WRC18 Tour de Corse. Hyundai, Doctor Michel Nandan

WRC18 Tour de Corse. Hyundai, Doctor Michel Nandan
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Quattro chiacchiere con Michel Nandan, Team Principal di Hyundai Motorsport, sulla condizione di Paddon, sul Messico di Sordo e sulla forma di Neuville, sulla concorrenza che si fa davvero sempre più agguerrita
6 aprile 2018

Bastia, 5 Aprile 2018. Chiacchierando nel Paddock, nel Parco Assistenza, è sempre difficile veder riconosciuto con chiarezza il proprio livello di competitività. C’è sempre un po’ di reticenza, di scaramanzia e di rispetto per gli altri, una sorta di gentile considerazione dell’Avversario che va oltre la forma dell’educazione. C’è rispetto, nel WRC, ma è più facile sentirsi dire che il più bravo è… un altro. La verità si trova spesso in un incrocio di informazioni, mettendole in relazione, ed ecco che, al Paddock, una sorta di maggioranza indica il Team Hyundai Motorsport come un riferimento. Nell’anno in cui M-Sport ha vinto tutto, Hyundai è il Team che ha regalato di più, e che quindi che ha perso di più. È il Team, di conseguenza, che deve fare i conti una volta di più con fattori che non dipendono sempre da variabili controllabili. Non sfruttata la stagione del vantaggio, Hyundai è tornata all’attacco con la stessa mentalità, dando continuità al proprio lavoro e trattando con grande attenzione e rispetto sia i contenuti tecnici del proprio programma che il “materiale” umano a disposizione degli obiettivi. Vediamo dunque che aria tira all’interno del Team diretto da Michel Nandan, focalizzando soprattutto sui contenuti “umani” dell’assetto. 

Michel Nandan
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Hayden Paddon. È arrivato come una star, un’annata difficile, ora divide un sedile con Dani Sordo. Davanti a lui Thierry Neuville e, da poco, Andreas Mikkelsen. È un ottimo Pilota, con qualcosa da sistemare. L’abbiamo già detto, in questo il Team Hyundai Motorsport e il “Dottor” Michel Nandan sono degli specialisti. Hanno già il precedente di Thierry Neuville, “operato” con successo.

Michel Nandan. “Secondo me Paddon è a un buon punto, siamo a un buon punto. Perché in Svezia Hayden non è andato male, ha fatto il Rally che doveva e poteva fare, forse qualcosa di più. È vero che non avendo un programma continuo è più difficile. Dopo il Portogallo il suo programma si intensificherà e Paddon potrà contare anche su una maggiore continuità di rendimento. Secondo me Hayden ha già la buona motivazione, giusta, così come Dani Sordo. Farà sette gare, e questo è un fatto che può essere visto positivamente. Non ha la pressione del Mondiale sulle sue spalle, e può puntare al massimo risultato in ogni prova, e prepararsi al meglio per ciascuna di esse.”

E Dani Sordo, allora. Con lo spagnolo il “metodo” dimostra di funzionare. Sordo ha fatto una magnifica Gara in Messico. E certamente di più di quanto il paventato vantaggio dell’ordine di partenza lasciava supporre e sperare. Dani ha dato di più, ci ha messo qualcosa di più.

MN. “Sì, è così. Inizialmente Dani ha sfruttato molto bene il vantaggio che aveva, già sulla carta, e cioè di partire indietro. L’ha sfruttato molto bene e in pieno, andando persino in testa alla Corsa. Soprattutto però, io direi, ha saputo “tenerlo”, conservare quel vantaggio, fare qualcosa di più e di meglio. È stata una grande prova. È facile sfruttare il vantaggio e andare a prenderne i dividendi il primo giorno, ma non altrettanto il sabato e la domenica, tutto diventa più difficile ed è lì che Sordo ha fatto la differenza.”

Andreas Mikkelsen. È arrivato, si è inserito in una Squadra già “formata” e basata su un certo programma. Ha sicuramente avuto un impatto sul Team. È stato un buono sull’atmosfera della Squadra o, per così dire, ha portato una certa destabilizzazione?

