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Quello che sono riuscito a fare negli ultimi dodici mesi va davvero oltre ogni più rosea aspettativa. Di certo è stato l’anno dei motori elettrici, ma anche quello dei V12 che hanno dato vita a progetti estremamente originali a Maranello come a Sant’Agata. Cominciamo, dai, che si raffreddano le gomme!
Lamborghini SCV12: come faccio a dimenticare la Lamborghini SCV12 Essenza, con la quale ho squarciato la pace della foresta di Spa facendo cantare quel motore senza alcun bisogno di filtri: è di fatto una macchina da competizione, anche se non può correre in alcun campionato e non richiede alcun tipo di silenziamento. Quindi, scarico libero e benzina a profusione per assicurare il massimo della spinta e dell’emozione dal motore più performante mai prodotto dalla Lambo.
Ferrari SF90 Assetto Fiorano: ovvero la scoperta di come si possa portare all’estremo un progetto avveniristico come la SF90 Stradale. La Rossa più anticonvenzionale che esista mi aveva già fatto capire di cosa era capace nel corso del primo test, ma la “Assetto Fiorano” ha eliminato e/o sostituito tutto quello che non è funzionale alla performance in pista con componentistica più racing. Per intenderci, gli ammortizzatori magnetoreologici sono messi da parte per fare posto ad unità con meno sfumature di regolazione, ma più concreti nell’uso in pista, mentre la fibra di carbonio ed i materiali ultra-leggeri alleggeriscono la massa complessiva consentendo alla Assetto Fiorano di girare otto decimi più forte della omonima pista Ferrari.
Lamborghini Huracan STO: un mostro. Le modifiche apportate dai tecnici di Maurizio Reggiani (CTO Lamborghini) l’han fatta diventare una vettura speciale, leggera (anche a costo di rinunciare alla trazione integrale) per essere più veloce della già incredibile Performante, e molto vicina alla prestazione di quella Super Trofeo che da qualche anno a questa parte dà vita al campionato monomarca più veloce al mondo. Un mostro che fa suonare squarciagola il suo V10 e di cui ricordo una perfetta integrazione tra la parte telaistica, quella motoristica ma anche quella delle gomme…messe a punto da Bridgestone proprio per questo progetto con l’obiettivo di dimostrare come i giapponesi non abbiano nulla da imparare da Michelin, Pirelli o Dunlop.
La Maserati MC20 mi ha davvero acceso il cuore: l’auto del grande ritorno del Tridente alle elevatissime prestazioni, pensata a Modena per stupire senza avere nulla in comune con il passato. Mi ha sorpreso per quanto va forte: certo il suo motore non suona come quello della Huracan STO o come i V12 citati prima, ma è un V6 turbo che pesa poco, ingombra il giusto, offre potenza persino in eccesso e vanta tecnologie come quelle della Formula 1 come la precamera di combustione. Il tutto applicato ad un telaio in fibra di carbonio con sospensioni ultra-raffinate, uno sterzo molto preciso, un impianto frenante da urlo e un interno essenziale ma curato. Guidarla a Modena è stato fantastico, ma sono sicuro che la sua pista è Imola. O il Mugello. Sarà un piacere riprovarla più avanti, in condizioni migliori.
Alfa Romeo Giulia GTA: eccezionale il V6 sovralimentato che Alfa Romeo ha installato sotto al cofano della Giulia GTA: un altro mostro progettato a Modena ed evoluto nella variante Gran Turismo Alleggerita con la bellezza di 540 CV, come sempre scaricati a terra dalla trazione posteriore. Precisa, bella, mostruosamente rapida tra le curve di Balocco, è una macchina che per emozione pura si lascia alle spalle la nuova generazione di BMW M3 e M4. Maledettamente veloce. Pronta a stupire.
BMW M3 e M4: hanno un motore che punta tutto sulla storia del marchio (6 in linea) stressando i concetti di bilanciamento, qualità di erogazione, potenza e integrazione con il reparto trasmissione, a tutto vantaggio di un prodotto più maturo e senza quelle imperfezioni che sull’Alfa sono espressione di “italianità e cuore” mentre sulla BMW non sarebbero accettate. Ecco perché la berlina di Monaco ha un po’ meno cuore ma ha personalità estetica (che poi piaccia è un altro discorso) e a livello di prestazioni, beh, direi che ci siamo.
Nissan GT-R50: una delle auto più originali che abbia mai guidato, la rivisitazione realizzata da Italdesign in Italia per conto di Nissan con l’obiettivo di proporre a 50 clienti un tributo ai 50 anni di storia di un’auto mitica come la GT-R. Un oggetto straordinariamente curato sotto il profilo estetico, che ha qualche annetto sulle spalle sotto il profilo meccanico (anche se i CV sono 720…) e di definizione di interni, ma che viene rivisto e corretto con grande attenzione della ex-Giugiaro (oggi proprietà del Gruppo Volkswagen) per un oggetto da collezione già sold-out nonostante i 900.000 euro di listino richiesti.
Hyundai Veloster N ETCR e Hyundai RM-20e: Dopo questa ubriacatura di potenza e di godimento alimentata a benzina non potevo certamente dimenticare qualche elettrica tra le più significative di quest’anno: l’accoppiata Hyundai Veloster E-TCR e Hyundai RM-20e di Vallelunga mi hanno fatto capire quanto avanti è l’elettrico nel mondo della competizione.
Audi RS3, TTRS, RSQ3: beh qui c'era quasi tutta la famiglia dei 5 cilindri, ma guadate bene, fra le "normali", se così si possono chiamare queste Audi, c'è un'ospite assolutamente speciale che il Col de Turini lo conosce a memoria. Quando guido una Quattro mi ricordo di quel che diceva Hannu Mikkola: “Guidare un’Audi a trazione integrale Quattro è la soluzione più efficace mai inventata dalla tecnica automobilistica per muoversi lungo superfici a bassa aderenza”. Se non l'avesse già detto lui, lo direi io. Hic e nunc.
Ballot 3/LC: dopo tutto questo correre, tolgo un attimo il piede dall'acceleratore per ricordare che l'auto che più di ogni altra mi ha rapito il cuore è la Ballot 3/8 LC: la prima vincitrice del GP d’Italia nel 1921, una meraviglia che mi ha incantato non solo per la sua bellezza ma anche per l’avanguardia di alcune soluzioni tecniche del suo motore, moderne ancora oggi.