in Sport, più gentile in Normal e più mirata al contenimento delle emissioni e dei consumi in Eco. Novità riguardano anche la taratura del servosterzo elettromeccanico Servotronic così come l'impianto frenante Brembo che è stato sviluppato per assicurare più mordente a fronte di un cospicuo aumento delle prestazioni. 

Dal vivo: com'è fuori

Il look della nuova Mini John Cooper Works nasce per farsi notare e quindi, pur mantenendo la base della Cooper S, introduce elementi di sportività che danno inevitabilmente nell'occhio. Rispetto alla Cooper S si capisce immediatamente di trovarsi di fronte alla JCW per via di elementi di design appositamente sviluppati per questo modello: i gruppi ottici ora integrano led con indicatori di direzione bianchi, ma fanno la loro comparsa anche inediti cerchi da 17" (opzionali i 18") un nuovo set di paraurti, un impianto di scarico con terminali sportivi dedicati ed una vernice "Rebel Green" che viene proposta in esclusiva per la JCW. E' molto interessante, anche se è probabile che in Italia il colore che continuerà ad andare per la maggiore sarà il rosso con le stripes scure. 

MINI JohnCooperWorks 056
La MINI JCW si distingue anche per i cerchi da 17" dedicati o da 18" optional

Dal vivo: com'è dentro

Anche dentro la connotazione John Cooper Works si fa notare con battitacco e tappetini dedicati, pedaliera sportiva, tetto e montanti in color antracite, volante e sedili sportivi rivestiti in pelle "Dinamica" e stoffa con firme John Cooper Works sparse in zone strategiche dell'abitacolo.

 

L'equipaggiamento di serie offre una ampia dotazione di airbag, il controllo della pressione degli pneumatici oltre che elementi come il cruise control attivo, la frenata di emergenza, la retrocamera di parcheggio e gli abbaglianti ad attivazione automatica. Non mancano (opzionale) il navigatore Professional con schermo da 8,8", l'head-up display personalizzato nella grafica ed un sistema di lettura e avviso dei segnali stradali.

 

Rispetto alla generazione precedente anche la John Cooper Works fa un salto epocale per quanto riguarda la disponibilità di spazio a bordo, la qualità delle finiture e l'ergonomia. La nuova Mini è "più macchina" - lo si nota anche dallo spostamento del comando dei finestrini sulle porte piuttosto che relegati nella confusione delle levette ispirate all'originale nella parte bassa della plancia - e nasce con lo spirito di venire incontro ad una clientela che trova Countryman o Paceman non in linea con le loro aspettative "dimensionali e prestazionali" pur trovando la Mini di seconda generazione troppo contenuta.

 

Tra le novità si fanno notare il volante, la pedaliera ed i sedili che offrono un elevato contenimento laterale pur senza scendere a compromessi con il confort: sulla Mini JCW ci si sente tutt'uno con la vettura ma si sta anche comodi grazie ad una posizione che, attraverso regolazioni manuali, risulta estremamente personalizzabile sia lato sedile che lato sterzo. 

Sulla Mini JCW ci si sente tutt'uno con la vettura, ma si sta anche comodi

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Sulla Mini tutto è a portata di mano e le logiche di comando sono sostanzialmente le stesse delle vetture di segmento superiore BMW. Tra gli elementi che non ci hanno convinto troviamo l'head-up display, che distrae un po' essendo parte dei dati riportati già presenti sulla strumentazione dietro al volante, ed il posizionamento dei comandi del sistema multimediale, un po' infossato nel tunnel centrale tra sedili e leva del cambio. 

Come va

Una volta acceso il propulsore, soprattutto in modalità Sport, si capisce immediatamente che sotto al cofano c'è qualcosa di diverso: il motore della Cooper S, infatti, ha una nuova anima ed una voce più personale sin dall'avvio e questo è certamente un elemento interessante. Il cambio scelto per la nostra prova è l'automatico Aisin a sei marce. Del resto è l'unico disponibile, per il momento, ma l'opzione si rivela subito interessante perché sin dalle prime curve conferma quanto di buono già dimostrato in passato, ovvero grande velocità e concretezza "decisionale" in modalità automatica; questo significa che non si rimane con la vettura bloccata a metà rotatoria quando si arriva tranquilli e si dà bruscamente gas ed allo stesso tempo tra le curve, senza agire manualmente sui paddles o sulla leva, si gira sempre con il miglior rapporto possibile: un po' più alto nella modalità "normal", sempre più vicino alla zona rossa quando si gira l'anello attorno al cambio verso Sport.

 

Il nuovo motore due litri, come dicevamo, ha una voce più corposa rispetto a quello da 192 CV ed anche la prestazione va di pari passo: il nuovo motore, a differenza ad esempio del millesei disponibile sulle JCW di seconda generazione, ha un'erogazione più corposa già dai bassi regimi pur mantenendo una notevole dose di grinta ai medi: solo con l'avvicinarsi della zona rossa, zona 6.000, si avverte un calo repentino della spinta che viene subito compensata dal Aisin con il passaggio ad un rapporto superiore. Il tutto, in particolar modo in modalità Sport, accompagnato da un sound particolarmente aggressivo e piacevole

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Il vistoso display circolare del navigatore satellitare

 

Se sul fronte motore è stato fatto complessivamente un passo avanti in tema di tenuta di strada e piacevolezza di guida, questa generazione di Mini aveva già dimostrato di essere più docile e facile rispetto alla precedente: è più macchina e meno go kart tanto che, a dispetto del peso praticamente identico alla precedente (1.280 kg la nuova, 1.260 kg la vecchia) la percezione che si ha è quella di una vettura molto veloce ma più "scivolosa" e meno reattiva della precedente, francamente molto a punto. Ci riserviamo però di provarla con una gommatura più aggressiva rispetto alla Pirelli P7 proposta di serie.

 

Bene i freni, molto potenti, piacevole la "resistenza" dei comandi e dello lo sterzo che gode di una servoassistenza ben fatta e meno "inutilmente" maschia in termini di feedback rispetto alla precedente. Lontani da quanto dichiarato i consumi: vero, non abbiamo badato molto alla guida eco, ma anche nei tratti percorsi con un occhio di riguardo in più siamo rimasti molto oltre da 5.7 l/100 km promessi: la media è vicina agli 8 l/100 km. 

In conclusione

Rispetto alla già sportiva Cooper S la John Cooper Works mostra molti dettagli raffinati in più ma non un approccio alla sportività decisamente più estremo, come invece ci si potrebbe attendere da una firma che si ritrova anche nell'albo d'oro del Rally di Montecarlo. E' una vettura che fa status, che nasce per distinguersi e dare nell'occhio ma anche assicurare ottime prestazioni: peccato per il prezzo, davvero molto elevato, ma gli oggetti belli e raffinati del resto costano sempre tanto. 

Pro

- E' il top di gamma e lo si vede in ogni dettaglio
- Motore/cambio: perfetto mix tra velocità e guidabilità
- L'abitacolo è più razionale e vivibile che in passato 

Contro

- Da una JCW ci si aspetterebbe una sportività più estrema

- L'head-up display è ridondante rispetto al cruscottino
- Nel guidato va forte ma non fortissimo. Colpa delle gomme?
 

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