WRC22. Finale. Rally Japan. Thierry Neuville, Hyundai, Chiude in Bellezza

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Tormentato Giappone, soddisfazioni poche, per pochi. Il Numero 1 Hyundai vince ma non riesce a riscattare una stagione difficile. Sul Podio di Toyota City Tanak (doppietta Hyundai) e Katsuta. A Breen il premio di consolazione Power Stage
13 novembre 2022

Aichi, Giappone, 13 Novembre. Strana divisione dei pani e dei pesci, al Forum8 Rally Japan. Più dei pesci, in un atipico finale sommerso dalla pioggia. Pochi contenti, in fondo molti insoddisfatti. D’altra parte è il contesto dell’ultimo Rally Mondiale della stagione che favorisce una divisione drastica tra i bonus e i malus assegnati, pochi i primi e tradizionalmene molti di più i secondi.

Thierry Neuville e Martin Wydaeghe hanno vinto il Rally Giappone tornato nel circuito del Mondiale WRC dopo ben 12 anni. La seconda vittoria stagionale, dopo quella al Rally di Finlandia, non basta al belga per risalire al secondo posto nella graduatoria finale, che resta nelle mani di Ott Tanak, e quindi non basta per dare alla stagione almeno il senso di un rinnovato trend. Invece di riuscire a salire quel gradino cruciale dopo tanti secondi posti, Neuville ne scende inesorabilmente uno ed è terzo nel Mondiale. La vittoria dimostra che Neuville c’è, fin lì. Oltre resta tutto da vedere e, a quanto pare, Neuville si è assunto la responsabilità di provare a vincere per Hyundai questo Mondiale che in un modo o nell’altro (leggi per una Marca o per l’altra) ancora sfugge ai coreani dopo 9 anni.

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Neanche la doppietta di Hyundai nell’ultimo appuntamento Mondiale del 2022 può essere presa serenamente. Il doppio centro va, infatti, in condivisione con il fatto che per Ott Tanak, secondo ad Aichi, si tratta dell’ultima Gara con i colori di Hyundai. Anche fosse da prendere come augurio per un’accelerazione invernale, il doppio successo, che comunque è di valore, dovrà subire le conseguenze di altri, molti e attesi cambiamenti nel bunker di Alzenau. Un nuovo Team Principal (io sostengo la candidatura di Dani Sordo, non fosse altro per ripagarlo della i20 andata in fumo alla prima Speciale vera del Rally Giappone 😊), una nuova prima (o seconda guida), l’affidabilità della macchina da ottenere sine conditio se si considera che la velocità non è lontana. Non c’è da essere neanche tropo eccitati dalla curiosità di sapere quale sarà il futuro prossimo di Tanak, poiché in chiusura di Rally l’estone Campione del Mondo 2019 ha ben tenuto a precisare che non ha contratti firmati e che per le prossime settimane il suo obiettivo è famiglia e vacanza. Infatti non c’è fretta, non è gli scorsi anni che tra l’ultima, Monza, e la prima, Monte-Carlo, c’era niente.

Forse l’Equipaggio più contento in Giappone è quello della Toyota Yaris WRC #18, Takamuta Katsuta e Aaron Johnston, migliore risultato come in Kenya, ma questa volta sullo sfondo delle mura della Fabbrica. Che poi il risultato di Katsuta venga in conseguenza di una singolare e inaspettata falcidia gli annali faranno presto a dimenticarlo. Resta il risultato, che è buono e, in qualche modo, salva l’umore di Jari-Matti Latvala e dell’intero Team Gazoo Racing, certamente intenzionato ad ottenere di più, magari molto di più, alla vigilia. Purtroppo per le ambizioni della Squadra e della Marca le cose si sono messe subito male con la foratura di Sébastien Ogier durante la seconda Speciale, definitivamente peggio quando Elfyn Evans non è stato capace, dopo essere stato in testa al Rally per ben 7 speciali, di reggere la pressione dell’indomabile Neuville e, forse, di sé stesso alle prese con una posta emotiva troppo alta in gioco. A parziale consolazione per il Team c’è indubbiamente la bellissima gara parallela di Ogier, qui con il nuovo navigatore Vincent Landais e di fatto il più veloce sia nella seconda che nella conclusiva giornata di gara. Preso il Rally come uno show-test, Ogier non ha fatto altro che farci sognare un ritorno più consistente l’anno prossimo.

Che poi non è un sogno fuori luogo. Intanto la sognata carriera Endurance dell’8 volte Mondiale WRC stenta a decollare nella realtà, e poi questo Mondiale ha dimostrato ancora una volta che le leggende del WRC restano argomenti fortissimi e di costante attualità. Pur con dei programmi abbondantemente parziali, Sia Sébastien Ogier che Sébastien Loeb hanno fatto vedere i sorci verdi ai giovani di ruolo. Loeb ha vinto il Monte-Carlo per l’unico, isolato fuoco d’artificio di Ford M-Sport, Ogier si è aggiudicato il Catalunya e ha imperversato ogni volta che era della partita. Del resto uno che rientra in corsa con quasi tre minuti di ritardo per aver dovuto cambiare una ruota strada facendo, difficilmente chiude nei 5, e invece Séb in Giappone è quarto. A proposito di M-Sport, lasciando il velo steso su una stagione e un assetto su cui urge intervenire chirurgicamente, ma allo stesso tempo trovando il cavillo beneaugurante, ecco che spunta la prima vittoria di Power Stage per Craig Breen, vincitore anche della precedente penultima PS, ovvero e di conseguenza vincitore delle ultime due prove speciali della stagione. Non basta certo a giustificare un’ufficialità che porta la prima Ford al settimo posto del Mondiale e suona piuttosto come un premio di consolazione.

Il Rally del Giappone ha prestato il fianco ad alcune critiche ed è stato in effetti, tormentato. 3 prove speciali cancellate, 3 interrotte, una accorciata e una ritardata. Non è normale. Con tutta la buona volontà messa in campo, i giapponesi si sono dovuti inchinare di fronte a eventi fortuiti che hanno lasciato il segno, ed altri a cui si è voluto dare un segno esagerato. Come il “caso” dell’auto civile infiltrata nella Speciale 4. Indagini, ammonizioni, processi alle intenzioni. Sì, si è esagerato dopo, forse per non aver effettuato quel doppio check prima.

Sono contento di un paio di cose evidenziate dal Rally del Giappone. La prima è la sensazionale resa globale delle Pirelli, qui in Giappone spinta quasi al parossismo, pretendendo che le così versatili hard (le soft si sono conquistate una fama plebiscitaria in contesti incredibili, vedi il Kenya) fossero buone anche per i Power Stage allagati come quello finale della Asahi Kougen giapponese 😊.

La seconda è che Mauro Miele, qui in coppia con Luca Baltrame e alla guida di una Skoda Fabia Rally2 Evo, a quarant’anni dai successi nel Motocross conquista la prima WRC2 Masters Cup. A queste due si devono aggiungere i complimenti a Emil Lindholm e Reeta Hamalainen che in Giappone diventano Campioni del Mondo WRC2. Ancora Skoda.

E Kalle Rovanpera, Jonne Halttunen e Toyota festeggeranno ugualmente. Chiuso il Mondiale sono ufficialmente Campione del Mondo Pilota, Campione del Mondo Navigatore e Campione del Mondo Marche, che possono volere di più dalla vita? Forse il ritorno di Ott Tanak?

© Immagini -Toyota TGR-DAM - Red Bull Content Pool – Hyundai Motorsport – Ford M-Sport

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