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Curve, curve, curve. La Kia Stinger è una delle novità più interessanti nel campo automotive dell'ultimo anno (qui la prova su strada). Le credenziali sono quelle da GT sportiva e dalla V6 benzina alla 2.2 diesel il piacere di guida è garantito. Ed è per questi motivi che abbiamo deciso di metterla alla prova tra i percorsi misti di 3 regioni molto vicine, quando distanti tra loro in termini di usanze e tradizioni. Un tour che ci porterà dalle coste ligure, fino agli entroterra selvaggi della Toscana e dell'Emilia. Perché le curve, alla fine, sono quelle che misurano le emozioni di un'auto.
Partiamo da un piccolo paesino ligure sul mare, forse uno dei più famosi di tutta la riviera ovest, meta di turismo e non solo. Monterosso al Mare con i suoi 1424 abitanti non solo uno dei 5 paesi delle Cinque Terre, ma anche il più popoloso e il più a ovest. Monterosso è al centro di un piccolo golfo naturale, protetto da una modesta scogliera artificiale, a levante di Punta Mesco nella Riviera Spezzina. Si mescola con l'abitato di Fegina, espansione relativamente moderna e caratterizzata da un impianto turistico-balneare. Qui si trovano spiagge più estese rispetto alle anguste scogliere degli altri borghi delle Cinque Terre.
La nostra Stinger (che porta il nome sia di un missile, sia di un cocktail) deve subito destreggiarsi nelle stradine che ci porteranno verso la seconda regione in programma e nonostante le sue dimensioni generose (poco meno di 5 m per quasi 1,90) riesce a districarsi molto bene nelle strette vie dell’entroterra, regalandoci anche qualche smorfia di sorriso tra i 14 tornanti che si trovano poco dopo aver lasciato le onde che si infrangono sull’abitato spezzino, nei pressi di Biassa. Da qui si prosegue nel caldo torrido verso la città, aiutati dai sedili della nostra Stinger GT Line, che offrono anche la funzione di raffrescamento. Arriviamo quindi a La Spezia, secondo comune più popoloso dell’intera regione con i suoi 94.154 abitanti. Ci troviamo all'estremo levante della regione Liguria, a pochi chilometri dal confine con la Toscana, al centro di un profondo golfo naturale al quale dà il nome. Il golfo, conosciuto anche con l'appellativo di Golfo dei Poeti, è cinto da una continua catena di alture le cui cime più elevate, il Monte Verrugoli (749 m s.l.m.) ed il Monte Parodi (673 m s.l.m.), sono situate all’estremità occidentale del centro abitato.
La Spezia è una città ricca di tradizione, di storia, di cultura e di peculiarità. fu abitato già in età preistorica, come testimoniano sia le numerose statue stele sia i reperti dell'età del bronzo e del ferro ritrovati in varie occasioni sulle alture del Golfo e delle vallate vicine. Più tardi, in epoca storica, il territorio vide lo stanziamento delle popolazioni liguri, sottomessi poi dal console Marco Claudio Marcello. Noi, però, la lezione di storia possiamo passarla ai più esperti, siamo qui per guidare, è meglio proseguire. Anche se, a dire il vero, ci mancano pochissimi chilometri prima di cedere il testimone al territorio confinante e prima di voltare le spalle a questa terra di mare avremmo da consigliarvi un bel posticino dove fermarvi in compagnia e degustare alcune prelibatezze di pesce del territorio. L’ancora della Tortuga è uno dei ristoranti che meglio coniuga la tradizione della cucina locale a una location con terrazza sul mare e prezzi abbordabili per tutte le tasche.
Avanti tutta, anche se con la Liguria non finisce qui. Ormai lo vediamo e già sentiamo quell’aria di montagna, di incontaminato, di Toscana! Ma come? E i cipressi? Le colline? E tutto il resto? Beh sì, non potremmo darvi torto, ma quella è la Toscana che conoscono tutti e che tutti vi farebbero vedere. Noi vogliamo portarvi in due terre del fu Granducato più selvagge, più fuori dal tempo. Dopo aver varcato quindi i confini di Pallerone e Rometta, due borghi che hanno le loro piccole storie da raccontare, ci inoltriamo nella Lunigiana; una regione storica italiana, che trae il proprio nome dall'antica città romana di Luni, situata alla foce del fiume Magra, non lontano da dove oggi sorge Sarzana. L'influenza della città, divenuta il porto più importante del mar Ligure, fu tale da connotare col proprio nome l'intero territorio circostante.
