Citroen DS 21 Cabrio, intramontabile stile anni 60

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Siamo tornati indietro nel tempo fino a quando Citroen faceva scuola a tante case automobilistiche. Godetevi questo tour a bordo di una delle pietre miliari dell'automobilismo
12 luglio 2017

La Citroen DS cabrio nasce nel 1961 da un progetto esterno alla realtà industriale. Infatti, la prima comparsa sulla scena dell’auto si deve all’idea di Henry Chapron, un carrozziere parigino che di sua spontanea volontà realizzò su base DS 19 un modello con la capotte di tela, per presentarlo al salone di Parigi proprio in quell’anno.

Citroen fu molto colpita e entusiasta di quanto portato sul palco da Chapron, tanto che decise di appoggiarlo nella produzione, fornendogli dei telai appositamente sviluppati per l’allestimento decapottabile. Così prese il via la produzione, che al termine raggiunse le 1300 unità; un’inezia se si considera che sono state prodotte in totale quasi un milione e mezzo di DS berlina. Questo appunto perché il processo di assemblaggio si svolgeva nei piccoli stabilimenti della carrozzeria, che al tempo non disponeva di forza lavoro sufficiente per arrivare a numeri considerevoli. Inoltre, nonostante la base meccanica fosse la solita del modello a tetto rigido, il modello cabrio prevedeva tempi di lavoro più lunghi e accorti e lo stesso processo di costruzione artigianale faceva lievitare notevolmente il costo, cosa che abbassava la richiesta di quest’auto.

Dal vivo: com’è fuori

Lunga 5 metri alta 1,50 e larga 1,70, la DS cabrio è un’icona e lezione di stile da ogni parte la si guardi. Incredibile quanto la linea sia rimasta originale nonostante i quasi 60 anni dal suo debutto, un’auto imponente ma aggraziata, in grado di far girare molte teste al suo passaggio. La firma sono i passa ruota posteriori che coprono metà del diametro del pneumatico e i fari incassati nello scude di vetro, che permettevano una geometria capace di rendere le luci alogene orientabili a seconda dell’angolo di sterzo. La DS, infatti, era molto avanti per l’epoca e un altra delle caratteristiche che l’hanno resa nota sono le sospensioni idrauliche Nate da dieci anni di continua sperimentazione e sviluppo. Queste sospensioni sono a ruote indipendenti con quadrilateri e permettono di mantenere costante l'altezza da terra della vettura. Tale sistema consisteva in quattro sfere di acciaio, una per ruota. Ogni sfera era riempita per metà di olio e per metà di azoto. Le due sostanze sono separate tra loro da una membrana. Caricando molto la vettura o anche in caso di fondo stradale sconnesso, l'olio va a comprimere l'azoto. Maggiore è l'impulso a comprimere il gas, minore risulta la morbidezza delle sospensioni, poiché è impossibile ottenere una compressione completa. Ciò permetteva un'ottima azione ammortizzante proprio in caso di sconnessioni stradali. L'autolivellamento del corpo vettura avviene tramite una pompa a sette pistoni che aumenta o diminuisce la lunghezza della colonna d'olio. L'anno successivo al lancio, tale dispositivo poteva anche essere regolato manualmente su 5 posizioni, arrivando ad un'altezza che permetteva la sostituzione di una foratura senza l'ausilio di un cric. Il sistema inoltre faceva funzionare sterzo, freni e cambio.

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Dal vivo: com’è dentro

Niente cinture di sicurezza e poltrona unica per conducente e passeggero, che sono separati dal bracciolo. E la sensazione è molto estraniante perché si siede molto in alto e si sprofonda nella generosa imbottitura. Ma lo spazio non manca e il comfort la fa da padrone. Anche dietro due occupanti stanno comodi e in generale l’ambiente si fa apprezzare per una notevole solidità e un design unito a materiali molto interessanti per l’epoca. L’analogico regna sovrano e sull’esemplare guidato era presente ancora una radio originale. La guida poi è un’esperienza anacronistica ma romantica e coinvolgente come poche.

Dal vivo: come si guida

ESC, DSG, DTC, ASC, ecc ecc. Dimenticatevi ogni cosa, qui ci siete voi, il motore e i comandi. E non potrebbe andare a meglio, perché non esiste un’auto che riesca a farvi sentire la strada, il lavoro delle parti meccaniche allo stesso modo oggi giorno. All’inizio è strano, quasi difficile ma pian piano si prende confidenza con i comandi e si familiarizza con il sistema del cambio che prevede di spostare la leva, posta dietro la corona, da una marcia all’altra alleggerendo solo la pressione sul pedale dell’acceleratore. Le marce entrano lisce e anche il ‘ritardo’ rispetto al comando è minore rispetto a tanti tempi di risposta su altre auto odierne, senza parlare di quanto sia figo. I freni sono un altro capitolo che stupisce da subito, anche perché al posto del pedale c’è un pulsante sul pavimento da premere. Ma la precisione e l’efficacia sono sbalorditivi, bisogna fare attenzione alla pressione perché è un attimo ritrovarsi contro il parabrezza o qualche metro più avanti alla vettura.

Storia a sé le sospensioni, che fanno sembrare l’auto una nuvoletta. Anche qui è impossibile fare un paragone con le auto odierne visto che non ci sono sistemi analoghi presenti in commercio attualmente; ma credeteci se un giorno vi capiterà di poter fare un giro sulla DS, smettete di fare qualunque cosa stiate facendo e salite, nemmeno la miglior SPA riuscirebbe a offrirvi un’esperienza tanto rilassante e divertente.

In conclusione:

Se siete appassionati o collezionisti questa è una macchina che non dovrebbe mancare nel vostro parco, ma bisogna fare i conti con prezzi che vanno dalle 150 alle 200 mila euro visti gli esemplari prodotti. Un’auto che sicuramente ha tanto da insegnare alle odierne premium, un peccato che le soluzioni tecniche delle sospensioni non siano state riprese e aggiornate per proporre contenuti diversi e efficaci anche oggi, dove le giungle urbane si stanno espandendo sempre di più, portandosi dietro tutti i disagi offerti da fondi stradali disconnessi.

Da Moto.it

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