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Monte Carlo, 26 Gennaio. Il record resta a sette vittorie. Sette Ogier, sette Loeb. Questa volta non ha vinto un “Seb”. Ha vinto un incredibile Thierry Neuville. Bella, bellissima storia.
Vediamo come è andata. Giornata mite. No sole, seppure qualche spiraglio di gran luce, ma nemmeno pioggia, temperature insolitamente alte, anche se ai 1.600 del Passo si è già attorno allo zero. Gli ingredienti di un Monte” indulgente. Mai troppo, mai davvero. Diffidare, che è sempre meglio! Si cambia scenario, Parco Assistenza a Monaco e ultime due Speciali in quell’angolo di Francia “storica” a Sud-Est. Soliti due passaggi per Speciale, giro corto. Ma intenso e, manco a dirlo, difficile.
È l’angolo di Paradiso del Monte-Carlo. La Bollène-Vésubie – Peïra-Cava, e Cabanette – Col de Braus. Appena 63 chilometri, ma non è pratica d’ufficio. Sulla prima si transita sul mitico Col de Turini, con quel passo che è il confine iconico tra un mondo di salite rapide e uno di discese vertiginose. Spesso innevato, non questa volta. La seconda è Power Stage, con più curve in discesa che metri di rettilineo. Da fare una macchina apposta per quell’ultimo strappo di 88° Rallye Monte-Carlo, tipo una Smart WRC, un go-cart “space frame”, che poi è il tema telaistico del futuro.
Poco ghiaccio, il che induce a spingere la scelta dei pneumatici verso il super morbido, pur sapendo di osare sullo sporco e sull’”eventuale” grip. Di conseguenza necessità di decidere per tempo cosa scegliere, se la gloria del Rally o i punti del Power Stage. Scelte e strategie in ogni caso difficilissime, quando si è in tre praticamente affiancati a giocarsela.
Evans, Ogier, Neuville. Questa è la nota, il riferimento di partenza. Tre cambi in testa alla corsa solo il sabato, differenze minime e trascurabili, poiché lo scarto, 6 secondi in tutto, è il valore di un piccolissimo errore, di uno “stallo”, di un tornante “sporco” e maledetto.
C’è subito un cambiamento radicale. Thierry Neuville ha rotto gli indugi. La i20 Coupé WRC è perfettamente a punto, ma le Toyota non lo sono di meno, gomme più o meno uguali per tutti. E' ora di fare la differenza al volante, se possibile.
Neuville conquista il Col de Turini con una prestazione “solo” perfetta, Evans accusa e Ogier di più. Carambola in classifica, Neuville si avvicina moltissimo a Evans e Ogier rotola indietro. Stesso gap complessivo, solo un rimescolamento di quella che sembra sempre di più l’urna del sorteggio finale.
14ma Speciale. Prova di Power Stage. È il primo passaggio, cruciale per aggiustare le note per quei 5 punti del gran finale. Un lungo toboga di curve da capogiro, lento e micidiale, da braccia indurite. Direi, senza mezzi termini, che è il capolavoro firmato Thierry Neuville. Vero è, infatti, che è la Speciale nella quale Loeb commette un piccolo errore, nella quale Ogier sembra tirare un attimo di respiro in fase, forse, di studio del terreno, e nella quale Evans è una frazione relativa troppo prudente e “sporco”. Il fatto, cruciale è, tuttavia, che Neuville ha girato a proprio vantaggio quella che poteva essere la Prova più difficile per la Hyundai, dando al Rally quella che potrebbe essere l’impennata della svolta.
Cinque secondi e mezzo a Evans, sei e mezzo a Ogier. Neuville e Gilsoul salgono al comando della corsa, ovvero ci tornano, visto che per un attimo erano stati in testa nel primissimo scorcio di gara del Venerdì. Il margine è ancora ridotto, tutto è sempre possibile, tranne che Neuville non sia in condizione di grazia. Questo è improvvisamente evidente e si traduce sugli asfalti del “Monte” in modo assai convincente.
