WRC19. Mexico. L’Ogier (di Citroen) che ci si aspetta

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Grande opera di forza e di equilibrio del Campione del Mondo, che riporta al vertice le proprie credenziali con una Gara pressoché perfetta. “Sfortuna” per Mikkelsen, Sordo, Latvala, restano in evidenza Evans e Meeke. In ritardo Tanak e, soprattutto, Neuville
9 marzo 2019

Leon, Mexico, 8 Marzo 2019. Street Stage Guanajuato GTO in archivio, meno di 5 chilometri suggestivi finiti nel freezer delle prove nulla-di-fatto, si va a nanna già sovreccitati all’idea della El Chocolate, inaugurazione terribile del primo giorno “vero” del 16° Rally Guanajuato Mexico. 31 chilometri, il dieci per cento del totale, e ce ne sarà una seconda. Varietà “assordante” di situazioni, divertente e facile all’inizio, poi tortuosa come un… pendolo, impegnativa e sfinente per i terrificanti saliscendi in alta concentrazione di tornanti fino alla quota massima di oltre 2.500 metri. Al passo si ricomincia, questa volta in discesa, tagli da cardiopalmo e staccate da dischi arroventati. Di tutto e di più, un mini-Mexico nel Mexico nel quale può succedere di tutto, o quanto basta per far diventare fatale o determinante l’alba del venerdì messicano.

Latvala nel corso del suo rally del Messico
Latvala nel corso del suo rally del Messico
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Qualcosa succede subito. Un allarme nella Ford di Evans, per fortuna rientrato, Suninen fermo e out al KM 13, la foratura della i20 di Neuville, finita contro le pietre portate in strada da Tanak. Ecco, il belga alla prova del nove inizia subito con un handicap di 40 secondi dal vincitore e oltre 20 da Ott Tanak che ha aperto la pista e che chiude staccato della stessa misura impietosa. La sonata dalla C3 di Ogier è un’altra musica. Si capisce subito che Pilota e Auto sono “accordati” alla perfezione.

In ogni caso, ad emergere al termine del primo giro è Andreas Mikkelsen, il Pilota più chiacchierato della vigilia per la scelta di Adamo di lasciarlo… in panchina nel prossimo Corsica. Il caso è stato poi spiegato e “diluito”, il norvegese serve per collaudare gli upgrade prossimi venturi della i20. Bene Sordo il Silenzioso, nostra “seconda linea” preferita, Evans l’Ansimante, e Meeke il Cauto. Indietro Tanak e Neuville, battaglia a distanza alle spalle di Lappi. Tanta polvere, c’era da aspettarselo, strade molto scivolose, per molti è una sorpresa.

Evans la sua Ford Fiesta
Evans la sua Ford Fiesta

Secondo giro, seconda El Chocolate. Il Rally sale di un tono. Si spinge al massimo. Le strade sono appena più pulite, ma è difficile stare nelle linee e certe curve sono ormai disastrate. Comunque è ora di spingere e Ogier non si fa pregare. La pressione che il francese mette sulla Corsa prelude chiaramente a un avvicendamento al comando, del Rally e, possibilmente, anche del Campionato. Anche Tanak dà tutto, ma non basta a contenere la furia del Campione del Mondo che mette tutti in fila. Nello stesso punto dove era uscito Suninen alla prima esecuzione si ferma anche Mikkelsen, e quel minuto e mezzo di ritardo che riporta la sua bella prima parte della corsa nell’anonimato è la sanzione, sempre in pelo esagerata, di una foratura. Neanche dieci chilometri più avanti cede anche la sospensione “offesa” in precedenza ed è la fine. Due Speciali vinte e leadership buttate. Istintivamente viene da pensare che guidare le “Plus” non è alla portata di tutti, e che il margine di recupero di un errore sia vicinissimo allo zero. Cresce Evans, è terzo, e svetta Sordo, alla prima uscita stagionale, a meno di due secondi da Ogier.

Insomma, Ogier ha saputo reagire alla grande, Tanak e Neuville no, non per adesso. Non fosse per i colpi di scena, e quel po’ di polvere a cui ci si abitua solo nell’incoscienza, il Rally è perfetto e bellissimo. Ai verdetti della El Chocolate è difficile ricorrere in appello.

Il finlandese Lappi nel WRC del Messico 2019
Il finlandese Lappi nel WRC del Messico 2019

Avanti. La giornata no delle Hyundai riprende il suo corso impietoso. Sordo è fantastico e ineccepibile, unico ancora in contatto con Ogier, ma la sua i20 si ferma dopo la Ortega, sesta del programma, durante il trasferimento. Un problema elettrico, se ne accorge impotente il Pilota e confermano i vertici del Team. Sulla successiva Las Minas si sveglia Tanak. Un po’ tardi, effettivamente, ma la sensazione che solo Ogier sia perfettamente calibrato sulla lunghezza d’onda del Rally concede all’estone la speranza di un recupero almeno parziale o di posizione. Con un po’ di fortuna… e infatti alla prima delle due corte V-Power Shell cittadine, questa volta a Leon, quartier generale del Rally, non arriva la Yaris di Latvala. Ancora un problema elettrico, ancora fatale. Tanak recupera il ritardo da Lappi e, al quarto posto seppure con un ritardo vistoso, è di nuovo padrone di un Rally almeno utile. Senza contare che davanti a lui c’è Kris Meeke. Si può e si deve pensare che, nell’eventualità, sia possibile chiedere a un purosangue di rallentare la sua corsa per favorire Squadra e Capitano? Vedremo al momento opportuno, se ce ne sarà bisogno. Ben poco entusiasmante è, invece, il bilancio della Corsa di Neuville, che alla “sanzione” della sfortuna iniziale ha comunque aggiunto altri venti secondi di impotenza e che naviga, senza aiuto e apparentemente senza grandi prospettive, al sesto posto a un minuto dalla testa della Corsa.

Passaggi millimetrici perla Hyundai di Neuville
Passaggi millimetrici perla Hyundai di Neuville

Il Rally si ferma per il riposo. La giornata è stata sin troppo avvincente e incerta, basti pensare che ben quattro R5, Bulacia, Guerra, Heller e Trivino, sono enrate nella top ten. Ruolo della sfortuna, sempre relativo, a parte, la prima Tappa del Guanajuato Mexico 2019 si chiude sullo sfondo delle belle gare di Evans, irriducibile M-Sport, e Meeke, grande “trasformazione”. Al centro della scena, con una chiarissima dichiarazione d’intenti lanciata dai microfoni dell’altrettanto trasformata Citroen C3, torna Sébastien Ogier, quattro successi parziali e in testa dalla prima del secondo giro con un discreto vantaggio su Evans e Meeke, nonostante una foratura talmente lenta da non rappresentare un problema maggiore.

 

Foto di Manrico Martella, Gerardo Isoard, Jakub Pojmicz

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