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Naivasha, Kenya, 25 Giugno. Un massacro. Annunciato. Non ascoltato. Quel che resta dopo il sabato del Kenya Safari Rally 2022 è poco e per pochissimi. 4 Toyota al comando, e questo è moltissimo, il resto è rottami sparsi e delusioni che vanno ben oltre la fatalità. C’è chi s’è sgolato invitando alla prudenza, all’attenzione, alla cura del “pacchetto”, ma la risposta è stata un drammatico, imbarazzante silenzio. Sicuramente gli Equipaggi delle Yaris hanno confermato tutti i primati. Non solo di competitività generale, molto di più di affidabilità. Rovanpera, Evans, Katsuta e Ogier guidano una provvisoria di per sé molto delicata, viste le circostanze del tutto speciali, eppure questa è sempre più emblematica dello stato (dell’arte) delle cose.
È rientrato anche Ogier, che pure aveva perso 2 minuti e mezzo per cambiare una ruota. Il suo merito è che nessuno come il francese riesce a gestire le proprie risorse, la fortuna è che gli avversari extra Marca non hanno saputo capitalizzare. Hanno preso quel che passava il convento e non hanno messo nulla in cascina. Per carità, non era facile. Anche la scelta delle gomme era obbligatoriamente una scommessa con pochi punti certi al totalizzatore. Una volta si facevano gomme apposta per il Safari, oggi 6 Pirelli soft per tutti per ogni giro, pressione leggermente più alta. In fondo è il male minore per recuperare un po’ di grip sulla scivolosissima polvere, e soluzione ideale con l’acquazzone che ha trasformato tutto in una fangaia, fatto salvo il fatto che Neuville, irriducibile combattente a un passo dal premio, è scivolato in aquaplaning su una pozza, ed è finito contro un albero rischiando di buttar via tutto. Uno dice: beh bastava usare le hard, andar più piano e tirare a campare. Bravo! E così perdevi quel poco di grip e ti si smontava il resto della macchina per la via.
Lo scenario extra Toyota è desolante, e peraltro rende ancora più monumentale il Safari. Neanche a dire non lo si sapesse, perché pur più corto, compatto, “allineato”, già lo scorso anno il Kenya aveva tirato fuori le sue crudeli peculiarità. Il regime di Super Rally, la possibilità di rientrare il giorno successivo a un ritiro, nasconde parte della verità. Si andrà facilmente a punti, infatti, anche con un Super Rally. Vuol dire che, ancor più nella nuova evoluzione ibrida, queste Macchine non sono adatte a questo Rally? Evidentemente no, a meno di non aver fatto un lungo lavoro, direi storico, sull’affidabilità. Del resto l’affidabilità paga qui e altrove, sacrifica qui e fuori di qui.
Neuville. Problemi di trazione, di cambio, di potenza (filtri dell’aria), di parabrezza, di danni alla carrozzeria, una foratura e la legnata finale. Super Rally. Eppure due vittorie di Speciale. Indomabile, ma fortemente ridimensionato. Il quinto posto è l’immagine di un gigante non certo fortunato. Tanak. La buffa rottura dello stick del cambio, poi del braccio di trasmissione. Super Rally. Piuttosto concentrato e prudente, ma impotente. Alla fine il risultato vero per Hyundai lo porta a casa Solberg, piccoli guai e l’urgenza di arricchire il curriculum. È sesto. Non parliamo delle Ford. Una miseria. 4 macchine ufficiali, 4 Super Rally. Non mi stupisce Fourmaux, chissà dove l’hanno trovato, e Breen c’ha una certa tigna, Loeb almeno ha vinto una Speciale ed era scaltro nel gruppetto iniziale. Quella fiammata per un o-ring difettosi non ci voleva. E Greensmith, poi, quella scenata con la Puma appoggiata sul fianco poteva risparmiarsela. Migliore Ford? Quella di Jourdan Serderidis, un gentleman greco non lontano dai sessant’ani che si sta divertendo come un matto: ottavo!
Quindi Rovanpera, Evans a 40 secondi, Katsuta terzo nonostante il tempo restituitogli per il “tappo” di Breen di ieri, Ogier a 2 e 40… Neuville a dieci minuti. Mi pare una perfetta evidenza che al momento non richiama alcuna analisi o commento speciale di approfondimento. Per questi aspetterei l’Hell’s Gate di domenica, Power Stage e ultima punizione del Safari. Però ancora 82 chilometri allo striscione d’arrivo!
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