WRC18 Turchia. Duello di Pietre. Mikkelsen (Hyundai) il primo nome

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Torna il Rally Turchia, assente dal mondiale dal 2010. Programma e messa in scena da appuntamento ambizioso. Campo di battaglia durissimo (e impari) per il duello annunciato tra Neuville e Ogier (Tanak permettendo)
14 settembre 2018

Marmaris (o quasi), Turchia, 13 Settembre 2018. Un mese è passato, e anche se l’eco dello strepitoso successo di Ott Tanak e di Toyota in Germania è difficile da spegnere, si volta pagina, si attraversa mezzo (Vecchio) Continente verso Est e ci si ferma quasi in Asia. È la Turchia che chiama il WRC. Da Marmaris per mandare in scena il grande Rally del ritorno nel Campionato dopo un’astinenza di otto anni. “Sarà il Rally più bello della stagione, già dal primo anno!” annunciano in quello che pare un proclama gli Organizzatori. Buona fortuna, che se la vedano allora con lo stupendo (Italia) Sardegna, diciamo noi, e la prendiamo come la migliore intenzione di fare le cose come si deve. Dunque apprestiamoci a veder mantenute un gran numero di belle promesse, che già siamo carichi di grandi premesse.

A chi il Turchia ricorda l’Acropolis, e in particolare le sue pietre, diciamo subito che il ricordo verrà amplificato da una nuova, micidiale realtà. Pietre sì, ma possibilmente più grosse e “astiose”, nascoste malamente sotto uno strato di “lavorazione” del terreno che è gioco-forza leggero, quasi un velo di polvere che verrà sollevato sin dai primissimi passaggi. Ergo, se partire per primi è sempre stato considerato un sacrificio e un’ingiustizia, per Thierry Neuville anche questa volta sarà invece un’opportunità, nella fattispecie doppia: l’impagabile gusto di partire con la strada pulita, e la libidine maliziosa di poterla… sporcare per rendere amara e difficile la vita del primo inseguitore, tale Sébastien Ogier che parte per secondo. Meglio che in Germania, insomma, dove entrambi comunque hanno visto i sorci verdi di Tanak.

Ed ecco un paio di “temi” che tolgono il sonno agli appassionati (non solo) e agli “operatori”. Mercato del WRC. Un po’ di sonno ce lo abbiamo “investito” anche noi. Poco, meno male, perché su qualcosa siamo stati in grado di… sbagliare. Un tassello del mosaico va al suo posto. Provavamo a supporre che Citroen potesse essere interessata a fare una proposta indecente a Neuville, e invece Michel Nandan ha riunito la famiglia alla vigilia del Rally, ha giocato bene le sue carte e ha fissato i prossimi tre anni del suo Pilota. Bella mossa, ben giocata e senz’altro lo specchio della bella situazione che si vive in casa Hyundai. Anche un certo cinico tempismo. A Satory, infatti, proposta analoga dovranno tenerla buona, e probabilmente al caldo sotto il canovaccio, per girarla magari lievitata a Ogier. Il quale fa fair play, dice che le Citroen sono in effetti migliorate, ma che le sue priorità sono qualitative, la competitività della Macchina, e temporali, magari un contratto un po’ più lungo dello “stagionale”, alla raccoglitori di pomodori. A me, più che un messaggio di disponibilità, pare un lamento sin troppo chiaro rivolto a Malcom Wilson. Prima di tutto la Fiesta per vincere il sesto Titolo quest’anno, e poi soldi garantiti per un triennio in luogo di quelli del salvadanaio rotto ogni inverno. La novella continua, e del resto di ben più urgente c’è a desso il recupero dei 23 punti di ritardo da Neuville.

Suggestive immagini del Rally Turchia
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Meteo incerto-strano in Turchia. Tuoni e fulmini a 360°, un bombardamento in lontananza, ma acqua, per fortuna, poca, pochissima. Chissà se dovremo preoccuparci anche per il fango. Sì, perché se piove il fesh-fesh diventa una trappola di creta. Per ora il tempo tiene, e potrebbe tenere. Anche questo serve a far bello il Rally, come dicono gli organizzatori più bello.

Altra carne al fuoco. Mentre il Turchia si garantisce un po’ di futuro (ma c’è di mezzo la storia dei soldi triangolati tra Promoter, Organizzatori e Team che tanto deve aver scaldato l’animosità di Makinen al riguardo del Sardegna) si delinea il profilo della stagione 2019. Cile certo prima dell’Argentina, e Giappone in arrivo (ancora scaldato da Makinen e soci), magari nel 2020 se si deciderà di farlo accompagnare dal nuovo Safari. Magnificenza del WRC, intanto l’anno prossimo una data in più, poi Corsica in bilico.

La terra del Rally Turchia
La terra del Rally Turchia

Manteniamo ordine e restiamo nell’attualità. Meno di 900 chilometri in totale, 146, 134 e 34 chilometri, rispettivamente, venerdì, sabato e Domenica in 17 prove speciali. Si dice che al Power Stage del pranzo di Domenica ai “sopravvissuti” alla rudezza della prova sembrerà di aver visto la madonna, alla Amici Miei. Squadroni al completo. Neuville, Mikkelsen, Paddon per Hyundai (Sordo in panchina mi dispiace), Latvala, Tanak, Lappi per Toyota, Ostberg, Breen, Al Qassimi per Citroen, e infine Ogier, Evans, Suninen per Ford che aggiunge anche il “cliente” Al Rahji. Duello in vista anche nel WRC 2, candidati al ruolo Tidemand e Kopecky, Tempestini con la Citroen C3 3 e Camilli assente, ma sappiamo perché: lo vedremo in Spagna quando scenderà in strada la nuova Volkswagen Polo R5.

Shakedown, Neuville un secondo e mezzo meglio di Ogier, Latvala meglio di “Jackall” Tanak, poi si abbandona la pineta a venti chilometri dove è posto il quartier generale e ci si sposta verso il prologo-spettacolo del Rally, quasi balneare centrato a Marmaris. 2 chilometri e un nome semplice e maestoso (e non poco ambizioso): Super Special Stage Turchia Full Speed!

Largo ai giovani. Mikkelsen, che era rimasto fermo durante lo Shakedown, e Breen nell’ordine davanti a Tanak. Di nuovo R5 tra i primi, Kajetanowicz e Kopecky, Neuville a tre secondi e mezzo, Ogier addirittura a oltre sette. Non scherziamo, ancora una volta un Prologo che dice poco, o non la conta giusta. Il bello dell’incertezza anche in questo.

Foto: Manrico Martella, Elisabetta Pretto, Nikos MitsourasPURE WRC AGENCY

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