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Ci si sente un po’ come il comandante Kirk – ok, Picard per i lettori più giovani… - una volta seduti al posto di guida della honda Civic. Rispetto alla precedente generazione, infatti, la vettura giapponese non sarebbe potuta cambiare di più: al posto della linea anonima da quasi monovolume una carrozzeria assolutamente originale da qualsiasi angolazione la si osservi, mentre l’abitacolo ha abbandonato la fredda razionalità tipica di molte vetture nipponiche per un vero e proprio trionfo di effetti speciali.
Sì, sono certamente l’originalità e il piacere di farsi guardare l’elemento distintivo della honda Civic, ma questo non significa che la forma abbia prevalso sui contenuti. Come abbiamo avuto modo di scoprire durante il nostro test drive, infatti, c’è davvero tanta sostanza sotto le linee scolpite della sua carrozzeria.
Una vera freccia
Senza entrare nei giudizi di merito, che lasciamo ai nostri lettori (non perdetevi la nostra consueta ampia fotogallery!), non possiamo non soffermarci ad osservare le linee della “nostra” Civic prima di metterla in moto.
Il frontale è dominato dalla fascia che collega i gruppi ottici e il marchio in un unico elemento di continuità: una soluzione assolutamente originale, che senza appesantire l’insieme dona alla vettura una spiccata personalità e un notevole dinamismo, grazie anche alle generose prese d’aria ricavate nel fascione inferiore.
E il dinamismo è l’elemento distintivo anche nella vista laterale, che evidenzia l’andamento spiovente del cofano, l’ampio parabrezza fortemente inclinato e l’andamento del tutto originale del padiglione nella zona posteriore, dove troviamo un montante anche in questo caso molto inclinato e uno spoiler alla base del lunotto che sembra quasi accennare ad un terzo volume.
La coda vera e propria, invece, appare piuttosto massiccia, ma questa caratteristica non sembra disturbare il risultato finale essendo ben inserita nel contesto della carrozzeria, grazie anche all’andamento dei gruppi ottici che si richiamano in modo evidente a quelli anteriori. Originale – oltre che utile – è poi la soluzione del lunotto in cristallo che scende comprendendo anche una parte del portellone, migliorando così la visibilità in fase di manovra.
Visibilità che nonostante le misure nella media della categoria (è lunga 4.248 mm, larga 1.765 e alta 1.460) rimane abbastanza difficile, sia per gli ampi montanti posteriori sia per l’andamento spiovente del cofano, che rende difficile individuare i limiti della carrozzeria. Assolutamente consigliati, quindi, i sensori di parcheggio!
Originale già all’estero, nell’abitacolo la Civic sa realmente stupire, grazie soprattutto alla particolare disposizione della strumentazione su due livelli: subito dietro il volante, infatti, troviamo un ampio contagiri, al cui interno trova spazio anche il display del computer di bordo; alla sua destra invece è collocato l’indicatore del livello carburante, mentre a sinistra c’è l’indicatore della temperatura dell’acqua.
Sopra questa prima zona della strumentazione è poi stata ricavata una seconda fascia, arretrata, con il tachimetro, circondato da due indicatori a led: a sinistra quello dei giri motore (come sui volanti delle formula 1!) e a destra quello del livello di consumo istantaneo.
Tutti gli strumenti si distinguono inoltre per l’illuminazione in blu e il design ricercato, che danno all’insieme un aspetto davvero futuristico.
Come se non bastasse, la plancia della Civic comprende anche un secondo display che per il navigatore satellitare – presente sull’esemplare in prova – e una distribuzione piuttosto originale dei comandi secondari. La console centrale ospita infatti solo quelli dell’autoradio e del già citato navigatore, mentre quelli della climatizzazione sono raccolti in due blocchi circolari posti a destra del volante. L’intenzione, naturalmente, era quella di collocarli il più possibile a portata di mano, ma la collocazione poco abituale almeno inizialmente può costringere chi guida a qualche ricerca di troppo.
In effetti la plancia della Civic, oltre che molto attraente, non presenta specifici errori in termini di ergonomia, tuttavia si ha l’impressione che tanta ricercatezza finisca con il distrarre il guidatore, complice anche l’elevato numero di dotazioni (e dunque di comandi) con cui “giocare”.
In soccorso dei più distratti, comunque, c’è il bellissimo volante sportivo a tre razze, anche questo con un design piuttosto futuristico, che integra i comandi dell’impianto stereo, del cruise control, del computer di bordo e del telefono in vivavoce, se presente.
