Zona rossa in tutta Italia: il punto sulla produzione auto

Zona rossa in tutta Italia: il punto sulla produzione auto
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Per il momento i grandi impianti di FCA, Ferrari e Maserati sono attivi. Più critica la situazione per la filiera della componentistica, che esporta ogni anno più di 22 miliardi di merce
10 marzo 2020

L’estensione a tutto il territorio nazionale fino al 3 aprile delle misure di contenimento del contagio da Coronavirus al momento non ferma la produzione automobilistica.

Nei diversi decreti del Presidente del Consiglio adottati d’urgenza è infatti specificato che il trasporto merci e gli spostamenti per lavoro sono consentiti, per cui i diversi impianti stanno lavorando, anche se adottando le cautele del caso. Come nel caso degli addetti di cui non è strettamente necessaria la presenza, per i quali sono state attivate modalità di lavoro da remoto.

Un portavoce di FCA ha oggi riferito ad Automotive News che fino a questo momento non ci sono variazioni rispetto a quanto stabilito l’8 marzo, data in cui Fiat-Chrysler informava con una nota che «si è attivata per mantenere la continuità operativa in tutte le aree delle sue attività in Italia, nel rispetto delle nuove norme e disposizioni. Attualmente gli stabilimenti e le funzioni chiave del Gruppo in Italia continuano ad operare come previsto. Il Gruppo ha messo in atto numerose misure preventive per garantire la continuità della sua catena di approvvigionamento».

Anche Ferrari, che operando a Maranello si trovava già in quella “zona rossa” poi estesa a tutta Italia, ieri ha confermato la continuità operativa, una continuità però legata all’approvvigionamento di componentistica. «Ferrari ha messo in atto tutte le misure richieste per consentire al proprio personale di svolgere l’attività lavorativa nelle migliori condizioni possibili e pertanto conferma al momento la propria continuità operativa. Fermo restando che detta continuità non può prescindere da quella dei nostri fornitori, con i quali siamo in costante contatto», recita una nota del 9 marzo.

Le stesse misure sono state prese alla Maserati di Modena, dove lavorano 1.350 persone. Di queste, solo le figure essenziali sono presenti sul posto di lavoro, mentre il resto è a riposo forzato o sta lavorando da casa.

Più complessa la situazione della filiera italiana della componentistica, centinaia di aziende, come la MTA di Codogno di cui vi abbiamo raccontato nei giorni scorsi, che stanno producendo a ritmo ridotto o potrebbero apprestarsi a farlo.

Brembo presentando ieri i risultati dell’esercizio 2019 ha confermato che la produzione italiana non ha subito impatti, precisando però che «Lo scenario di mercato che abbiamo di fronte nel settore automotive rimane tuttavia caratterizzato da una forte incertezza e volatilità, legate anche alla diffusione su scala globale del Coronavirus».

Il solo settore della componentistica italiana, secondo i dati dell’Anfia relativi al 2018 (gli ultimi disponibili) vale 22,4 miliardi in esportazioni con un trend crescente del 17,2%. Si importano invece componenti per 15,6 miliardi. 

Secondo un sondaggio di Confindustria, la diffusione del Covid-19 in Italia sta causando soprattutto danni relativi al fatturato delle aziende per il 27% dei rispondenti. Più esiguo (6%) il numero delle aziende che hanno subito solo effetti legati al danno degli input produttivi, anche se va detto che quasi il 20% dei rispondenti ha sperimentato problemi di entrambi i tipi.

Per quanto riguarda l’entità del danno relativa al fatturato, oltre al 35% delle imprese che ha partecipato all’indagine e non ha subito danni, ce ne sono circa il 25% che ritiene di avere subito impatti trascurabili o gestibili attraverso piccoli aggiustamenti del piano aziendale. Il 17% delle imprese ravvede invece che i danni siano stati significativi perché implicheranno la riorganizzazione del piano aziendale.

C’è circa un 10% delle imprese che già teme di non poter raggiungere gli obiettivi per l’anno in corso se non addirittura di dover ricorrere a ridimensionamenti della struttura aziendale. Data l’elevata incertezza molte imprese non si sentono ancora di poter rispondere.

Il 5% dei rispondenti dichiara di aver dovuto già ricorrere all’uso della cassa integrazione ordinaria a seguito della diffusione del Covid-19. Dall’indagine condotta è emerso anche che il 24% dei rispondenti ha già subito danni per mancata partecipazione/cancellazione di fiere ed eventi promozionali.

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