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Porto, 18 Maggio 2018. È incredibile come il caso riesca a ridimensionare le oggettività, addirittura a ridicolizzare la “sapienza”. Fiumi di parole, di tesi, di sequenze logiche incatenate come formule matematiche, e poi bastano quattro sassi per mandare tutto a carte quarantotto. Abbiamo sentito tutti i Piloti e i Team Manager del Mondiale che corrono per… il Mondiale, e tutti erano concordi nel ritenere il Portogallo un Rally “insidioso”. Ma siccome nessuno ci aveva paragonato il numero 52 del Mondiale portoghese a un Vietnam, l’idea che ci eravamo fatti, molto chiara, era che tutti avessero preso le misure esatte della sfida, del contesto e… delle insidie. In particolare che avessero preso le dovute cautele e che fossero in grado di gestire le… insidie con una buona dose di sicurezza. Il caso e la sfortuna relegate all’angolo, si è pensato. Rally difficile, “insidioso”, ma ormai scoperto, non farà male a nessuno. Travolti da questo grande senso di sicurezza, ce ne siamo convinti anche noi e vedevamo la prima Tappa del Rally quasi con un po’ di noia, solo un passo necessario, ma non influente, per accedere al vero Rally che in parecchi, e per primo Ogier, ritenevano sarebbe uscito allo scoperto solo sabato.
Dobbiamo riconoscerlo, d’ora in avanti sarà meglio essere cauti con le certezze e un po’ più avari di sentenze. L’errore, macroscopico e… contagioso, si è divorato tre quarti del Parco Assistenza di Porto. Bisogna andare a riascoltare le parole di Thierry Neuville per carpire una nota di autentica consapevolezza, una chiara proposta di tregua che non è stata raccolta da nessuno, o quasi.
Il risultato, quasi una sottolineatura di contraddizione, è una prima Tappa del Rally che ha decimato i Concorrenti, ridimensionato più di una stella, conclamata o nascente, rimesso in discussione il Mondiale dopo cinque prove e, nello specifico terra terra, rilanciato Neuville. L’unico che aveva detto che era meglio rimandare l’attacco a momenti di necessità più impellente.
L’aspetto più interessante di tutto ciò, non per introdurre una distrazione che faccia dimenticare la pochezza di “giudici” e “critici”, è che il Portogallo dell’ecatombe non è affatto nel risultato di una lotteria alla meno, in cui tutto funziona ad estrazione di numeri, ma in uno spettacolare stillicidio di episodi capaci di miscelare alla perfezione sfortune ed errori, in questo modo valorizzando” i colpi di scena e traducendoli in elemento chiave dello spettacolo. Una storia di quattro sassi assassini, insomma.
Pronti via salta in aria la teoria Tanak. L’asso estone protagonista assoluto in Argentina, e per questo catapultato oltre Neuville nel ruolo di “insidia” numero uno sul cammino al sesto di Ogier, si è fermato al successo nel Super Special Stage, esplicita dichiarazione di guerra e d’intenti, ed è stato fermato dal primo sasso incontrato sulla prima Speciale del mattino, la Viano do Castelo di 26 chilometri. Si fa presto a dire “motore rotto”, come se fosse un capo di imputazione. Un sasso colpisce un tubo, il radiatore, il liquido refrigerante va nella polvere e prima che l’allarme rosso faccia effetto il propulsore è cotto e il Rally è anch’esso nella polvere. Su una cosa hanno ragione tutti, l’ordine di partenza è vitale. E infatti in sette vengono da dietro e l’ordine dei “buoni” parte dal settimo. Ogier. Non c’è respiro, si passa alla successiva Caminha. Meeke fa un piccolo capolavoro, balza al comando del Rally scavalcando tutta la seconda linea e va in brodo di giuggiole per la C3 WRC. Latvala, invece, non è affatto contento della Macchina. Non perché non vada forte, è che ultimamente il finlandese ha guidato poco, e non si trova più a suo agio. Per farla breve, spacca una sospensione e guiderà ancora meno. Speciale 4, Ponte de Lima, la più lunga del giorno. Tranquilla, vengono avanti ancora da dietro, Sordo, Paddon, Meeke tiene e Ogier avanza. Sin qui siamo a Portogallo ”insidioso” ma tollerabile. Solo che la festa sta per finire.
Parte il secondo giro di Prove. Ancora Meeke, indiavolato e letale. Esce Ogier. Un “chiaro” errore. Talmente “chiaro” che sinché non lo ammette lui stesso si pensa a una rottura per fatica, o come per Tanak a una sassata. Invece il Campione del Mondo ha messo le ruote due o tre centimetri verso l’interno e ha “toccato” qualcosa sotto la sabbia. Come gli assassini nei gialli, un colpo secco inferto con la frapposizione di un guanciale, non lascia tracce e… uccide. Fine del Rally di Ogier. Sì, a caccia di punti di Power Stage, ma è escluso che il fuoriclasse riesca a superare il record che condivide con Alen. Altra Speciale, la sesta. Si rompe il servosterzo della Hyundai di Mikkelsen, tagliando fuori il norvegese che era quarto, Meeke fora, Paddon va in testa davanti a Sordo e Breen e ricambia la fiducia accordatagli da Michel Nandan. Neuville sale al terzo posto, ci sono ben sette Macchine in una dozzina di secondi. In quel momento il Rally è apertissimo e la cosa più probabile è che si traduca in un duello tra Meeke e Paddon con Neuville pronto a rilevare il compagno di Squadra qualora se ne presenti la “necessità”.
Si rompe il servosterzo della Hyundai di Mikkelsen, tagliando fuori il norvegese che era quarto, Meeke fora
Settima Speciale, disastro. Mikkelsen è definitivamente out per una perdita di lubrificante, Paddon vola fuori strada all’inizio della Speciale ed è ricoverato insieme al Navigatore Marshall per un check accurato, Meeke e Breen forano quasi contemporaneamente. Breen si ferma, Meeke riesce a limitare i danni. La Speciale viene fermata dopo l’incidente di Paddon, in testa va Neuville.
È la svolta, Meeke finirà le due prove cittadine sul cerchio perdendo un buon minuto, Neuville vince entrambi i brevi strappi in Città e, alle spalle del belga che ha fatto, e meritato, il colpo del giorno, sopravvivono Evans e Sordo, Suninen, Lappi e Ostberg. Il sabato resta difficile, ma con molti meno richiami di cartellone rispetto alle promesse della vigilia.
Sì, il colpaccio l’ha fatto proprio Neuville, ora si tratta di vedere se il belga riuscirà a mantenere il patrimonio fino a Fafe. In quel caso è probabile che il Mondiale sia anch’esso a una svolta.
Photo CreditsSanti Monti, Federico Baratella, Jakub Pojmicz, Javier Leali, Manrico Martella: Pure WRC Agency,