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Deeside, Galles, 7 Ottobre 2018. Il gran finale di Llandudno sulla spettacolare Great Orme è quasi commovente. Si chiude in una grande festa un Rally dai colpi di scena emozionanti e travolgenti, da trattenete il respiro e non credere ai propri occhi. Nel finale l’ha “spuntata” Sébastien Ogier, il Pilota più “bisognoso” della triade in corsa per l’assegnazione del Titolo. Una vittoria che “ricollega” il Pilota al profilo di due terzi di Mondiale e rappresenta anche una vasta gamma di conferme, tra le quali la “Qualità” Del Pilota è l’ultima di cui c’era bisogno di riscontro. È, però, una quasi necessaria conferma della competitività della Fiesta di M-Sport. Necessaria perché non è, evidentemente, sul lavoro delle Premiate Officine di Malcolm Wilson che poggia il difetto che ha allontanato il Pilota dalla Squadra per fargliene preferire un’altra. È la conferma che in una “spaventosa” sagra di colpi di scena, l’ultima parola non è mai delle intenzioni ma della roulette di circostanze che producono il risultato finale, solo… alla fine. È la conferma che le statistiche non valgono nulla sul piano da cui originano, ma finiscono spesso per avere ragione. In questo senso “condannano” Ott Tanak che aveva osato vincere troppo con tre successi consecutivi e questo quarto quasi, ormai in saccoccia, e condannano in forma minore anche Neuville, che dall’inizio dell’anno non aveva mai messo la Hyundai i20 fuori dalle traiettorie “autorizzate”.
L’Ogier che vince era stato anche la prima vittima di un Rally davvero infernale. Era terzo quando, tre Prove Speciali dalla fine del giro del mattino di venerdì, un problema al cambio l’aveva costretto a finire il “tour” senza prima e seconda. Sembrava la fine con un’esecuzione lenta. Dal terzo al settimo posto, poi l’ottavo, da sette secondi di ritardo da Tanak in fuga a quasi trenta ovvero, matematicamente, gli estremi di una resa. Invece Ogier aveva riportato la Fiesta all’Assistenza e, andato su il cambio nuovo, alla Macchina, al Pilota e alla Squadra era come se avessero concesso il privilegio di una seconda giovinezza. Sono quei bagni di adrenalina che ti fanno scoprire l’inesauribilità delle motivazioni, che smetti di fare calcoli e ti occupi solo dell’immediato, maledetto presente. Si ricomincia a crederci. Due terzi, un quinto, tre posizioni recuperate.
Sabato Ogier riparte ormai deciso a vendere cara la pelle. La questione di Squadra, il trasferimento del “cartellino”, ogni altro diversivo è messo da parte per una riscossa tutta personale. Sbagliano Latvala e Lappi, Ogier vince e sale all’improvviso al terzo posto. La classifica provvisoria, Tanak, Neuville, Ogier, potrebbe essere quella nuova del Mondiale.
Poi arriva il secondo, triviale colpo di scena. Neuville sbaglia su una larga a destra e finisce nel fosso. Lo salva il Pubblico internazionale, interclassista, inter… tifoso del Galles. Neuville perde cinquanta secondi e sei posizioni, ma riparte, finisce la Sweet Lamb Hafren e resta in Gara. “Drammaticamente” attardato ma in Corsa. Per Ogier è il regalo del secondo posto e una sorta di pace interiore. Chi va a prendere Tanak che continua a battere il tempo e se ne va già a quasi 45 secondi di vantaggio? Nessuno. Come in Germania e Finlandia, e Turchia, la Corsa si spacca in due, Tanak da un parte, il resto del Mondo dall’altra.
Ogier non fatica a difendere il secondo posto, Neuville ci deve ancora pensare, troppo da recuperare e molto da rischiare ancora, tutto sommato per poco. Meglio stare in guardia e… in Gara.
Passa tutto un giro e si torna sulla Sweet Lamb. È una delle Prove icona del Rally, ne diventerà una pietra miliare “storica”, del tipo “Il giorno in cui Tanak si fermò perdendo in un colpo solo la leadership del Mondiale e il Rally”. Né più né meno di quello che succede. Una perdita di liquido di raffreddamento dal radiatore - conseguenza di un colpo “basso”? Difetto? Rottura e concausa? – l’inchiesta chiarirà facilmente e troverà le cause del danno, ma il “dramma” è il ritiro di Tanak e della Toyota leader, la condanna del binomio “carnefice” del Mondiale da Agosto in poi.
