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Pavia – Ammettiamolo, prendere tra le mani il volante di un’auto degli anni ’80 abituati come siamo oggi, non è una delle esperienze più facili di questo mondo. Niente sensori, niente stereo, niente aria condizionata o servosterzo E dimenticatevi tutte le diavolerie elettroniche moderne. Possiamo solo dire una cosa: grazie a Dio!
Si, perché Citroen ha deciso di restaurare una delle sue vetture iconiche: stiamo parlando della Visa Chrono. Lanciata nel 1982 come derivazione diretto della Trophée, nei fatti si tratta di una berlina a due volumi, erede della gloriosa 2CV. In questa veste, la più sportiva, troviamo un propulsore da 1.360 cm2, capace di erogare la potenza di 80CV a 5.600 rpm, a fronte di un peso di 860 kg. Verissimo, non173 km/h avremo prestazioni da capogiro, con uno scatto da 0 a 100 km/h coperto in 10.2 secondi e una velocità massima di 172 km/h, ma negli anni ’80 la piccola francesina sapeva il fatto suo.
Esteticamente balza all’occhio la colorazione. A risaltare da una base bianca abbiamo due strisce versi e rosse che richiamano il tricolore italiano, ed il numero di serie della vettura ben visibile sulle portiere. I passarruota sono rivettati, per cercare di conferire alla Visa Chrono un look più corsaiolo, mentre al retrotreno abbiamo uno spoilerino verniciato di rosso.
Dimenticate tutto ciò a cui ci ha abituato il mondo dell’automobile moderna. All’interno della Visa Chrono regna una sola parola d’ordine: funzionalità. E quindi, via il volante multifunzione, via il sistema di infotainment e via gli sportellini ricavati in ogni dove. Siamo accolti da sedili rivestiti di tessuto blu, comodi e ben contenitivi, il cui colore ripercorre in tutta la plancia, con un rivestimento soft touch pensato per durare. Abbiamo un piccolo sfiato dal quale è possibile regolare il flusso di aria calda/fredda da indirizzare all’interno dell’abitacolo, mentre il passeggero è alle prese con la lettura delle cartine stradali per le gite fuoriporta.
È provando auto come questa che ci chiediamo come facessero le persone a muoversi in quegli anni. E lo facciamo non come un ragazzo cresciuto negli anni ’90 con uno sguardo sempre rivolto al futuro, bensì come un appassionato vero di auto, che un pelo rimpiange quegli anni
Niente servosterzo né ABS. Abituati come siamo alle auto dotate di questi sistemi, sentiamo un po’ il peso – seppur modesto – in manovra. Nel corso della nostra prova sul tracciato dedicato a Tazio Nuvolari, tuttavia, ci siamo davvero divertiti!
L’assenza dell’ABS ci costringeva ad utilizzare con parsimonia il pedale del freno, mentre ci si produceva nella più classica delle “doppiette” per l’ingresso in curva. A 100 km/h, ci sembrava di essere a bordo del Saturno V che ha portato l’uomo sulla Luna. Eravamo quasi in una dimensione parallela, con il motore che entrava molto nell’abitacolo. Il cambio, poi, ci è parso un fio legnoso, se rapportato all’oggi, ma per quei tempi era la normalità, anzi…
La ripresa in uscita di curva è molto valida, anche se per tenerla su di giri è inevitabile doverle tirare un po’ il collo, sempre tuttavia con il massimo rispetto. I ragazzi di Citroen hanno svolto un lavoro egregio, e non vorremmo mai essere noi coloro che vogliono rovinarglielo…
In frenata non si scompone e quasi non avvertiamo rollio, anche per merito di un telaio davvero ben realizzato.
Con un filo di amarezza siamo costretti a tornare ai box, anche se il sorriso che abbiamo stampato sul volto la direbbe tutta: gireremmo per giorni e giorni su questa Visa Chrono!
È provando auto come questa che ci chiediamo come facessero le persone a muoversi in quegli anni. E lo facciamo non come un ragazzo cresciuto negli anni ’90 con uno sguardo sempre rivolto al futuro, bensì come un appassionato vero di auto, che un pelo rimpiange quegli anni, meno frenetici, più gioiosi e ricchi, dove il viaggio era parte integrante – forse, la migliore – della vacanza. Dove Battisti con “Si, viaggiare” allietava migliaia di persone dirette a Genova da Milano, o in direzione riviera adriatica.
Citroen, con questa operazione nostalgia, è riuscita davvero a toccare le corde del nostro cuore. Possiamo assicurarvi che, quando dovessimo incontrare nuovamente un’auto di quegli anni, la guarderemmo come guardiamo per la prima volta la donna dei nostri sogni. Bella, unica e, proprio per questo, inavvicinabile.