WRC19. Mexico. Meeke, Lappi e un velo di leggenda

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16° Guanajuato Mexico. Terzo del Mondiale 2019, primo sulla terra, in altura, con temperature e ambientazioni forti. Spettacolo e thriller. Dopo i criptici Monte-Carlo e Svezia, è prospettiva di prova del nove. Intanto Meeke e Lappi
8 marzo 2019

Leon, Mexico, 7 Marzo 2019. Messico, Nuvole, record e atmosfere. Altro che sombreri, cactus e sieste, il Messico bussa e richiama alla memoria Mondiali leggendari, roba di Calcio, volate leggere, Atletica, rapaci che volteggiano su alture inquietanti e torride. E una impresa di soli due anni fa già sfumata nel tempo e ingigantita nell’esaltazione della leggenda. L’impresa iperbolica di Kris Meeke, vittorioso dominatore del Rally 2017 fino all’ultima speciale, il primo Power Stage dell’era Plus sulla Derramadero. In una manciata di secondi l’irlandese buttò in un parcheggio ai lati della pista la Corsa, ne tornò in possesso con una manovra impossibile e impensabile, e andò a vincere pochi metri più in là in un tripudio di indimenticabile delirio. Onore e celebrazione della leggenda, ritroviamo un piccolo richiamo più realistico nella performance dello Shakedown di Meeke, primo davanti a Mikkelsen, Neuville, Sordo e Ogier, e della Toyota che gli ha regalato la famosa seconda opportunità e giovinezza. Fantastico riprendere da dove ci si è emozionati!

Mikkelsen in azione nel rally del Messico 2019, Shakedown
Mikkelsen in azione nel rally del Messico 2019, Shakedown
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Certo, lo Shakedown non vale nulla, ma così sintonizzato con la storia del Rally messicano è come un’apertura a doppia pagina con l’Eroe di cartellone in primo piano. Sì, lo Shakedown conta poco o nulla. Altrimenti quello vinto da Meeke dovrebbe essere considerato il patibolo di Tanak, con l’altra Toyota arrivata alla fine del primo tentativo di tempo marciando a tre cilindri, e poi ritirata per dare modo ai tecnici di rimetterla in perfetta efficienza per il prologo spettacolo serale di Guanajuato. Non c’entra niente, ma lo stop… inaugurale di Tanak fa tornare alla mente il “dramma” dei motori arrosto, o quasi, delle prime due edizioni da “Plus” del Mondiale WRC. Del fenomeno di surriscaldamento dei propulsori soffrirono un po’ tutti, chi meno e chi più, come appunto Toyota. Materia difficile da gestire, soprattutto per la somma di variabili di cui inevitabilmente soffrono le meccaniche (e anche e indicibilmente gli umani chiusi in abitacoli-forno che vanno oltre i 50 gradi), e soluzioni non sempre rispondenti alle attese, soprattutto in considerazione del fatto che le Macchine erano costituzionalmente nuove. Problemi che tutti giurano, anche e soprattutto in ambiente Gazoo Racing, essere definitivamente superati.

Un po' di azione nello shakedown del WRC 2019 Messico
Un po' di azione nello shakedown del WRC 2019 Messico

E finalmente, celebrate le emozioni più vistose, possiamo affrontare anche un diverso tipo, e non meno sostanzioso, di contenuti. Due tipi di contenuti. Di Terra e di Campioni. Il Messico è terreno duro e difficile, reso tremendo dall’altitudine, dal caldo e dalla polvere, e da un programma impietoso e implacabile. Basti ricordare che si inizia, dopo le strade sotterranee di Guanajuato la sera del giovedì, con i 31 chilometri della terribile El Chocolate, una delle due lunghissime insieme alla Otates del sabato. Si comincia così, con il dieci per cento del totale del Rally, e subito in quota a oltre duemila metri sul livello del mare, con quel 20% di potenza buttato all’altitudine e il rischio di strafare e di far soffrire oltremodo i motori. Ed ecco l’altro tipo di contenuto, l’Umano e Intelligente, imparziale gestore delle proprie risorse. Gestire la meccanica, infatti, è anche e prima di tutto fare attenzione ai propri limiti… inversi. Se, infatti, su certi terreni, per esempio la Finlandia, il Pilota può essere chiamato ad un extra, a quel famoso 101%, in Messico è sempre meglio darsi una regolata, tenersi un pelo al di sotto, stare attenti ai sassi (non come in Argentina ma poco ci manca) e andare avanti fiutando l’aria e… le temperature. Si torna a bomba. Chi meglio di Ogier per un compito del genere? Mi sa nessuno! Non lo dico io ma i quattro successi dal 2013 del fuoriclasse francese su queste montagne. Oppure quella vittoria di esordio, di rottura del ghiaccio, del 2008, ancora Junior. O il semplicissimo fatto di essere il Campione in carica del Rally Guanajuato Mexico oggi alla sedicesima edizione.

Ma il ventaglio di 21 prove speciali, per quel totale appena citato di 313 chilometri, si presta a fare da sfondo ad altri temi importanti. Partiamo da Tanak o da Neuville, per esempio. Tra i due c’è uno spartiacque importante, siano i Piloti presi da soli o in rappresentanza delle rispettive Marche di cui sono bandiera e fucile. È la natura e il… calendario che si pone da arbitro. Tanak deve confermare il trend appena accennato, a voce grossa, al Monte e in Svezia. Neuville, alla centesima apparizione nel Mondiale, deve dare un senso diverso alle copertine dei Rally da qui all’Australia, e più che un’ambizione l’obiettivo diventa un dovere, per sé e per la Squadra, la Hyundai che gli ha dato una fiducia incondizionata… “autocondizionandosi” con i cambiamenti cui abbiamo assistito. Del resto, tutto questo “dover vincere”, o almeno portare a casa tanti punti da non doversi rammaricare più avanti, è la condanna di tutti. In questa ottica Tanak e Neuville, Ogier e magari un Evans o un Suninen che abbia capito cosa si è mangiato in Svezia, ma anche di un Meeke esaltato dalla sua stessa Storia, o di un Latvala in cerca anche lui del perdono svedese.

Lo Shakedown del rally del Messico 2019
Lo Shakedown del rally del Messico 2019

E perché no di un Lappi? E siamo alla Street Stage GTO di Guanajuato… Il finlandese porta la Citroen al primo record della sedicesima edizione, “staccando” il miglior tempo sulla cortissima e meravigliosa Speciale cittadina e migliorando il precedente di Mikkelsen. Non senza un grosso spavento, tuttavia, sul micidiale salto a 1000 metri dal traguardo, che finisce in adrenalina e scintille. Gli altri non sono d’accordo, troppo rischio, così la Prova viene congelata, Ogier, Evans, Meeke e Tanak tutti con lo stesso tempo, e poi fermata definitivamente.

Si riparte, o meglio si parte dunque dalla El Chocolate.

 

Foto di Manrico Martella, Gerardo Isoard, Jakub Pojmicz

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