Quindicesima, ultimo Col de Turini. I nodi vengono al pettine. Loeb, che ha osato il massimo in termini di scelta delle gomme, lascia un minuto sui 18 chilometri dell’ultimo passaggio della La Bollène-Vésubie – Peïra-Cava. Pneumatici finiti, finale al rallentatore per portare la Hyundai numero 9 al parco chiuso sulle sue… scarpe. Il gallese non lo dice, ma anche lo “scarso rendimento” di Evans, quarto a sette secondi, è un segno di ridotta efficienza del “sistema”. Tanto è vero che il più ”risparmioso”, “Seb” Ogier, se la cava meglio, meno di un secondo e mezzo di ritardo.
Insomma, è un’altra prova del vigore che Neuville ha imposto all’ultimo giorno del Rally. Il belga esce allo scoperto dopo aver misurato in lungo e in largo regolazioni, terreno, avversari. Siamo tre su tre e il vantaggio sale a 11 secondi, “onestamente” un po’ troppi per gli inseguitori quando restano appena 13 chilometri di Rally da disputare. Solo un errore…
…che non arriva. È il momento magico di un cambio di ritmo, di musica, un acuto finale che in prospettiva Mondiale è una proposta serissima. È il momento, proviamo a dirlo, del miglior Thierry Neuville di sempre. L’esecuzione del Power Stage è impeccabile, e riassume enfatizzandoli, tutti i temi dell’ultimo giorno. Evans “consumato”, ma eccellente come ai tempi del Galles vittorioso, Ogier alla conquista dei 5 punti. Per Neuville si tratta “semplicemente” di completare l’opera. Arriva il miglior tempo, di un vero soffio più breve di quello di Ogier, e con quello, istantaneamente, la quarta vittoria consecutiva del giorno, e fanno 4 su 4, la conquista del Rally e la prima leadership della Stagione appena avviata. Non poteva andare meglio. È un autentico trionfo collettivo che riunisce nell’abbraccio al Campione l’intera Squadra Hyundai Motorsport.
Fantastico Esapekka Lappi, quarto con la prima delle Fiesta M-Sport, e strabiliante Kalle Rovanpera, quinto al debutto con la Yaris WRC Gazoo Racing. Tuttavia, è impressionante come questo Monte-Carlo abbia diviso il mondo in due categorie nettamente distinte. Neuville, Evans, Ogier, i tre “buoni” da una parte, e tutti gli altri “cattivi” dall’altra, ben separati, troppo distanziati per sembrare appartenere alla stessa categoria. Lappi a 3 minuti, Rovanpera a 4 abbondanti e Loeb a 5. Katsuta e Suninen, ben oltre i dieci, già si mescolano con le migliori R5. R5, già. Grande giornata delle Citroen. Il lavoro invernale, motore, sospensioni, freni, ha dato i suoi frutti. La C3 R5 è prima in WRC 2 con Ostberg e prima in WRC3 con Camilli. Bene. Dico una bestialità, un’eresia. Almeno per quanto riguarda il “Monte” mi sento di dire che queste WRC, le RC1, o WRC Plus che dir si voglia, non le possono guidare tutti, non tutti a pieno regime. E allora, se questa è l’antifona, non si direbbe poi troppo fuori luogo quella teoria di un futuro di ipotesi regolamentare che ruoti attorno a queste Macchine, per niente di Serie “B”.
Dopo otto anni di “Seb”, al Monte-Carlo dal 2012 avevano vinto o Sebastien Loeb o Sebastien Ogier, finalmente l’incantesimo è rotto. Nessuno dei due “Seb” migliora il record comune di sette vittorie al “Monte”.
Fantastico, perfetto Thierry Neuville. Ve l’avevamo detto!
Si va ora in Svezia, weekend centrale di febbraio, base a Torsby.
Foto: Manrico Martella