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L’Alguer, 12 Giugno 2018. Se ti invitano a cena in Sardegna, “ti tocca” il Porceddu, raffinata interpretazione del Maialino arrosto che trova nell’omologo spagnolo Cochinillo la sua espressione internazionalmente più nota. Non c’è bisogno, tuttavia, di andare a Segovia dal Candido, o a Toledo, per gustare il meglio della variazione sul tema. Basta un viaggio nella volta stellare gastronomica della Sardegna, layout esagerato del wafer che sovrappone qualità, atmosfere e ambientazioni dell’Isola, per rimanere intrappolati nella magia del Maialino arrosto.
Il Porceddu differisce dal Cochinillo per taglia e età. Il sardo ideale misura dai sette ai nove chili, quindi due mesi al massimo, il castillano meno della metà. Diverso anche il criterio di cottura. Il Porceddu cuoce solitario in verticale davanti al fuoco, il Cochinillo in forno nella terracotta in compagnia di altri aromi. In entrambi i casi il risultato trapassa il palato e si conficca nell’anima.
Fuori Alghero, due passi dall’aeroporto e cinque chilometri uno dall’altro, due Agriturismo si contendono il miglior Porceddu. Sa Mandra e Barbagia. La leggenda dice che gli osti siano parenti e lascia intendere che tra i rispettivi Maialini sia guerra. Per questo ci siamo sentiti in dovere di scendere su entrambi i campi di battaglia, alternando così il gusto per la stellare battaglia del Rally… al gusto puro e semplice. In guerra non si può andare troppo per il sottile, e quindi abbiamo soprasseduto sul fatto che tanta intelligenza e sensibilità, il Maiale è altamente considerato in entrambe le scale, finiscano, ahimè, arrosto.
Intelligenza e sensibilità. Scusate ora l’accostamento irriverente, in ogni caso stiamo parlando di eccellenza. È giusto ciò che ha caratterizzato il formidabile duello del Rally Italia Sardegna, l’”episodio” che fa di questa edizione e del Rally un crocevia stellare, ancora, della Storia della disciplina.
Thierry Neuville contro Sébastien Ogier, nella superlativa vicenda sportiva che ha esaltato l’intelligenza e la sensibilità di entrambi. Insieme, naturalmente, alla bravura che non era messa in discussione. Oltre gli highlights, la guerra silenziosa e potente tra il belga e il francese è stata probabilmente il meglio di quanto abbia espresso la saga delle giovani WRC Plus, altro accostamento, stellari.
Ogier mette giù il primo asso la sera dello show di Ittiri. Un segnale simbolico, ma forte. Neuville risponde venerdì mattina, quasi sempre meglio dell’avversario e 9 secondi di vantaggio alla fine del primo giro. Poi arriva il secondo, seconda Tula. Inimmaginabile, ma noi ci proviamo, irrispettosamente.
Tutti in piedi. Ogier ti scatena l’inferno. “Vela faccio vedere io, brutti MAIALI!”. 12 secondi a Lappi, 17 a Neuville. D’un colpo, il migliore, implacabile Ogier va in testa e stacca tutti. Neuville ingoia il rospo, ma non se lo fa andare di traverso. “Brutto MAIALE, non mi avrai!”. 19 secondi da recuperare. Intelligenza. Sabato. Le prime due, botta e risposta, il vantaggio di Ogier cresce lievemente, quasi venti secondi.
Poi l’evento clamoroso, davvero misterioso. Prima Monte Lerno. L’icona del Rally, la più lunga, San Siro di Pubblico lungo i 28 chilometri e Maracana al Salto di Miki. Ogier butta via quindici secondi! Non riesce a spiegarselo neanche il Campione del Mondo: “Forse il ritmo sbagliato.” C’è chi dice che Ogier ha dormito, chi che l’ha fatto apposta per irretire Neuville, fargli annusare debolezza e indurlo ad esagerare, a sbagliare. Intelligenza e sensibilità, lo scontro si sposta su un livello superiore. Sul filo dei secondi, poi dei decimi, sottile duello psicologico. “Brutto MAIALE vediamo come te la cavi ora che hai la possibilità!” “Che MAIALE. Un trabocchetto, ma io non ci casco!”
Neuville non ci casca, anzi sulle prime asseconda il gioco di Ogier. La Tappa si chiude a favore di Neuville, 15 secondi, ma Ogier è ancora in testa, 3 secondi e 9 decimi. Il duello psicologico finisce lì, pari e patta. Intanto il Rally ha fatto un salto nella stratosfera, da dove non si torna più indietro.
Domenica la battaglia è oggettiva. Uno contro l’altro, senza più remore e strategie, non si guarda più negli specchietti ma solo a avanti. In palio la vittoria e i 5 punti del Power Stage. Il palcoscenico dell’Argentiera è tutto di Ogier e Neuville, sulle rughe naturali della platea un oceano di Spettatori silenziosi.
Neuville vince tre volte su tre. Il ritardo si riduce a 8 decimi. Tra le tre e l’ultima l’”affaire” della tabella di marcia dimenticata dal Navigatore di Ogier, Ingrassia, poi la bella, bellissima. Indimenticabile. Vince ancora Neuville, che si aggiudica l’intera posta. Sette decimi di secondo.
La gente si agita perché vuole il vincitore della Guerra dei Porceddu. Più ricercato, formale il Sa Mandra, più “concreto” il Barbagia. Io preferisco forse il secondo, altri il primo, ma nessuno dei due ha perso.
Così il Rally. Ha vinto Neuville, fantastico, ma non ha perso Ogier, magnifico. Hanno vinto il guizzo di sapore e la performance oltre il limite conosciuto, l’eccellenza di un tema, gastronomico e agonistico. Un duplice, inedito e indimenticabile evento di Sardegna che si stacca nettamente da tutto il resto.
Due Spettatori, uno la maglietta azzurro Hyundai di Neuville, l’altro la blu M-Sport di Ogier, rientrano camminando dall’ultimo podio.
“Mai vista una cosa del genere!”
“Effettivamente, siamo testimoni di un Evento eccezionale”
“E pensare che vorrebbero togliere il Mondiale alla Sardegna…”
“Ma va, quello è solo un GRUGNITO di Makinen!”