Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Bastia, 6 Aprile 2018. Due volte La Porta - Valle di Rostino, cento chilometri in tutto, e due volte Piedigriggio – Pont de Castirla, altri 27. Un programma secco, crudo perché basato sulle curve a non finire delle strade corse, con una serie di leit motiv annunciati, e quasi tutti, a dire il vero, mancati, spariti, ridimensionati.
Quali erano i titoli da cartellone? Ecco i principali. Ogier contro tutti, nella più pertinente accezione contraria, cioè tutti contro Ogier. Ogier contro Loeb, il duello del secolo, due generazioni, due ere a confronto, per una volta reale, non solo immaginato sui parallelismi virtuali e impossibili della carta. Meeke contro Ogier e contro il destino (che lo ha privato di una grande vittoria lo scorso anno). Neuville davanti a Ogier, che non è in teoria lo stesso che vincere, perché vuol dire ridurre drasticamente il numero degli avversari limitandosi a considerare il Re, ma che tradotto in soldoni vuol dire proprio vincere. Sì, perché davanti a tutti, spazzolando via tutte le congetture più “performanti”, c’è ancora e sempre lui, il vincitore di cinque Mondiali consecutivi, già del Monte-Carlo e del Messico di quest’anno, di tre delle quattro speciali della prima Tappa del Tour de Corse 2018. Un Ogier che un altro poco e vale mezzo secondo di vantaggio, e di default, al chilometro, indistintamente per i buoni e i cattivi, handicap minimo per tutti quelli che vogliano provare a confrontarsi con lui.
Proviamo ad andare giù pesante? Va bene. Si salvano in pochi. Neuville dice che per vincere il Mondiale, che è nelle sue corde, “basta” stare davanti a Ogier. Basterebbe. Lasciamo pure stare che le Hyundai del primo giro non erano neanche parenti delle ambizioni (legittime) del Pilota e del Team, ma il fatto è che prima di rispondere alla chiamata e avvicinarsi a un successo, Neuville ha lasciato squillare il telefono per tre quarti della giornata, e quando poi ha alzato la cornetta, ecco che si infila Lappi e vince l’ultima Speciale. È secondo, ma a mezzo minuto, e chi li ha persi? Non importa, non giriamo il coltello nella ferita, li ha guadagnati Ogier. A proposito di Lappi, un guizzo nel finale che è nel bel carattere del giovane e bravissimo finlandese, ma dove sono le Toyota? Fanalini di coda, proprio ora che si diceva che erano le Macchine che avevano fatto il più grande balzo in avanti. Che succede? Vorremmo chiederlo a Makinen, ma Tommi non deve essere troppo preoccupato di dare notizie, e mentre aspettiamo un’ora in anticamera per porgli la domanda lui s’ingozza e porta a spasso gli ospiti, poi sparisce in elicottero.
Si vede che non lo sa nemmeno lui. Più gentile Latvala, ottavo, il grande Jari-Matti che ce la mette tutta seriamente, come solo lui sa fare quando da tutto. Prova a spiegare che è un problema di assetto, che la macchina ha un grande grip finché… non lo perde, per esempio su quella terra mista a ghiaia portata sulla strada asfaltata dalle macchine davanti alla sua Yaris. Non un grave problema, quindi, ma di quelli che destabilizzano perché non sai bene come risponderà, la Macchina non Makinen. Forse per questo è “opaco”, traslucido anche Ott Tanak, che come dice Nandan è il miglioramento più significativo delle Toyota di quest’anno. L’estone strappa un quarto posto, provvisorio, e la sua Toyota è la prima della Marca oggi ultima, ma non brilla mai, non in questa prima giornata di un Rally difficile, d’accordo, impertinente, rischioso.
Che le Hyundai del primo giro non andavano come dovevano e come si sperava (anche noi) lo si vede anche dalla discesa agli inferi dei Piloti. Salvato Neuville, che si sta giocando la stagione della carriera, ecco un Sordo (a cui piace l’asfalto, anche quello dell’Isola di Bellezza) inconsistente, proprio lui che di solito è immancabilmente “consistent”, e un Mikkelsen da peggior risultato (parziale, ancora, d’accordo) delle carriera al termine della Tappa, nei dieci ma quasi in fondo. Invocate le circostanze attenuanti, una piroetta nella prima “longa”. Obiezione accolta, la giuria ne tenga conto.
Per le Citroen il discorso è un po’ diverso. Almeno il beneficio dell’inventario. Non sono le Citroen dello scorso anno, allora sorprendentemente imbattibili, o forse lo sono ma non lo sapremo, forse mai in questa occasione (se l’indice delle dinamiche della prima Tappa ha un senso in prospettiva). Per una semplice, doppia ragione. Loeb, comunque caduto in un tranello, sia esso le gomme fredde o raffreddate da una pozzanghera presa in pieno, è uscito dalla Gara quando era già sul podio, e per l’alsaziano un podio è abito stretto. Meeke, invece, è comunque diverso dall’anno scorso perché… diverso.
Non è più il vecchio, caro Pilota d’attacco incondizionato e irrevocabile, capace di goal favolosi e di “falli” da espulsione, ma un assennato, maturo Pilota che ha capito, o accettato, di dover portare a casa la pagnotta, il risultato, quale che esso sia e non necessariamente il massimo. Quindi difficilmente rivedremo, in questa occasione, un Meeke all’assalto, e dunque non dovrebbe essere in Corsica che la competitività della Citroen potrà essere confermata o smentita. A proposito di Citroen, molto bene, invece, il debutto delle C3 R5. Stephane Lefebvre ha pagato il solo errore di gioventù della nuova Citroen WRC2 messo in mostra sinora, la “perdita” dei freni, ma Pilota e Macchina sono stati i più veloci.
Certo, Loeb fuori e Meeke con il freno tirato non è il “Tour” indimenticabile che il grande Pubblico straripante del Corsica si augurava. Disdetta, sfuma la sfida del secolo e si dovrà aspettare la Spagna per provare a dire se il Vecchio può ancora essere migliore del Nuovo.
Ogier se ne va, spiccioli da parte trenta secondi a Neuville, quaranta a Meeke, quarantacinque a Tanak. Distacchi notevoli, forse irrecuperabili. Se proprio vogliamo andare a scrutare l’ignoto, si potrebbe dire che, ordine provvisorio al termine della prima Tappa del Corsica a parte, il Campione del Mondo 2018 sta in questo quartetto. Gran Pilota Ogier, è fuori di discussione e non importava dirlo facendo la figura dell’eco della montagna, ma qui c’è anche una gran Macchina, e una buona Parte del distacco, leggi vantaggio, mi sa che è proprio lì.
Foto Credits:
Manrico Martella, Carlo Franchi, Dennis Milesi, Simone Calvelli, Daniele Elisei
Agency: PURE WRC