Grinta i-VTEC, cambio semiautomatico
Gli elementi salienti della “nostra” Civic sono tutti in questi due elementi. Naturalmente i-VTEC indica la presenza sotto il cofano del nuovo propulsore 1.8 benzina da 140 CV a 6.300 giri e 17,7 kgm a 4.300 giri. Anche certo la rabbia furiosa del 2.0 i-VTEC è un’altra cosa, ma anche in questa unità intermedia i tecnici giapponesi hanno confermato le qualità che ci si attende da un quattro cilindri marchiato Honda: un’elevata potenza specifica (siamo comunque sui 100 cv\litro) unita alla predilezione per gli alti regimi. In questo caso però, proprio per la natura meno estrema di questo propulsore, particolare cura è stata posta alla coppia ai bassi e medi regimi, dove in effetti non c’è traccia della sgradevole sensazione di vuoto che affligge altre unità i-VTEC: la Civic riprende con buona determinazione anche dalle basse velocità, e senza bisogno di aggrapparsi al cambio, per poi cambiare passo oltre i 4.000 giri, quando la sua progressione diventa davvero intensa, quasi da compatta ad alte prestazioni. Il tutto accompagnato da una sonorità molto gradevole in fase di accelerazione, che contribuisce non poco al divertimento di guida anche se si “paga” sul fronte del comfort, in particolare in autostrada.
A proposito di queste ultime, segnaliamo che con la nostra strumentazione X-Crono-T by Safoa.net abbiamo rilevato un tempo di 9,53 per lo scatto da 0 a 100 km/h e una velocità massima di 198,35 km/h.
Il tutto a fronte di consumi più che ragionevoli: la Casa dichiara 8,4 l/100 km in città, 5,4 nei percorsi extraurbani e 6,5 nel ciclo combinato.
Naturalmente manca il pedale della frizione e si può scegliere tra due modalità di funzionamento: completamente automatica oppure manuale. Se optate per la seconda soluzione, potete passare da un rapporto agendo su due pratici bilancieri al volante, mentre per i più tradizionalisti c’è anche la classica leva da muovere in modo sequenziale.
L’i-Pilot dimostra una discreta velocità nei passaggi di marcia e nell’insieme sa farsi apprezzare, ma non è esente dal tipico difetto che affligge tutti i manuali robotizzati: il contraccolpo quando si innesta una marcia superiore mantenendo premuto il pedale sull’acceleratore. Un elemento, questo, che pregiudica in modo significativo il comfort, al punto che si finisce per scegliere la modalità manuale: almeno dovendo essere noi a cambiare marcia si ha modo di sapere quando sollevare leggermente il piede destro dal gas…
Per il resto si segnala una certa macchinosità nell’inserimento della retromarcia, anche non abbiamo mai riscontrato veri e propri impuntamenti.
Telaio da dieci e lode
Dove la Civic è davvero in grado di mettere tutti d’accordo è nel comportamento su strada, grazie ad un telaio che evidenzia doti molto elevate di equilibrio e tenuta di strada, e senza per questo sacrificare il comfort di marcia. La capacità di assorbimento delle sconnessioni, in effetti, è a livello della migliore concorrenza del segmento. Un giudizio, questo, che vale anche per lo spazio interno: i sedili anteriori sono oltre modo accoglienti, ma anche il divano posteriore non impone particolari sacrifici, nemmeno in altezza (anzi a questo riguardo la situazione è molto migliore rispetto a quello che si potrebbe pensare osservando il padiglione spiovente). Degna di nota anche la capacità di carico: ben 485 litri, per di più ben sfruttabili grazie alla forma molto regolare del vano.
Una volta in movimento, la Civic esibisce un appoggio in curva appare sempre sicuro, consentendo velocità di percorrenza anche molto elevate, volendo osare.
Buoni anche sterzo e freni, anche se gli elevati limiti del telaio talvolta fanno desiderare comandi più sportivi, ma per questo in honda hanno già pronta la nuova Civic Type R che – vista la bontà della base di partenza – promette davvero meraviglie.
La “nostra” Civic con il 1.8 litri i-VTEC, invece, fa proprio dell’equilibrio una delle sue caratteristiche vincenti, offrendo il giusto mix di comfort e divertimento di guida e condendo il tutto con gli “effetti speciali” descritti precedentemente.
Dotazioni top, prezzo adeguato
L’esemplare in prova presentava l’allestimento più completo tra quelli disponibili: Executive i-Pilot Leather, che come indica il nome presenta già di serie il cambio sequenziale e i rivestimenti in pelle (di buona qualità). A questi si aggiungono naturalmente il controllo di stabilità, sei airbag, l’ABS, l’antifurto, i tergicristalli automatici con sensore pioggia, il climatizzatore automatico bizona, il cruise control, i sedili riscaldabili, il display multifunzione sulla plancia e l’autoradio con lettore cd.
Una dotazione di assoluto rilievo che inevitabilmente fa salire – e non poco – il prezzo di listino fino a 26.350 euro. Se si rinuncia al cambio i-Pilot e ai sedili in pelle, invece, la Civic 1.8 i-VTEC costa 21.150 euro – cifra competitiva rispetto alle dirette concorrenti – mentre il listino della compatta giapponese parte da poco più di 19 mila euro, con dotazioni e tecnologie comunque di buon livello.
Da comprare perché:
- design interno ed esterno riuscito e originale
- comportamento stradale molto efficace
- spazio interno e capacità di carico di ottimo livello
- il nuovo 1.8 i-VTEC ha “carattere”
Da rivedere:
- qualche decibel di troppo in autostrada
- prezzo impegnativo dell’esemplare in prova, nonostante la dotazione ricca
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