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Leon, Mexico, 9 Marzo 2019. Il fuso orario gioca sempre qualche brutto scherzo. Di solito è incapacità di dormire o di stare svegli, a seconda del senso di rotazione planetaria del viaggio. A volte, invece, incide più in profondità, e dà senso di ritardo… mentale, difficoltà a capacitarsi, stupore eccessivo. Ecco, parte la seconda Tappa, un piccolo giro di forature e di incidenti, e si fa fatica e decifrare i fatti che cambiano improvvisamente i connotati al Rally Guanajuato Mexico 2019. La vicenda sacrifica il leader provvisorio, Ogier, e proietta al comando Meeke. Ma è come un abbaglio, un sogno da cui ci si sveglia nel giro di un paio di Speciali ancora. Non è il fuso orario che gioca di questi scherzi, è una serie di meccanismi al limite del paradossale che si incastrano tra di loro in modo anticonvenzionale e mettono il Rally nel frullatore.
Decima Speciale, dunque, prima Guanajuatito di 25 chilometri. Ogier non è più tra i primi a partire, ora è nono, e quando molla la frizione davanti a lui sono già in pista, nell’ordine e a parte i rientrati in regime di Rally2, Evans, Meeke, Latvala e Lappi, che dunque è già avanti nella Speciale. Poco dopo la partenza Ogier prende un sasso, regalino lasciato lì da uno che è partito davanti, e fora. L’orizzonte dell’Ufficiale Citroen e leader della Corsa diventa nero. Quasi contemporaneamente Lappi, ormai in vista del traguardo, esce di strada e vi rimane con il posteriore dell’altra C3. Il muso resta in mezzo alla strada, Evans e Meeke passano al pelo. Bandiera rossa, tutti lentamente. Meeke stacca un tempo strepitoso a balza in testa alla Corsa, Ogier è vistosamente in ritardo, ma il tempo successivamente imposto, una ventina di secondi più di Meeke, salva il suo Messico. Meeke se la prende, sospetta addirittura che il team abbia fermato, sì, un po’ grossolanamente, Lappi per far interrompere la Speciale che avrebbe condannato Ogier. Francamente una strategia del genere sembrerebbe un po’ esasperata e troppo ben calibrata all’impronta.
Non c’è tempo per recriminare. Ogier ha avuto un colpo di fortuna strepitoso, che sarà completato da un piccolo e superato problema tecnico al differenziale centrale nell’ultimo strappo di giornata, ma non ha mai demeritato la posizione che riconquista saldamente con la vittoria della dodicesima e tredicesima Speciale, ultimo passaggio sulla El Brinco e secondo sulla Guanajuatito. Le due Speciali di fine mattina erano state caratterizzate dalla doppietta di Latvala, stesso tempo di Ogier nella seconda, che era partito deliberatamente con dieci minuti di ritardo per far pulire meglio la strada davanti a lui. E chi se ne frega della penalizzazione di 1 minuto e 40. Guanajuatito e Otates diventano lo scenario cruciale della seconda Tappa.
Rally fuori controllo? No, solo molto avvincente, un thriller dalla sceneggiatura complicata ma efficacissima. A Latvala quella doppietta serve per ravvivare la posizione personale, a Ogier l’incidente di Lappi viene tremendamente buono, e del resto i compagni di squadra possono servire anche a questo. In questa sorta di caos avvincente Evans tiene e mantiene la posizione, Tanak e Neuville rientrano in gioco, pur con scarsi dividendi in termini cronometrici, e il maggiore sacrificato è Meeke che nel giro di mezz’ora è passato dal primo al… quinto posto. Pare la “logica” applicazione di una qualche legge di Murphy. Meeke fora nella undicesima e preferisce concludere sul cerchio. Paga, così, un minuto e mezzo e quattro posizioni. Poi, come Mikkelsen il giorno prima, deve scendere a patti con il decadimento della sospensione e concedere un altro minuto e quarantacinque nella successiva El Brinco. Otates, più lunga del Rally, e El Brinco, appannano le ambizioni, ma non vanificano la bellissima Gara di Meeke, il Nord irlandese non ci sta… ma poi ci sta. In fondo la sua corsa perfettamente votata ai valori del gioco di squadra continua a pagare. Certo, poteva pagare di più.
Diciamo che a caratterizzare il secondo e ultimo giro di Speciali è la decisione di Tanak, rincuorato dalle migliorate condizioni derivanti dal suo ordine di partenza, di partire all’attacco almeno del secondo posto. L’obiettivo è work in progress e bisognerà aspettare la chiusura del Rally per giudicare. Globalmente, l’estone ottiene il miglio risultato di giornata, otto secondi recuperati a Ogier e ben 20 a Evans dal quale dista ormai poco più di due secondi.
Niente da fare, invece, per Neuville, che muove la classifica più per il riflesso delle vicende generale che per un suo contributo diretto. Il belga, che non è in perfetta forma fisica, è congelato in quarta posizione a quasi due minuti da Ogier. Impossibile, a cose normali, andare a prendere Tanak, dal quale ha preso altri 20 secondi, e salire sul podio, e impossibile che Meeke gli recuperi quasi tre minuti e mezzo. E chi se move?
Dopo il giorno più lungo, poco meno di 140 chilometri in nove Speciali, al termine di una battaglia durissima che ha ridotto ad appena cinque le WRC Plus a “pieni giri” davanti alle arrembanti R5 di Guerra e Bulacia, è la volta, ora, della frazione più corta. 25 chilometri scarsi per la Alfaro, i 25 della nuova Mesa Cuata, disegnata in gran parte sulle strade della El Chocolate, e finalmente i 10 e 72 del Power Stage sulla Las Minas. 60 chilometri per un gran finale tutto da decifrare, e ancora un Power Stage “necessario” per modellare meglio la classifica generale degli aspiranti al Titolo. A Ogier quei 5 punti farebbero tremendamente comodo, Tanak non può essere arrivato a due secondi da Evans per tirare i remi in barca, e Neuville dovrebbe sentire il dovere, con una Macchina che si è dimostrata capace di vincere e di condurre, di salvare la faccia e il risultato globale.
Foto: Manrico Martella, Gerardo Isoard, Jakub Pojmicz