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Torsby, 11 Febbraio 2017. Prendiamola da lontano, lasciamo in sospeso la condanna a Neuville in attesa che un miracolo possa assolvere il derelitto belga che in tre settimane ha buttato nel ces… tino due Rally. Parliamo d’altro perché il secondo KO del binomio attualmente più “maturo” per una perfetta corsa al Titolo WRC del 2017 resta ancora al palo, sconsolato e inconsolabile. Avanti stregoni e maghi, esorcisti e cialtroni, adesso al palazzo d’inverno di Hyundai si stanno mangiando le mani, ma forse è il caso di provarle tutte per rimettere la stagione in pista. Dovranno provare anche le carte più insolite per riproporre sul tavolo la credibilità minata e la consistenza necessaria per affrontare e superare la seconda débâcle di una serie fantascientifica e tragicomica, una seconda disfatta consecutiva davvero troppo grave. Cosa c’è sotto? Il caso tremendo? Un errore umano… disumano? Una fatalità che esce da qualsiasi conto statistico e sconfina nella più realistica incredulità?
Io non vorrei essere come tutti. Alla condanna per il secondo errore di Neuville si deve pensare come all’inferno per uno scontrino gettato dal finestrino. Troppo. Eppure i fatti non depongono a favore del belga. La toccata c’è stata, breve, limitata nella “spettacolarità”, e ha innescato il dramma che condanna, invece, la scialba prova di Karlsatad, teatro con troppa luce per poca consistenza e un finale di Rally completamente ridisegnato.
Dunque pensiamo per un momento ad altro, raffreddiamo gli animi.
Qualcuno ci ha subito mandato a dire: “Esagerati!”. Solo perché definivamo impressionanti le velocità che i piloti delle WRC Plus riescono a raggiungere, per non parlare di quelle mantenute con un ritmo indiavolato su fondi che non definiremmo dal grip da manuale. Stai a vedere, pensiamo quindi, che ci siamo lasciati troppo facilmente impressionare. Invece no, è una realtà, e per trovare un riscontro opportunamente istruttivo sulle nostre riflessioni, ecco che a metà mattina, quando abbiamo ancora i brividi addosso per i “numeri” visti sulla pista da sci di Hagfors, che gli Organizzatori annunciano la cancellazione del successivo, secondo passaggio sulla Knon, la Speciale più lunga del Rally con i suoi 31 chilometri. Il motivo? L’analisi della pericolosità potenziale ricavata dalla velocità media, 137,8! Nello specifico, per dare un’idea dello “spettacolo”, Ott Tanak, Sébastien Ogier e Thierry Neuville a una media di oltre 137 chilometri all’ora di media, le dieci WRC Plus tutte sopra i 135! C’entrano anche le caratteristiche della Speciale, molti infatti lamentavano i limitatori troppe volte attivati sulle loro macchine, e le medie delle R5, questo è un dato molto interessante, sono comunque vicinissime alla soglia dei 130 Km/h. L’evoluzione del “concetto”, che lega con un nuovo collante di attualità sicurezza, conformazione delle prove speciali e caratteristiche delle nuove, o moderne WRC, è dunque un argomento da seguire con attenzione nei prossimi Rally.
Gli argomenti proposti, invece, dalla seconda tappa del Rally Svezia non erano tutti troppo interessanti, diciamolo. Ma alcuni sì. A cominciare dall’avio furioso di Ott Tanak. Il Pilota estone, già in evidenza durante la prima tappa, aveva sistemato tutti i problemucci del primo giorno, soprattutto qualche ansia per il cambio, e si era concentrato sullo spettacolo della sua rincorsa al secondo posto di Latvala. Uno-due-tre sulla lunga a micidiale, velocissima Knon, sullo “skilift” della Hagfors Viking Arena e sulla “mitica” Vargasen dei “milioni” di spettatori alla Colin Crest, e la coda delle Toyota di Latvala era già nel mirino della Fiesta di Tanak, a ormai meno di dieci secondi. Neuville, nel frattempo, si limitava e mantenere alto il livello di concentrazione, per non incorrere in malaugurate “sviste”, ma abbassava il ritmo, soprattutto nei passaggi più delicati, arrivando anche a deludere i fans, vedi il passaggio “lento” alla Colin Crest, e non cercava giustificazioni ma dichiarava apertamente che teneva bene a mente l’importanza della posta in palio. Era in gioco anche il resto del podio, e in questo caso sembrava un affare isolato al confronto tra Latvala e Tanak, giusto “compromesso” di aggressività e di ponderatezza, sempre a causa della posta in gioco.
