WRC19. Portogallo. Shakedown Criptato. Ma Neuville (Hyundai)

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Oggi si è interattivi, “active”, quasi si comanda quello che succede con un trespolo in mano e gli occhi puntati sul monitor. Ma è proprio così o ce lo fanno pensare? E se poi non ci si capisce nulla, come in questo Portogallo che avanza?
31 maggio 2019

Porto, Portogallo, 30 Maggio 2019. Due righe, solo per rompere il ghiaccio lanciando un sasso… nello stagno. Shakedown. Vince Neuville, Hyundai i20 Coupé WRC. Poi Meeke, Toyota, poi suninen, Ford. Le Citroen sono indietro. Lappi ottavo, Sua Maestà Ogier appena 11mo, vale a dire dietro di lui solo R5, o WRC2 che dir si voglia, e nella fattispecie quelle di Rovanpera, Kopecky e Loubet, e addirittura davanti la Ford WRC+ concessa in promozione a Gus Greensmith. Chi ci capisce è bravo, io no e lascio andare una supposizione del tutto fantasiosa. Solo per rompere il ghiaccio...

Lo shakedown non serve più solo a scuotere e assestare, affinare. È entrato d’autorità nelle (poche) ore totali di test con un ruolo che sta al limite dello sviluppo, sicuramente del “collaudo” e della “revisione”.

I dati in possesso dei Team e dei Piloti sono ormai molti. A meno che, come nel caso del Portogallo solo per il venerdì, le Speciali e i terreni non siano perfettamente conosciuti e “catalogati”, lo shakedown serve a poco. Se è solo per verificare un assetto.

Diventa più importante, invece, se si può provare osando qualcosa di più importante, anche solo di assetto. Si è già un po’ più in Gara, anche solo per atmosfera e clima, e si può eventualmente tornare indietro prima che il Rally vero e proprio abbia inizio.

“Leggo” così l’apparente “magra” di Lappi e Ogier.

Per la verità mi stupisce un poco anche il tempone di Neuville di pochissimo inferiore a quello del sempre-scatenato Meeke, e di poco meglio anche del quarto di Tanak ottenuto pronti-via, quasi a freddo al primo lancio.

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Di Neuville penso che abbia messo giù tutto per scrollarsi di dosso – to shake – tutte le eventuali incertezze rugginose del dopo Cile, e che con questo piccolo primato simbolico sia pronto e come prima. All’attacco di quello che il belga considera il “suo” Mondiale.

Dall’altro lato, contributo eccellente a capirci poco o niente, il Rally. Il maestoso, superbo Portogallo che considero secondo solo al Sardegna (quasi non ci fossero altri Rally di questo stupendo, “oceanico” genere). Ogier parte per primo. Una disdetta alla quale il francese è peraltro abituato, “routinato”. Quasi sicuramente uno svantaggio, l’handicap del venerdì. Ma se dovesse esserci molta polvere, e il sole in faccia… Come si può pensare che non ci sia polvere dove fa già un bellissimo caldo e la terra si sfarina sotto il sole? E come si può pensare che questo magnifico sole non si infili dritto tra le maglie della retina passando per il parabrezza?

È così, partire per primi è uno svantaggio, ma forse non tutti i mali vengono per nuocere.

Si parte da Porto. Si parte, in verità da Coimbra. WRC generoso e “pubbico”. 50 chilometri per andare a fare i 5 di shakedown a Paredes, e 120 per andare a… partire davanti alla storica Biblioteca Joanina di Coimbra. Nessuno si lamenta, né del primo né del secondo extra. Il WRC si apre e si concede al Pubblico, senza riserve e senza risparmiarsi, anche se è solo chilometri per niente dal punto di vista cronometrico. Bello. Il WRC insegna qualcosa.

Chi vince? Ogier per la sesta volta e per archiviare anche il record di Markku Alen? Neuville per ribadire che è il detentore e che ha un discorso in sospeso con gli Avversari e con il Mondiale? Latvala che vorremmo quanto prima al primo successo stagionale per una vittoria almeno ogni anno? Tanak ovvero la logica dell’attuale potentato agonistico? Non lo sappiamo e non ci proviamo. Era solo, l’avevamo detto, per rompere il ghiaccio.

Rileggo. Certo che argomenti interessanti da “verificare” ce ne sono tanti! Impazienza, l’iconica collina di Fafe con il suo salto che vale una Storia è già qui.

Foto: Manrico Martella

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