Non si avverte l’aria dell’epoca moderna, qui c’è pace, calma, tanti paesini sparsi lungo la strada, come Gassano, Gragnola, Equi Terme e Pieve San Lorenzo. Si percepisce chiaramente che le tradizioni di una volta, qui, si sono conservate cristallinamente. I campi coltivati, le vigne e gli uliveti, assieme ai tanti animali che si vedono nei campi, sono il segno inconfondibile di come la lontananza dai grandi centri abbia contribuito a mantenere intatto questo ambiente bucolico. Man Mano che la strada prosegue, se si guarda sulla Destra, si nota una catena montuosa inaspettata, insolita, che rimanda a territori del Bel Paese ben più a Nord. Sono le Alpi Apuane. Queste montagne si differenziano dal vicino Appennino per la morfologia aspra e incisa, da cui appunto l'appellativo di Alpi. L'energia del rilievo è molto elevata, specialmente nel versante versiliese-marittimo: se si escludono infatti i chilometri della pianura costiera versiliese (circa 4 km di larghezza), si passa da poche decine di metri sopra il livello del mare agli oltre 1800 metri in meno di 7 km. A dominare sono il Pizzo d’Uccello, con una parete verticale da 850 m e il monte Pisanino, che sfiora i 2000 m di quota.
Alpi Apuane per noi vuol anche dire Garfagnana, un’altra perla di questa Toscana nascosta. Qui il territorio è più vasto, più aperto, confinato dal rilievo apuano a ovest e da quello appenninico a nord est, a custodire fiumi e grandi laghi. Anche qui i borghi antichi incorniciano la zona: Casone Carpinelli, Pugliano, Metra, Gragnana; non più di 300 abitanti ciascuno. Tra questi anche Giuncugnano, dove, se foste assaliti dalla fame, potreste accomodarvi alla tavola de Il Grillo per gustare tutte le ricette più tipiche e autentiche del territorio.
Territorio che ci vede risalire fino a Piazza al Serchio, centro di 2,300 abitanti, imboccando poi la strada per Sillano e il Passo di Pradarena. Sillano è stato per molto tempo patria di una tappa del Campionato Italiano Velocità Montagna. Qui, infatti, siamo davvero contenti di avere un mezzo con una dinamica così brillante: la trazione posteriore e il motore con tanta coppia in basso ci fanno godere tra le intricate curve e i lunghi rettilinei che ci portano sempre più in alto, dove il panorama diventa mozzafiato. Fino ad arrivare al passo che ci fa sconfinare nell’ultimo capitolo del viaggio.
Anche se è meglio chiamarla solo Emilia. Una parte che fa quasi da terrazzo sulla pianura Padana; ci sono vette da cui è possibile, durante la notte, vedere l’intera costa ligure illuminata dalle luci della città. I paesini che si susseguono hanno origini diverse rispetto a quelli incontrati pochi chilometri prima. Qui le origini degli insediamenti risalgono all’epoca longobarda e la strada verso Lagastrello è colma di riferimenti a questa cultura.
Presso l’omonimo passo sorgeva l'Ospedale dei Linari, noto anche come Abbazia di Linari sorto nel X secolo. Anticamente il valico era utilizzato per i commerci e i pellegrinaggi verso Roma e Lucca. La montagna che sovrasta il passo si chiama monte Malpasso, forse dal latino Malus Passus, ad indicare un accesso difficile al valico, attraversato in epoca romana dalla "strada delle cento miglia", che collegava Parma e Luni. Questa strada fu di grande importanza anche in epoca longobarda, essendo per decenni l'unica via sicura tra la pianura padana e la Toscana.
Il paesaggio presenta fitte foreste di latifoglie e castagni, che scendono giù dritte fino al lago Paduli, altro punto degno di una sosta. È più comunemente chiamata diga del Lagastrello e sbarra il corso del torrente Enza. Lo sbarramento del Paduli, costruito tra il 1906 e il 1910, dà vita al lago. Se è a livello massimo il lago offre uno spettacolo davvero suggestivo. Attorno è possibile osservare i residui dei pascoli che occupavano un tempo l'intera conca e che generarono liti secolari tra i pastori dei due Stati qui convergenti (Parma e Firenze). In tarda primavera la fioritura è spettacolare fin sulle rive, ma anche in autunno inoltrato i colori della faggeta e degli arbusti di ginepro che costellano i pascoli danno vita ad uno scenario mozzafiato.
Come? Vi è venuta fame? Be', avrete intuito che non siamo in una zona ricca di grandi centri e se proprio volete vi consigliamo di scegliere uno dei piccoli ristoranti che trovate lungo la strada. Non si tratta di strutture faraoniche con servizi da guida Michelin, ma se vi trovate nella zona durante il periodo dei funghi o della selvaggina, tornerete a casa soddisfatti come poche volte.
Riprendiamo il cammino per l’ultima volta, verso la Fortezza della Brunella, ottimo stop per qualche foto ricordo, prima di ritornare verso il mare. Eh sì, adesso siamo di nuovo in terra ligure e stiamo puntando Riomaggiore, altra chicca del parco regionale delle Cinque Terre, che secondo la leggenda è stata fondata da un gruppo di profughi greci in fuga da dell'imperatore iconoclasta Leone III Isaurico.
Si concludono così i nostri 290 km di strada attraverso 3 regioni tanto vicine, quanto diverse per storia, cultura e origini. La Stinger GT Line si è rivelata eccellente per affrontare ogni tipo di tratto, cullati dal convertitore a 8 rapporti abbiamo macinato ogni tratto di strada senza il minimo problema, innamorandoci di quanto di bello ogni metro abbia avuto da offrirci.