Hamilton guida la Ferrari a Fiorano? La legge di Murphy ha colpito, ci siamo arrivati in elettrico

Hamilton guida la Ferrari a Fiorano? La legge di Murphy ha colpito, ci siamo arrivati in elettrico
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Dalla Lombardia a Fiorano con la Fiat 500 elettrica: ecco come sono arrivata in tempo per il debutto di Lewis Hamilton in pista con una monoposto F1 della Ferrari
28 gennaio 2025

Se qualcosa potrà andare storto, lo farà. La legge di Murphy è applicabile a tutto lo spettacolo d’arte varia che è la vita, ma lo è in particolare per le trasferte di lavoro. Aerei in ritardo, auto a noleggio che decidono di non partire, interviste saltate, malanni improvvisi: ogni volta ne succede una. Non poteva che valere anche per il pellegrinaggio verso Fiorano per il debutto di Lewis Hamilton in pista con una monoposto F1 della Ferrari. Questa volta, il casus belli è stato uno pneumatico forato.

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Io e la mia collega Giovanna avremmo dovuto impiegare la nostra auto aziendale, una Peugeot 3008, per partire da Milano alla volta dell’Emilia-Romagna nel pomeriggio di martedì. Avevamo scelto di muoverci con un giorno di anticipo, in modo tale da poterci assicurare la pole position sul cavalcavia con vista sul tracciato arrivando sul posto all’alba del giorno successivo. Un programma studiato nei dettagli cruciali, com’è inevitabile che sia per una maniaca del controllo come me. Ma quella di avere il polso della situazione è solo un’illusione.

Una volta accomodata sul divano dopo aver preparato la valigia lunedì sera, ho avuto l’infausta notizia: gomma bucata, alle 21. Ormai abituata all’imprevisto, ho immediatamente pensato allo scenario peggiore. Mal che vada – ho scritto a Giovanna – abbiamo una soluzione di ripiego, vale a dire la mia Fiat 500 elettrica. Quando la mattina successiva è diventato chiaro che la 3008 non sarebbe stata disponibile in tempo per la nostra partenza, ci siamo dovute arrendere all’evidenza. Che 500 sia.

La acquistai nel 2022, su consiglio del nostro Masterpilot. Dopo aver ascoltato le mie abitudini di guida – principalmente tragitti urbani, con l’occasionale percorso extraurbano per andare a trovare il parentame o partecipare a eventi tra Milano e Monza – Emiliano mi convinse che sarebbe stata l’opzione migliore, tenendo anche in considerazione l’ecobonus. La 500 elettrica passava anche un altro esame, quello estetico. Dopotutto, l’auto non è solo un mezzo per muoversi, ma anche un oggetto di design. E la 500, specialmente nella tinta Ocean Green, si fa notare.

A due anni e mezzo dall’acquisto, non posso dire di non essere soddisfatta. Potendo ricaricarla a casa e usandola prevalentemente in ambito urbano, fatta salva la rara sgambata più lunga per andare in montagna, non mi sono mai trovata davanti alla necessità di modulare diversamente i miei viaggi per giungere a destinazione. Ma muoversi da Busto Arsizio, dove abito, a Fiorano implicava una programmazione e delle tempistiche diverse da quelle imposte da un’auto endotermica.

La mia Fiat 500 elettrica ha un’autonomia dichiarata di 260 km, garantiti da una batteria dalla capacità di 42 kWh. Contando che con le temperature rigide invernali la tenuta scende, era impossibile coprire i 40 km da Busto Arsizio alla redazione, in zona Porta Venezia a Milano, dove avrei recuperato Giovanna e la sua attrezzatura, e circa 185 km da Milano a Fiorano, soprattutto tenendo conto del traffico. Non avevamo poi tenuto conto di un altro aspetto. Delle colonnine, fuori dalla rete autostradale, non è spesso semplice scovare la posizione esatta. 

La 500 elettrica, con la sua coppia immediata, è un’auto molto divertente da guidare in autostrada. Ci si può muovere come dei serpenti, sorpassando con agio anche vetture più prestazionali, colte di sorpresa dallo spunto della piccola di casa Fiat. Non sarà simile a un kart come la Mini Cooper del 2001 che ho avuto per oltre dieci anni – a livello di posizione di guida, sulla 500 a confronto sembra di stare su un autobus – ma ha una sua attrattiva. Rispettare i limiti di velocità, però, non è l’unico imperativo, se si vuole trovare il miglior compromesso tra l’arrivare prima e il ricaricare dopo.

La presenza di colonnine per auto elettriche in molte stazioni di servizio lungo la rete autostradale rende più semplice risolvere questo grattacapo, senza che subentri l’ansia da batteria in esaurimento, di cui però, a dire il vero, non soffro. Dopo un po’, ci si fa il callo, consapevoli che finire “in riserva” è diverso rispetto a un’auto endotermica. Muoversi con la batteria sotto il 10% quando si sta arrivando a casa è diverso che farlo dovendo cercare con una certa urgenza una colonnina. E poi ci sono i tempi di ricarica.

Per i nostri “rifornimenti” io e Giovanna abbiamo scelto colonnine per la ricarica rapida, con cui, nell’arco di una ventina di minuti, siamo riuscite a passare dal 30-35% di carica all’80%. Nelle 36 ore di trasferta, abbiamo dovuto ricaricare tre volte. All’andata, quando mancava circa un’ora per arrivare a Fiorano. Nel pomeriggio di mercoledì, prima di partire, visto che in serata avevamo anche effettuato una “recce” per capire il punto migliore dove posizionarci l’indomani. E infine, vicino a Lodi per assicurarmi di avere l’autonomia necessaria per arrivare a Busto Arsizio.

Nulla di drammatico, se si pensa che il tempo speso per la ricarica può essere impiegato per fare altro, come un pit stop in Autogrill o la stesura di un articolo. È solo questione di programmare il viaggio in una maniera differente, con la consapevolezza di metterci più tempo di quanto necessario se si guida un’endotermica. Lo rifarei? Perché no. In fondo, è solo questione di adattarsi. Così come Hamilton si sta acclimatando alle monoposto della Ferrari, a cominciare dalla power unit – ibrida, nel suo caso – anche io, per essere presente al suo debutto, mi sono dovuta adeguare. E sebbene qualcosa sia andato storto, come sempre, non è stato difficile farlo.

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