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Torsby, 17 Febbraio 2018. Sembrava un Rally di Svezia idilliaco, e umano, e invece c’è turbolenza, forte come quando voli sul triangolo delle Bermude. Oltre a far freddo ha iniziato a tirare un’ariaccia. Le situazioni si ingarbugliano, creano precedenti e deterrenti alla realizzazione dell’Evento perfetto, e minano anche gli assetti più collaudati, storici. Come il Rally-Icona della Neve. Si vede proprio che i tempi cambiano. Per fortuna la continuità forte è Thierry Neuville, il condottiero della favolosa tripletta Hyundai di venerdì, che mantiene carica e leadership in un grande show di classe. Sì, di classe e di talento, perché è ora di tornare a credere ciecamente nel belga, di concedergli la fiducia di una fede. Un anno dopo, meglio tardi che mai. Soprattutto per lui. Del resto a Neuville ha dato fiducia prima di tutto Hyundai, e prima ancora l’ispirato Michel Nandan, in questo senso il Manager più moderno e lungimirante del “circus” del rocambolesco del Motorsport, il WRC.
Neuville mantiene il primato conquistato con la terza Speciale di venerdì con piccole accelerazioni per mantenere il passo, la concentrazione e, soprattutto, quella certa distanza, non troppa ma costante, che logora gli inseguitori e può costringerli all’errore dei nervi. Qualcosa è già successo, e alle spalle del leader le carte si sono rimescolate. Non troppo, tutto resta perfettamente aperto a un ulteriore, anche più decisivo cambiamento, ma quanto basta per alzare un inedito livello di interesse. Detto questo bisogna riconoscere che un Neuville così è una “bestiaccia”. Bene per il Mondiale.
Bello… ma brutto. Finora il Rally Svezia è stato apprezzato perché manifestazione esemplare e, oggi, in condizione di fortunata perfezione tecnica e organizzativa. Invece, improvvisamente, ecco il tracollo. La spina nel fianco al Rally è un’ingarbugliata situazione che affonda le sue radici nell’incompatibilità tra organizzazione di un Evento WRC Top e economia, risparmio. Lo Svezia non ha sovvenzioni cosiddette pubbliche, e deve fare i salti mortali da un anno all’altro. Poi si vede. Sale stampa divise e lontane, concentrazione di servizi e centrifugazioni di logiche, programmi compressi e sovrapposti, anche in modo illogico, non giusto. Per esempio, sono partite per prime le Storiche, e i primi delle “Future” hanno trovato neve fresca o strade distrutte, alternativamente a seconda del programma del giorno. Ogier, penalizzato-simbolo, si è lamentato garbatamente, come suo solito quando è in forma, Tanak invece, arrivato senza più un chiodo sulle gomme, è andato giù pesante, ne ha dette di tutti i colori e ha suscitato molto clamore. Al punto che la FIA lo ha preso per le orecchie e obbligato a scusarsi ufficialmente. Si vede che c’è un certo potere, o magari che tra le regole accettate è imposto un certo “fair play obbligatorio”. Ecco perché è difficile raccogliere umori che non siamo quelli tipici e canonici dello spogliatoio.
Bene, torniamo a noi. Mikkelsen è secondo, sbatte in un mucchio di neve e perde una quindicina di secondi. Un solo errore nel contesto di una Gara eccellente per il norvegese, ma pagato caro. Oppure no, in fondo sono errori che possono costare molto di più. Breen ringrazia e la sua Gara, e la sua Citroen, salgono di tono. Neuville trova la neve “smossa” da Mikkelsen e si gira, difficile evitarlo. Torna in strada concedendo tempo e chance, ma non troppo. L’impressione è che il belga riesca a controllare le folate e i colpi d’ingegno degli avversari diretti con una certa sicurezza, con una certa tranquillità. Lotta aperta anche tra Paddon e Ostberg, vicinissimi come tutti quelli in testa al Rally nonostante siano passati già due dei tre giorni. Paddon morde il freno nel primo giro contando su un assetto da guerra per il secondo (ormai il neozelandese ha rotto gli indugi e intende dimostrare che il secondo sedile Hyundai è roba sua), Ostberg cresce ogni chilometro che passa in grande confidenza con una Macchina, la “Cenerentola” C3 WRC, che torna nel salotto buono del WRC.
Mancano all’appello Toyota e Ford. Ci dispiace per i Tifosi che in grande numero avevano scommesso sulle Macchine giapponesi, in particolare iscrivendo Latvala in testa alla lista dei favoriti. L’assetto della “Toy Made in Germany” non è indovinato (differenziali?), e crea suspense e disagi, di cui qualcuno non tarderà a scusarsi, come al solito. Per ragioni di vario genere, tutte riconducibili a scarso feeling ed errori, i tre Equipaggi delle Yaris WRC sono indietro e compatti, in gruppo. Ieri in sequenza, oggi tra il sesto e l’ottavo posto, Lappi meglio di Latvala (ed ecco chi parla di passaggio di consegne), Latvala meglio di Tanak, intercalati dalla Fiesta di Teemu Suninen. Tanak, a proposito, ha sparato le sue buone cartucce, confermando di essere combattente di razza e all’altezza del ruolo per un posto nel confronto per il Titolo, ma non basta, anzi può servire a nulla.
E si parla di Ford, maestri di strategia e di consistenza, quando si parla nei termini di M-Sport. Io credo che tra le varie e inevitabili affinità che legano Ogier a Malcom Wilson, altrimenti non si sarebbero intesi così bene, la più importante sia la perfetta sintonia quando si tratta di gestione delle risorse. Si può vincere, si va. Non è il caso, fermi tutti, arriviamo dove riusciamo, senza rischiare la minima contrattura del patrimonio di competitività. Svezia non è il caso, si immaginava sin dalla vigilia e l’inizio della Corsa ha solo confermato che il “preventivo” era addirittura ottimistico. Morale, Suninen continua a fare il suo lavoro, diligentemente, onestamente. Non deve andare a stuzzicare nessuno lassù in cima alla classifica, e questo è un vantaggio enorme perché, deve essere chiaro, in testa tira un’ariaccia, e quindi può muoversi anche con una certa disinvoltura tra gli “sfigati” di turno. Ogier, beh, Ogier è la vittima sacrificale del Rally Svezia. Sembra quasi contento, soddisfatto del proprio lavoro che, in condizioni come quelle incontrate qui, non poteva portare altro fatturato. Resterebbe solo da darsi da fare nel Power Stage per raddrizzare una trasferta che, per quanto non troppo lunga, non è particolarmente utile.
Sfortunato epilogo del sabato di Scandola. Prima un cappottamento-tappo davanti alla Skoda del veronese, che corre in coppia con Gaspari, poi (si crede) un chiodo “sparato” dal pneumatico di un concorrente durante un trasferimento. Radiatore bucato e stop inevitabile, l’Equipaggio italiano sarà al via della giornata conclusiva del Rally
E infatti aspettiamo in gloria la Torsby Power Stage.
Foto: Manrico Martella, Simone Calvelli, Fabrizio Buraglio, Claudio Cavion, Marcin Rybak