MN. “No, niente di nocivo. Mikkelsen si è inserito benissimo nel Team e il Team lo ha accolto molto bene, nessun effetto collaterale. Andreas è una bravissima persona e sa farsi ben volere. Secondo me gli manca ancora qualcosa, in termini soprattutto di abitudine alla Macchina, e questo fa sì che egli rappresenti uno stimolo speciale per tutti quanti attorno a lui, per tutta la Squadra e per i suoi colleghi Piloti.”

Le Macchine. Le Hyundai i20 Coupé. Dopo il ritiro di VW, avete goduto per un certo periodo di un vantaggio di posizione derivante dalla grande mole di lavoro svolto negli anni precedenti, che si è riflettuta sulla realizzazione della nuova WRC+. Circostanze di “vario genere” vi hanno impedito di sfruttare in pieno quel vantaggio e, soprattutto, di capitalizzarlo. Come vedi, alla luce dei progressi degli altri, gli Avversari, la vostra posizione di quest’anno?

MN. “Innanzitutto, sì, la bagarre si è fatta e si fa sempre più serrata. Avversari? Secondo me Toyota è la Marca che ha fatto il più grosso “step”, già evidente alla fine dello scorso anno e maggiore di quello operato da Citroen. D’altra parte abbiamo visto sia in Svezia che in Messico che la Citroen è lì, è arrivata. Dunque tutte le Macchine sono adesso ancora più vicine. Probabilmente non è il caso del Corsica, sappiamo che sull’asfalto siamo ancora un pelino indietro, ma noi siamo ancora più vicini nelle performance su questa superficie e senz’altro buoni sulla terra.”

Questo significa maggiore pericolo per le Ford di M-Sport o anche loro, secondo te, conservano il potenziale costruito lo scorso anno?

MN: “Secondo me il loro resta un pacchetto molto equilibrato ed efficace, e in più possono sfruttare l’esperienza di un anno eccezionale. Più in generale, bisogna dire che le Squadre si presentano quest’anno con un assetto in generale più equilibrato, non solo tecnico ma di organico, di Piloti. Tutti hanno buoni Piloti e tutti sono indubbiamente più vicini in termini di competitività, non solo tecnica.”

In questo senso Ogier continua ad avere una posizione privilegiata nel conto delle potenzialità?

MN. “Secondo me sì, il fatto di aver potuto acquisire un’esperienza così grande lo scorso anno, è un potenziale in più che sta dalla parte di Ogier.”

Tra le tre Marche, dunque, Hyundai, Citroen e Toyota, chi vince per prima il Mondiale?

MN. “Io dico Hyundai. Spero che sia Hyundai, perché l’anno scorso l’abbiamo veramente mancato, per diversi motivi, e dunque quest’anno non voglio dire che sia una sorta di pressione in più, ma è un fatto che sarebbe logico che, con tutto il lavoro fatto e il potenziale espresso, che toccasse a noi. Anche se è vero che quest’anno sarò senz’altro un po’ più difficile. Per il fatto che tutte le Macchine sono lì, per il fatto che, per esempio, Tanak con Toyota può essere ancora più “pericoloso”.

Per vincere quest’anno, allora, ci vuole davvero un “pacchetto” al 100% del potenziale?

MN. “Certo, ci vuole una Macchina competitiva al 100%, ci vogliono dei Piloti al 100% della forma psicofisica, e ci vuole più di un Pilota efficiente perché ci vuole più di un Pilota per vincere il Mondiale Marche.”

Certo, 100%. Per valutare la percentuale di competitività e di efficienza di una Macchina ci sono dei parametri evidenti da considerare e su cui lavorare. Il valore contingente di un Pilota, invece, dipende anche da altri parametri non solo tecnici e su cui spesso è difficile lavorare, talvolta difficili anche da riconoscere. Ecco, quanto vale in senso di potenzialità di successo, Thierry Neuville, oggi?

MN. “Thierry Neuville, oggi, sì, vale il 100% di un Pilota che può vincere il Mondiale. Sì, io credo che il suo valore in relazione alla possibilità di vincere sia lì, 100%!”

Foto Credits:

Manrico Martella, Carlo Franchi, Dennis Milesi, Simone Calvelli

Agency: PURE WRC

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