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Salou, Spagna, 24 Ottobre 2018. Luna park di là dalla rete, luna park di qua. Al parco giochi di Portaventura, fiera tematica incentrata su Ferrari Land e attrazione fatale di Salou, ci vanno tutti. Al luna… Park Assistance solo gli appassionati e qualche curioso. Non è un parco giochi, non c’è da buttare giù la sagoma di Meeke lanciandogli una Citroen, non c’è il castello incantato da cui emerge minaccioso il Mago di Ott, il Bruco Breen, l’Elfo Evans o Hansel e Mikkelsen, ma tutto insieme è come sbarcare al porto di un altro pianeta, a cominciare dal bar di frontiera che sembra una catena di… smontaggio di boccali e pinte di birra.
Tutto è organizzato benissimo, semplicemente fruibile e… assistibile. Le transenne non sono troppo invasive, e nemmeno troppo… evasive. Si potrebbe facilmente passare e avvicinarsi. Ma il Pubblico è sempre sufficientemente vicino, e a regolare flusso e distanze è l’educazione, di addetti, poliziotti e sorveglianti, centinaia votati a darti una mano, e degli Spettatori.
Lo spettacolo sono le Macchine. Il delirio i Piloti, le Star. Da ferme o in movimento di… aeroporto, le Macchine fanno poche centinaia di metri dentro e fuori dai box, dentro e fuori dal “paddock”. Le accompagna la “musica” che si diffonde per tutta l’area e oltre. Veder lavorare i meccanici è meraviglioso, direi che è la parte più autentica, autentica atmosfera al di là del tempo, della Marca, della circostanza. Sono loro i trait d’union tra Macchina e Piloti, non le gomme come dicono.
Gli Dei sono sempre un po’ speciali. Hanno anche qualcosa da fare, da queste parti, non sono in vacanza, e quindi è chiaro che hanno i loro… chiari di luna. A tratti si fanno vedere, a volte incontrano quasi fisicamente il pubblico. Non sono tutti uguali, certo. Ci sono quelli che hanno capito benissimo che il successo dipende molto dalle mani sul volante ma anche dalla disponibilità a riconoscere che il vero interlocutore non è lo sponsor, bensì lo Spettatore. Tutti sono educati a intrattenersi amabilmente con il pubblico, solo pochi sentono l’atmosfera e l’esigenza di stringere una mano sconosciuta o di prendere in braccio un bambino e benedirlo, agli occhia appassionati del padre e della madre, per tutta la vita. Non è questione di essere buoni o cattivi, solo di indole. C’è chi è espansivo e chi più chiuso. Per fare due nomi, Mikkelsen è un angelo di disponibilità, Loeb è timidissimo e si sforza oltre le sue capacità istintive.
C’è da dire che certi uni di questi dei sono talmente amati che ogni apparizione innesca istantaneamente l’assalto. È incredibile la popolarità e l’amore che circonda Sébastien Loeb. È vero che lo si vede ormai di rado, ma quando succede è guerra. Delirio da rockstar. Quando appare Loeb sono i genitori a salire sulle spalle dei bambini. I telefonini hanno ormai sostituito i registratori e sono una vera e propria barriera visiva. Loeb parla piano, sembra che lo faccia apposta, e quindi i giornalisti si avvicinano e quasi lo travolgono. Vita grama per i fotografi i cui obiettivi fanno fatica a oltrepassare gli sbarramenti, e che mitragliano senza sosta a volte per un solo fotogramma indovinato.
Incredibile Loeb, credibile Ogier, un po’ schivo anche lui, meno “animale” da palcoscenico, ugualmente pacato. Le sue tavole rotonde sono affollate ma educate, si respira. Fuori dalla vetrata del Team la cortina di spettatori è meno densa di quella davanti a Loeb, ma ugualmente impressionante. Giovane, belloccio e campione, una ragazza prosperosa si aggiusta le tette fingendo di specchiarsi sulla vetrata dell’hospitality. I giornalisti si distraggono istantaneamente, Ogier sembra non accorgersi di nulla e continua a parlare della Fatarella-Vilalba, incubo di 38 chilometri di terra.
Gli apprendisti Star possono permettersi di passeggiare nel Parco Assistenza e godersi i primi codazzi di pubblico, poi arriva Petter Solberg, tutina candida e grafica digitale, come la Macchina, ed è di nuovo delirio. Qui si tratta di un’altra Leggenda vivente che riappare in Spagna, esattamente da dove era scomparso dal WRC. Il norvegese non se lo aspetta e corre a rifugiarsi sotto le tende di Volkswagen, per una volta rimontate al parco Assistenza per il vernissage della Polo GTI R5.
All’alba il Parco è deserto, si va tutti allo Shakedown. Il più bello, intelligente, utile e spettacolare shakedown del Mondiale. Perché non lo fanno tutti in questo modo? Perché non vanno alla scuola del RallyRACC anche gli altri organizzatori? In città, a Salou, appena disassato rispetto al centro. Quattro viali a due corsie, la terra adiacente ed ecco che… le strade della Città dell’estate ormai praticamente deserta si ripopola di appassionati. L’azione del Rally, senz’altro più vera ed esemplare del pur spettacolare Super Speciale Stage al Montjuic di Barcellona, diventa spettacolo travolgente per un’incredibile moltitudine. Questo è il Rally portato alla gente, non c’è dubbio.
L’occasione è tale per cui gli Equipaggi ci danno dentro. Per la verifica finale della Macchina e per il Pubblico è un succulento sandwich di opportunità. L’aria è fresca, il tempo buono. I tempi calano, visibilmente specchiati nella guida da brivido tra rotonde, salti, polvere e terra, inquietanti jersey di cemento spazzolati al millimetro. Lo spettacolo dell’esagerato.
Neuville si fa prendere la mano, poche curve, rimbalza su un terrapieno, la macchina va su due ruote, lui cerca di correggere ma non ce la fa e la i20 va capovolta e si appoggia sul tetto. Uhhhhh! Lavoro per i meccanici, poco per fortuna, a sera sarà a Barcellona.
Si scende quasi subito sotto l’uno e quaranta, Breen, Tanak, Ogier progressivamente i migliori. Loeb c’è. Alla fine il miglior tempo lo ottiene Sébastien Ogier con due performance da capogiro e unico del lotto sotto l’1 e 35. Poi Latvala, Suninen e Loeb. Tanak resta più indietro, Neuville molto di più superato alla fine anche da Ken Block, sinonimo di spettacolarità avanzata ma di non altrettanta efficacia. Sorprendente il decimo tempo di Petter Solberg. La Volkswagen R5 è scesa in strada.
Road to Barcellona, si comincia!