WRC18 Australia. Sébastien Ogier & Malcolm Wilson

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Due anni di successi e di lavoro intenso, costruttivo, leale. Qualità rare. Anche e soprattutto di idee e sensazioni guida. Purtroppo il matrimonio perfetto non sopravvive alla pressione delle “società” in cui si è stato consumato felicemente
19 novembre 2018

Coffs Harbour, Australia, 18 Novembre 2018. Chi ha vinto cosa? Un momento, c’è qualcosa che vorrei dire e raccontare, prima. C’è un momento chiave dell’evoluzione agonistica del Rally Australia che diventa anche e soprattutto il momento chiave della Storia di un matrimonio. Strano a dirsi, non è quello che corrisponde al ritiro di Neuville alla 22ma Speciale bensì quello del ritiro di Tanak durante la Prova successiva. Il “moment” non è così importante dal punto di vista dell’assegnazione del Titolo di Campione del Mondo per la sesta volta consecutiva a Sébastien Ogier, anche se la sancisce, quanto da quello della incredibile pressione “sentimentale” che libera.

Malcom Wilson, il “Boss”, il “duro” di M-Sport si mette a piangere. Quasi come un bambino. Non è la prima volta che la sensibilità del baronetto sfocia in una manifestazione di apparente debolezza, anzi, si potrebbe dire, volendo scherzare, che il Signor Wilson ha la lacrimuccia facile. La verità è che il momento è troppo forte, emotivamente insostenibile perché è il culmine di un’esperienza che è sempre stata, dal suo inizio sino a quello che è, di fatto, il suo epilogo, guidata dalle emozioni. E adesso quel generatore di emozioni incredibili verrà spento, riassorbito da altre e più “terrene”, spietate logiche.

Quando, alla fine del 2016, Ogier firmò con la stilografica di Wilson il contratto che lo legava per una stagione a M-Sport, a parte il carattere e il clamore della notizia, il Campione del Mondo che torna a far parte di un Team Privato, rifiutando offerte senza dubbio più globalmente interessanti e “logiche”, quello che veniva sottoscritto era un accordo di lavoro basato su regole e clausole rigidissime. Regole talmente ferree da rappresentare esse stesse la sfida che globalmente veniva sbandierata alle conferenze stampa in cui si dava una spiegazione sommaria dell’evento “innaturale”.

Sébastien Ogier e Julien Ingrassia
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Ogier fu immediatamente chiaro con Wilson: M-Sport avrebbe affrontato un periodo di lavoro e pressione infernale, inedito, nel quale sarebbero state messe alla prova le competenze ma anche le attitudini umane, spremute fino all’ultima goccia di energia dall’impegno della grande sfida del WRC.

Wilson lo sapeva benissimo, e prima ancora aveva accettato la sfida con sé stesso per riuscire a portare il potenziale della sua struttura su un livello più alto, ed essere quindi disposto per questo a sottoporsi a una pressione pazzesca.

La scelta della Macchina, in quel momento in cui dalla nebulosa dei nuovi regolamenti WRC Plus dava origine a una “specie” ancora necessariamente a corto di evoluzione, era affidata ai concetti di design (grazie Massimo Carriero) di una WRC+ intanto versatile, globalmente efficiente, come dire più facile da guidare e capace di “perdonare” in situazioni che si sarebbero presentate in una nuova forma, accelerata, ma non poteva ancora essere proiettata nella conferma della Storia di Titoli del Campione. Era solo un punto di partenza, di inizio dei lavori. Di impegno straordinario. 

Ogni giorno, ogni test, una lunga lista di migliorie, modifiche, perfezionamenti. Si dice che in questo la “bestia”, il “Ragioniere terribile” sia Julien Ingrassia, navigatore e braccio destro di Ogier. Naturalmente il “capo” è lui, in tutto e per tutto Ogier. Lui sa cosa e come si deve fare, non c’è bisogno che si debba spiegare perché. E ogni giorno Malcolm Wilson prendeva in mano quella lista, la trasferiva nel briefing ai suoi ingegneri, tecnici, meccanici e spronava tutti quanti al lavoro. Si potrebbe pensare che si rischiava di tendere troppo l’elastico, di rompere l’incantesimo. Invece no, a tenerlo forte c’erano, e ci sarà sempre in M-Sport, ho idea, un forte senso di lealtà e passione. Una differenza.

