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Deeside, Galles, 4 Ottobre 2018. Imbarazzo. È quello che mi pare di avvertire nell’aria di Deeside mentre si sta per cominciare e mentre si inizia. Questo Rally l’hanno organizzato in mille mettendoci il meglio di ciascuno dei… garibaldini gallesi, si vede lontano un miglio, ed è naturale che ci sia tensione, non fosse altro quella forma di sospensione scaramantica che rimanda all’epilogo per l’esito di un buon lavoro. Ma non è solo quello…
Facile rispondersi, “notare” che prima che i motori vadano in temperatura è il passaggio di Ogier a Citroen che tiene banco. Prepotentemente, esclusivamente, totalmente. La fucilata di tempestività della comunicazione ufficiale di Citroen Racing, la risposta di volée immediata di M-Sport, e tutti che hanno la loro idea o conoscono qualcosa, eppure l’argomento si presenta come abbondantemente esaurito. Anche le domande ai diretti interessati sono fiacche, ben poco con cui tentare di pungolare, e ormai scontate più che mai. Giusto per non essere mai contenti c’è già chi si porta avanti con il lavoro chiedendo di altro e di oltre. Lo guardano strano. Come se non ce ne fosse abbastanza!
In tanta evidenza c’è ben più che una nota stonata, c’è un ritmo di umori sincopati che sfugge alle regole. Ogier è contento? Da a vedere di essere super rilassato, invece. Ma non ne ha ragione. Contratto nuovo a parte, deve finire una stagione senza alcun dubbio difficile, quanto mai insolita per uno che ha vinto cinque volte di fila. Deve attaccare, ora più che mai, ora che il cambio di casacca è come un’ammissione di non aver avuto tutto il supporto tecnico che avrebbe avuto il diritto di avere. Parliamo di Ford, beninteso, da M-Sport ha avuto tutto e di più. Insomma, ora Ogier potrebbe dimostrare che l’Uomo conta più della Macchina. Eppure fa della filosofia, ben pettinato e con sguardo neutro.
Non è “libero” di essere contento Pierre Budar, che molti, e noi pure, vedono come il protagonista della più importante operazione di “mercato” dell’anno. Avrà certamente i suoi grattacapi, adesso il dado è tratto e tutto deve funzionare alla perfezione, perché l’obiettivo è un risultato perfetto. Niente di meno. Però se ne parla nel 2019, e l’Ingegnere che ha cambiato il corso della Storia (recente) di Satory ha ottenuto un successo che è anche molto personale. Potrebbe godersi “liberamente” il momento.
Non è contento Malcom Wilson, e ci mancherebbe, ci stupiremmo del contrario. Però Mister “M” pare infelice, triste. Più di quanto possa esserlo fisionomicamente un britannico del Nord quando sta per piovere. Sembra amareggiato, insomma. Non dice nulla, rimanda la definizione dei suoi programmi e non accenna alle risposte che nessuno osa fargli. Noi gliele facciamo. No, non sapeva nulla della “cospirazione”.
Dovrebbe essere contento Esapekka Lappi, a quanto pare tutti lo vogliono, eppure il freddo finlandese non smentisce la radice, è quasi assente. Paura di dire una parola di troppo o troppo fuori luogo nel momento topico? Vicino al giovane di belle speranze, Ott Tanak è, invece, freddissimo. Ovvio, deve stare concentrato su un obiettivo che non ammette strategie o scuse. Attaccare, vincere, mantenersi fuori statistica generale e imporre la sua personale degli ultimi tre Rally. Vincere per vincere.
Di gran lunga preferisco l’obiettiva, appassionata serenità di Jari-Matti Latvala, che non si nasconde dietro a un dito. Dice chiaro e tondo che vorrebbe rimanere con la Squadra Toyota, che non sa ancora ma è quello che vorrebbe. Sincerità di un bambino grande, davvero Grande, che non esita a esprimere i suoi desideri con il cuore.
Per un giorno si è smesso di parlare di Kris Meeke, Ogier ha monopolizzato la sala. Semmai si evoca Loeb, che ha partecipato ai test pre-Galles.
La musica è questa, per tutta la vigilia.
Poi improvvisamente cambia, la musica. È incredibile l’abisso che c’è tra le chiacchiere e l’azione! Basta andare nella foresta per i primi colpi, ancora a salve, dello Shakedown. La foresta gallese è come una sala concerti… umida della notte e per minaccia perenne di pioggia, ma l’”acustica” è meravigliosa. La cassa di risonanza ricreata dai “legni” della foresta porta nell’intero bosco la “musica” delle WRC+. Le note arrivano da lontano, con una frequenza e un timbro molto simili al “La” intenso di un violino, poi irrompono nel curvone qui sotto accompagnate dallo stridore ritmico delle gomme che fischiano – fischiano! – sul “gravel”. Spettacolo purissimo. Ed è solo l’inizio.
Un colpo sordo di… timpano: è Tanak che è andato dritto e si è schiantato “morbido” sul terrapieno. Poco male, va all’Assistenza, riparte, ritorna, riprova. Non un granché di tempo, secondo me si è inventato tutto per interrompere la serie e ripartire da capo, incidentino di teatro e nuova verginità statistica.
Il “tempone” di Clocaenog lo stacca Teemu Suninen, sbalorditiva risposta alla pletora di “finito ancora prima di cominciare” che lo accompagna nelle chiacchiere dei bar. Forse bisogno di nuova forza contrattuale? Forse c’è una promessa allettante in ballo?
Dietro tre ex aequo. Latvala, Evans, Ogier, nell’ordine di “realizzazione”. Neuville sesto, non meraviglia, Citroen nel gruppo in fuga, neanche.
Poi la prima. Super Special Stage. Tir Prince, quasi affacciati sul mare del Nord del Galles. Spettacolo indoor all’aria aperta. L’ippodromo illuminato a giorno, schermi giganti e il tempo che tiene. Nell’ordine fanno “urlare” Lappi e ancora gli ex aequo di Latvala e Neuville. Ogier e Tanak a ruota. Solo l’inizio, naturalmente, si fa sul serio sino a un certo punto. Intenzioni, tuttavia, di quelle buone. È importante essere partiti, importante liberare la mente dalle elucubrazioni del “paddock”!
Foto: Manrico Martella, Carlo Franchi, Simone Calvelli, Ronnie Sbaragli