Tanak. Ha vinto troppo? Non direi. Magari siamo ancora e solo all’inizio, e ci farà sorridere, un giorno, sottolineare il fatto che abbia vinto tre volte di fila e non la quarta. Tanak non è la vittima di un trabocco del vaso di successi, ma solo il bersaglio di uno di quei casi per nulla insoliti o eccezionali che diventano importanti solo nel contesto in cui si producono. Una perdita dal radiatore capita quando meno te l’aspetti, o la provochi nel più semplice dei modi, ineluttabilmente e involontariamente se deriva da una forzatura, come un sasso, una concatenazione di colpi forti della struttura, delle protezioni. Del resto, se fai un carrarmato invulnerabile poi non lo muovi più, e la bellezza delle WRC è anche una robustezza incredibile costruita attorno alla leggerezza della velocità. È andata così, Tanak ha dominato la prima tappa del Rally, ha accumulato un vantaggio ragionevolmente incolmabile, si preparava a difendere il patrimonio e a cambiare la faccia del Mondiale, e invece ha rotto il radiatore ed è rimasto lì, con solo 4 punti invece dei 29, ancora una bella distanza dal leader dopo aver assaporato la leadership per un giorno.
Ogier sale al comando. Da non credere, vero? Da credere “normale”, invece, a ben guardare dentro questo Rally spettacolare e “cruento”, dentro un Campionato senza fine.
Del Mondiale, un momento, si riparla alla fine. Adesso il Rally propone un altro, inaspettato copione. Quattro Piloti, e relative Macchine, in 15 secondi. Ogier è primo, con una promessa che gli sarebbe difficile mantenere se la Fiesta di M-Sport non fosse, come qualcuno ha provato a insinuare, così competitiva. Latvala, recuperata da Toyota la sua licenza di uccidere, gli mette il fiato sul collo, e Lappi ritrova coraggio nella missione di vendicare il Numero 1. A completare il quadro, Breen ritrova una Citroen competitiva e efficace proprio sulle strade del Rally più volubile, e si lancia nella mischia. Davvero da brividi.
Ogier non ha più strategie “laterali”, e ancor ameno Latvala che si gioca una carta importantissima e di doppio valore, personale e di Marca. A Neuville non resta che stare a guardare, pensare al Power Stage e al fatto che, se le cose si fossero fermate congelandolo in un paio di occasioni del Galles, in meno di 24 ore avrebbe perso e rivinto il Mondiale. Latvala comincia a spingere, 4 secondi e mezzo da recuperare per vincere, e si deve notare che Mikkelsen, sesto a causa di un venerdì da lasciar stare, è il migliore e più veloce della Tappa, 3 successi parziali, davanti a Ogier e Breen.
Resta la domenica, 50 chilometri di gran finale, con il Power Stage seconda di cinque Speciali del giorno, la Gwydir di 15 chilometri, e ultima fatica sulla Great Orme di Llandudno. Tanak è tornato apposta, ma il miglior tempo e i 5 punti del Power Stage vanno a Latvala in pieno attacco. L’estone ne recupera comunque 4, 3 vanno a Ogier, due a Neuville e uno a Lappi.
Latvala, scatenato il suo inferno nelle prime due speciali, passa al comando, vi resta per due Speciali ma poi concede troppo all’Avversario nella prima Llandundno. Ogier sull’asfalto ritrova l’aggressività, e l’assetto, sufficienti per raddrizzare la situazione e tenerla sotto controllo. Con ancora una Great Orme da disputare, Latvala intelligentemente molla la presa e ripiega sulla difesa della doppietta Toyota sul podio gallese, che vale un altro mattone dell’edificio del Campionato Costrutturi. Ogier vince la penultima, e poi anche l’ultima, e si aggiudica il quinto Galles con dieci secondi di vantaggio su Latvala, secondo, 35 su Lappi, terzo, e un minuto su Breen che ha tenuto il quarto posto con i denti.
Nel frattempo Paddon e Mikkelsen hanno dato strada a Neuville, che nel finale raccoglie anche il “regalo” di Ostberg che si gira nell’ultima. Per come si erano messe le cose 24 ore prima, i dieci punti del quinto posto e i due del Power Stage sono un magro bottino, ma sempre molto, molto meglio che niente.
Infatti Neuville sale a 189 punti e conserva la leadership del Campionato. Ogier scavalca Tanak e sale al secondo posto con 182 punti. Tanak “sale” a quota, 168, giusto un passetto per rimanere in corsa davanti alle due Prove finali di Spagna e Australia. Siamo già in piedi!
Un’altra “stranezza” di questo stupendo Galles appena finito con i brividi è l’andamento della Gara delle R5, le WRC 2. Di solito è un’altalena di colpi di scena, gente che va in testa e sparisce, poi ritorna e vince, Prove superlative e uscite di strada da comiche. Insomma, affidabilità zero. Invece in Galles il cambiamento, che comunque è ancora clamoroso, si chiama Kalle Rovanpera, l’enfant prodige finlandese che, neopatentato, è andato in testa all’inizio del Rally e vi è rimasto fino alla fine vincendo 15 speciali e il suo primo Rally Mondiale, seminando terrore e minuti ai pur bravi, di solito e nell’ordine, Tidemand e Greensmith.
Forza, tutti in Spagna, Salou, ultimo week end di Ottobre.
Foto: Manrico Martella, Carlo Franchi, Simone Calvelli, Ronnie Sbaragli