I festeggiamenti di Ingrassia, Wilson e Ogier
I festeggiamenti di Ingrassia, Wilson e Ogier

Il lavoro dava i suoi frutti, la Macchina vinceva, il Pilota vinceva, il sodalizio vinceva la sfida senza compromessi della vittoria. E arrivò il quinto Titolo di Campione del Mondo, corredato da un en plein straordinario. Wilson mise giù le sue lacrime di forte emozione.

E quando la stessa stilografica servì per firmare il rinnovo, questa volta la cosa doveva sembrare ancora più strana. Avevano vinto, ma ora il panorama delle possibilità era più esteso, chiaro. Dimenticavamo che in quella lista di “to do” era già stata inserita la richiesta di un maggiore, sostanziale impegno da parte di Ford, che era nell’aria ma ancora solo un venticello. Si continuò a lavorare, con la stessa forza e gli stessi obiettivi, sempre più difficili, in questa prospettiva e guardando sempre avanti, anche quanto quel “to do” tardava a arrivare e si iniziava a temere che non sarebbe mai stato spuntato.

Io mondo è andato avanti. Dove non arrivava Ford cerca di arrivare M-Sport. Il sistema va in crisi, non più uno, ma almeno due avversari stanno prendendo il sopravvento grazie a evoluzioni più spedite, consistenti impegni di “marca”. Arriveranno anche per M-Sport, si pensa, ma intanto il tempo passa. A metà stagione la crisi. Aggiornamenti rimandati a luglio, o dopo, Neuville in fuga e Tanak scatenato. Da Ford ancora nulla, e se arriverà sarà troppo tardi, Ogier ha firmato per Citroen.

Il “matrimonio” va in crisi. Wilson non se lo spettava così repentinamente, in modo così grave. Alla guida della spedizione la lealtà prende il sopravvento sulla passione sentimentale, si va avanti senza rinunciare al miraggio, anche se il destino sembra segnato. Il motore aggiornato arriva in Galles, ma Ogier gli preferisce il vecchio, e fa bene. Decisione dura, ma è l’inizio della riscossa, non inattesa ma forse un po’ tardiva.

Sébastien Ogier e Julien Ingrassia
Sébastien Ogier e Julien Ingrassia

Quella forza straordinaria di gente straordinaria in comunioni straordinarie fa la differenza. Storia breve. Tanak, dopo tre fiammate incredibili, si ferma da solo, Neuville, dopo aver messo in cascina molto fieno, continua a rallentarsi da solo…

Forse non è troppo tardi. Galles, l’urlo di guerra, Spagna, risiamo in corsa, Australia

Poi eventi, cronaca, esplosione di una realtà un giorno non ritenuta più probabile, neanche possibile. Sembra un miracolo, invece è lavoro, passione, irriducibilità. Determinazione, se non altro a vendere carissima la pelle.

Un pezzo alla volta si ricompone… il pianto di Malcolm Wilson. È la vittoria di una forza che trascende il genio e la competenza, che supera il coraggio. Che quando c’è, appunto, supera il miracolo per effetto e emozione.

Ecco il momento delle lacrime. Ecco la forza di quei tre punti di vantaggio, apparentemente ininfluenti quando si pensava che il Mondiale si sarebbe risolto con una battaglia feroce e spietata. Certe battaglie, evidentemente, si devono vincere prima di tutto con il cuore, e quando in un attimo si ricrea la situazione ideale, quando senza più avversari il risultato finale è quello della Spagna fissato nel sesto Mondiale, ecco, allora si può tirare fuori il prodotto finale della forza. Vincere il Power Stage e raccontare così come e perché si è i più forti. Essere orgogliosi di aver lanciato, prima ancora che vinto, la sfida impossibile del Team.

Mettersi a piangere, che è il parossismo della passione emozionata.

Foto: Pure WRC Agency, Ross Hyde

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