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Bastia, 5 Aprile 2018. Intanto ha piovuto fino alla nausea, piovuto da far rimpiangere le edizioni schifosamente autunnali di qualche anno fa, ma per fortuna le Macchine sono passate tra gli schizzi. Hanno fatto le ricognizioni, evitato il nubifragio di mercoledì e scoperto un giovedì indulgente per lo Shakedown. Il segno del maltempo è rimasto, di riflesso, nella corta pre-prova sul tracciato di Sorbo-Ocagnano, vedremo come e perché, ma pare che farà bello fino all’inferno di domenica, quando nessun gioco potrà essere considerato fatto. Questo è certo, perché la configurazione del Tour de Corse 2018 è micidiale, non tanto per le emblematiche 10.000 curve quanto per la bella idea di mettere nel plateau di ogni giro o tappa del Rally una Prova Speciale lunga alternata ad un’altra corta, per finire con la “spaventosa” pozione avvelenata di domenica, la “longa veramente longa” Vero-Sarrola-Carcopino di 55 chilometri prima dello show cardiotonico del Power stage finale, appena 16 chilometri per la Coti-Chiavari.
Gran parte delle 12 Prove, nella formula di tappa 4-6-2, sono nuove, o rielaborate da storie troppo vecchie perché i giovani di oggi possano averle vissute. Gli “eventuali” non-giovani che hanno ritrovato in Messico una nuova, folgorante e stupefacente seconda giovinezza, non se le ricordano (o fanno finta di non ricordare). Tutto nuovo, si può dire, tutto maledettamente interessante e attraente, intrigante come solo un Rally in cui i motivi di eccitazione confluiscono a bizzeffe. Nuovo anche questo fatto. Non nuove, invece, le strade, immaginate a fatica nello sviluppo nella natura violenta e affascinante della Corsica, e dalle infinite, disuguali curve. Gran lavoro per le braccia, ma soprattutto per la “testa” e la memoria.
Ecco la sintesi annunciata di una grande gara annunciata: ce l’aspettiamo al fulmicotone. 12 Prove Speciali, 786 chilometri in tutto, 333 di Speciali cronometrate. 92 Macchine al via da Bastia per un largo giro al Centro-Nord dell’Isola. Ogier 56 punti, Neuville 52, Mikkelsen e Meeke staccati. Ogier da battere, come al solito, ormai da un lustro, ma in tanti a volerlo, e poterlo, battere.
Si parte. Shakedown. Massimo Carriero ci aveva fatto riflettere con un’osservazione. Con il maltempo del mercoledì, qualcosa doveva rimanere in serbo per giovedì. Le condizioni del tracciato. Asciutto, o quasi, certamente, ma sporco e umido di lato, per cui tagli difficili e facile portare “dentro” terra e sassi e sporcare l’asfalto in fretta. Era imperativo andare a cercare il tempo subito, alle prime uscite.
E così è stato. Kris Meeke si è fiondato dentro i 5,45 chilometro del test ultimo con la C3 WRC e ne è uscito come una fucilata, 4:00.8, staccando un trenino di tre Hyundai, Mikkelsen, Neuville, Sordo, le due Ford di Ogier e Evvans e il compagno di Squadra con l’altra Citroen, Loeb. Tutto, tutti al primo tentativo, tranne Loeb che ha “staccato” il tempo al secondo. Indietro le Toyota, e tra queste, il sorprendente (ma non troppo, in fin dei conti) Stephane Lefebvre, 9° assoluto con la nuovissima e debuttante C3 R5, la nuova “arma” di Citroen per il WRC2 presentata il pomeriggio precedente al Parco Assistenza.
Già, Kris Meeke. Al nordirlandese certamente fischiano le orecchie. Si parla molto di lui. Si ricorda che lo scorso anno era in testa al Rally, che dovette scambiare una vittoria in crescendo con un clamoroso ritiro per guasto. Ma si parla anche della sua posizione all’interno del Citroen Total Abu Dhabi WRT “minata” dal rientro di Sébastien Loeb, seppure legato a questa e altre poche occasioni, dell’inevitabile confronto più che per un ruolo di prima guida, reso obsoleto dal livello superiore, non paragonabile delle Leggende, per il responso della strada, del cronometro, del risultato. Meglio non pensarci, affrontare il toro per le corna e andare giù pesante. Come nello Shakedown, appunto.
Ma Loeb è, al di là del generale fair play che anima i commenti di tutti i diretti interessati, uno strano, pacifico seme della discordia. Loeb crea la condizione del confronto con Meeke, la crea inevitabilmente anche con Ogier, quasi a riaprire la vecchia, si credeva rimarginata, ferita del “famoso” 2011. In fin dei conti Loeb crea un certo “disagio” in un’intera generazione di Piloti, soprattutto quelli chiamati in causa da una storia o da una circostanza in comune, come i due di cui sopra. È più facile per quelli che si affacciano “inconsapevoli” perché, fortuna loro, non hanno avuto occasione di incrociare il Cannibale prima d’ora. Tipo Tanak, Lappi, Evans.
Il ritorno di Loeb è il grande richiamo e allo stesso tempo la grande curiosità del Tour de Corse 2018. Ma è interesse concreto anche la prospettiva Mondiale che si vedrà dalla finestra del Rally dell’Isola francese. Ogier da battere, “pacchetto” da capogiro con M-Sport, Neuville da battere, forza generale delle Squadra più… quadrata, Meeke da battere, ora che Citroen è tornata, e mettiamoci anche una Toyota, se i suoi Piloti si danno una mossa, tutti indistintamente, perché è evidente che la Yaris ha fatto un grande balzo in avanti.
Foto Credits:
Manrico Martella, Carlo Franchi, Dennis Milesi, Simone Calvelli
Agency: PURE WRC