L’altro argomento forte era ancora la velocità, vista sotto un altro aspetto, e comunque argomento come nuovo per le WRC, ora che riescono a sviluppare numeri inauditi sulle strade ghiacciate mostrando una tenuta “illimitata” su quelle innevate. D’accordo, dove abito io non nevica mai e, quando accade il miracolo, è paralisi totale, ma quello che fanno le Macchine da Rally guidate in quel modo da mani così estrose è roba che va oltre lo spettacolo! Il segreto è anche nei “chiodi”, quei 340 di titanio conficcati nel battistrada di gomme comunque specialissime. Basta poco per capirlo e, per acquisire un senso del reale, rendersi conto che se non ci fossero non esisterebbe probabilmente neanche lo spettacolo ma un qualcosa di più… comico. Invece le velocità si alzano, e il senso di “confort” in condizioni comunque limite è smisurato.
Alla condanna per il secondo errore di Neuville si deve pensare come all’inferno per uno scontrino gettato dal finestrino. Troppo. Eppure i fatti non depongono a favore del belga
Dopo che Tanak ha vinto tutte le Speciali del primo giro, ma non ha “agguantato” Latvala, si va al secondo giro consapevoli che, per fatica, gomme usurate e risultati che si consolidano, il livello dello show tende inevitabilmente a calare. E così è. Latvala vince la 13ma, la seconda Hagfors rintuzzando le velleità di Tanak, e fuori programma Neuville si aggiudica la ripetizione della Vargasen, in scioltezza ma molto concentrato. L’ultimo acuto “normale” è quello di Ostberg, protagonista di un salto da 44 metri alla Colin Crest.
Poi la “pattuglia”, sì perché il plotone alla fine è decimato, si mette in viaggio verso i laghi, per disputare sull’anello dell’ippodromo di Karlstad la ripetizione della omonima pantomima di Speciale. Cento chilometro di trasferimento per neanche due di Prova speciale. È fatta per il pubblico, ma la maggior parte degli spettatori è stata vista sui terreni delle PS “vere”, magari affumicati come trote ai fuocherelli per riscaldare mani e wurstel, e ormai a fondo scala di regime alcolico, ma presenti a fiumi.
Andiamo avanti con la Karlstad. Il “colpo di scena” è il miglior tempo di Sordo, che riscatta quella che è la sua visione di buon secondo, ma non di più, per imporre la performance della i20 Coupé, e infine si arriva alla finalissima del “dramma”. Neuville esce dal sottopassaggio Red Bull, destra, sinistra, sfiora ma tocca le protezioni attorno a un palo della luce. Di solito balle di paglia, qui anche gomme riempite di cemento, qualcosa di duro, insomma, perché la “toccata” assume i toni di un disastro. La Gara di Neuville, per la seconda volta in tasca, crolla fuori dal ring. La ruota prende sotto, la Macchina non va più avanti. Neuville la parcheggia dietro a una siepe, quasi a simboleggiare il nascondersi di chi si vergogna, scende, si rende conto, prende a calci la ruota, poi un’altra. È ferito, non controlla più i nervi. È una vera sconfitta, bruciante. Una resa nel momento magico della vittoria in pugno. È un errore? Certamente non è una cosa fatta bene. Ma come si fa a considerare circostanze così leggere con così esasperata gravità? Semplice, basta lasciar fare ai… fatti. Neuville esce di scena sul carro attrezzi, Latvala eredita la leadership, Ogier è lì al terzo posto alle spalle di Tanak, distante per tre Prove Sapeicali che mancano, ma non troppo.
La circostanza davvero singolare è che il Rally di Svezia è, adesso, totalmente un’altra cosa. Latvala contro Tanak, o viceversa che viene meglio, Ogier pronto a raccogliere ancora dalle disgrazie altrui. Che possono fare i tre? Boh. Tanak sicuramente partirà, anzi, resterà all’attacco. Latvala deve scegliere. Un secondo… secondo posto in tre settimane è oro per Toyota, certo, ma la prima vittoria alla seconda apparizione è un valore incalcolabile e quindi una sirena difficile da eludere, per entrambi, Pilota e Squadra. Se la giocheranno, certamente in maniera il più possibile intelligente. Sì, perché la stupidità, intesa anche come inezia fuori posto, nel WRC del 2017 non paga più.
Foto: Manrico Martella, Fabrizio Buraglio, Giuseppe Mazza, Simone Calvelli, Nikos Mitsouras