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Sankt Wendel, 18 Agosto 2018. La savana della Baumholder miete le sue vittime, come ad ogni occasione del Rally Germania che vi passa per le sue scorribande agonistiche. Se proprio non lo si vuole considerare “la più grande sfida del Mondiale”, è certo che il Rally e il suo Sabato lasciano sempre un segno caratteristico sulla vicenda agonistica. Quest’anno i “danni” sono per lo più lievi, ma questo non toglie che il livello di tensione generato dalle Panzerplatte resti elevatissimo. Ne fanno le spese, per lo più per forature sui cordoli delle hinkelsteins, per piccoli guasti o uscite di strada, un buon numero di Piloti. Pochi eventi clamorosi, questo va detto, ma un generale rimescolamento delle carte che tiene fuori dalla mischia, in definitiva, il solo Ott Tanak che, con una Toyota strepitosa, impone le legge del più forte e detta le condizioni.
Strano ma vero, il Tanak della seconda Tappa del Germania numero 36 non ha vinto una sola Prova Speciale, eppure si è ugualmente aggiudicato la giornata di Gara con un incredibile controllo della situazione e delle risorse. L’abbiamo già detto. Velocissimo, dotato tecnicamente allo stato dell’arte e incastonato come un diamante in una Yaris di platino, Tanak espone alla frustrazione degli avversari una gestione di Gara perfetta e non negoziabile, sia essa impostata sull’implacabile martellamento dei successi, vedi la prima Tappa, o su una regolarità agghiacciante (per gli avversari inermi), vedi la seconda.
È chiaro che non stiamo vedendo, in questo delicato frangente dedicato alla lotta di vertice del Mondiale, né il migliore Ogier né il meglio di Neuville, troppo impegnati in un confronto a parte, ma lo stesso discorso vale, e in modo forse più evidente, anche per altri Piloti che non hanno niente da perdere, e che soprattutto avrebbero molto da guadagnare in termini di reputazione. Tanak ha, diciamo, “filtrato” il talento e l’esperienza degli avversari, ai quali ha concesso un ruolo da comprimario, sia pure eccellente, ma nulla più.
Basta dare un’occhiata alle classifiche, e notare che, al contrario della prima Tappa, nella seconda c’è stato un gran movimento, ma nulla che abbia potuto in qualche modo impensierire il Tanak lanciato verso una riscossa al momento ancora frustrante a causa dell’inizio opaco di stagione.
Vedi dunque alcuni degli elementi di rilievo. Intanto il fatto che ci siano tre Toyota nei primi quattro posti. Un segno evidente, nel frangente almeno, di una superiorità tecnica piuttosto marcata. L’altro filtro è quello basato sul setaccio dell’esperienza. Un grande, grandissimo Dani Sordo, innanzitutto, con l’efficiente ma non stratosferica, sull’asfalto, Hyundai. L’avevamo detto, ce lo sentivamo. Sordo, quest’anno, ha fatto un passo avanti integrando nel bagaglio di esperienza la famosa “scintilla”, quell’accordo di grinta che colora meglio la musica. Meno regolare di Tanak, Sordo ha comunque vinto tre Speciali e finito a un secondo dall’imprendibile estone. Poi Jari-Matti Latvala. Grande classe, enorme esperienza, gigantesco fair play. Il finlandese si è ormai calato nella parte del mentore-maestro, quasi come se si ritenesse in area di pensione, e non smette di tessere le lodi di Esapekka Lappi. Intanto, però, nella situazione critica per definizione che è il campo di allenamento dei carrarmati tedeschi, al giovane allievo le suona sonoramente. Tanto per essere chiari.
Nel lotto degli “accorti” ed esperti ci si deve mettere anche Neuville, che ha messo in quadro e a frutto la situazione grazie anche a un po’ di fortuna ma con molta attenzione, in perfetta sintonia “spirituale” con il ruolo di leader che occupa.
La fortuna di Neuville è anche la iella di Ogier, che perfettamente controllato e redditizio fino alla 12ma Speciale, quando occupava la seconda posizione a 13 secondi da Tanak mantenendo una bella pressione sulla testa della Corsa, è incappato in una, suo modo di vedere, inspiegabile foratura durante la seconda Panzerplatte. Dall’altare alla polvere, dal secondo al nono posto (e gli andata bene) per Ogier è tutto da rifare, e Neuville si “giustifica” ricordando che lo scorso anno le parti erano invertite.
Lasciando Ostberg al beneficio d’inventario, troppi pochi chilometri sulla C3 WRC per esserne veramente “padrone”, dal terribile sabato del Germania era affiorata anche la Citroen di Breen, costantemente nel “pacchetto” dei migliori e vincitrice della prima Romerstrasse. Poi l’irlandese al servizio di Pierre Budar ha strafatto e, un errore che ci sta, è uscito di strada, riuscendo poi a concludere la tappa ma rinunciando così a un risultato che aveva appena iniziato a materializzarsi. Pazienza ci vuole!
Passiamo oltre. Incredibile WRC 2. È la palestra di un nugolo di Piloti generosi e indomabili, di una configurazione di Macchina vincente, la R5, e di vicende thriller che lasciano con il fiato sospeso. Sette ritiri, intanto, e tra questi quelli eccellenti di Loubet e Camilli, e una grande incertezza. Pensate. Con una partenza lampo va in testa Kalle Rovanpera. Il ragazzino sbaglia e passa Kopecky, che resta al comando fino all’ottava Speciale. Kopecky fora e lascia passare Camilli, il quale a sua volta comanda le operazioni fino alle penultima Prova. Camilli è fermato da un guasto (alternatore) in testa va Fabio Andolfi, nell’ultima Speciale emerge ancora il “Ragazzino”, Kalle Rovanpera, che è passa dal sesto a primo posto, ma Kopecky, terzo alle spalle di Andolfi, è a meno di 6 secondi. E non vi diciamo della bagarre per il podio, una centrifuga di Lefebvre, Bonato, Solans, Camilli, Kajetanowicz, ancora Lefebvre, per una Gara nella Gara che è tutt’altro che definita, quando mancano ancora le tre “micidiali” di Domenica, Power Stage compreso.
Pure WRC Agency: Carlo Franchi - Ronnie Sbaragli - Fabrizio Buraglio - Jakub Pojmicz - Claudio Cavion - Aurel Petitnicolas