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Matosinhos, Porto. Carlos Sainz non è ancora sceso dalla macchina. Dopo l’epopea delle WRC, la Dakar, sempre nel filo conduttore costante della vittoria. Due volte Sainz è stato Campione del Mondo World Rally Car, 1990 e 1992, e due volte il Re del Cross Country, aggiudicandosi la Coppa del Mondo nel 2007 e vincendo la Dakar nel 2010. Più volte, infinite, è stato El Rey, il primo spagnolo a vincere, lo spagnolo a vincere di più, il recordman del WRC, e così via. Carlos Sainz è stato Campione in Spagna, in Asia e sul Pacifico, nel Mondo. È stato Campione dei… Campioni. Ma il “Matador” è stato molto più dei Titoli e delle vittorie conquistati. Perché ha battuto tutti i Piloti che ha incontrato, perché ha entusiasmato anche quando non ha vinto, molto più dei vincitori, e perché talvolta è stato battuto solo da sé stesso quando degli avversari non c’era più neanche l’ombra. Come quella volta, nel 1988, quando perse il terzo Titolo a poche centinaia di metri dalla fine dell’ultimo Rally per l’incredibile rottura del motore. Un mito reale, una passione appassionante e portentosa. Anche oggi, e per certi versi ancora di più, perché la sua “logica”, insaziabile fame di vittoria è contagiosa, e il suo mito continua a debordare nella sfida che Peugeot ha lanciato alla Dakar, nel cui duplice successo c’è molto più Sainz di quanto si pensi. Personaggio emblematico di un Mondo, carismatico per come l’ha sempre interpretato, Sainz Padre (sì, perché sappiamo che il suo DNA si perpetua nelle Formula 1 di Carlos Junior) è, non bastasse, persona intelligentissima e pronta, sagace e oltremodo simpatica. C’è modo per esserne tifosi a bordo pista e per la strada, insomma.
A Porto è successo qualcosa che ci ha fatto venire i brividi. Per un giorno, per qualche giorno in giro, Carlos Sainz ha incontrato nuovamente Luis Moya, in una occasione vestita di ufficialità e con la carica glamour del Motorsport più appassionante. Luis è il navigatore, ma anche braccio destro e confidente, partner e soprattutto amico
Ma a Porto è successo qualcosa che ci ha fatto venire i brividi. Per un giorno, per qualche giorno in giro, Carlos Sainz ha incontrato nuovamente Luis Moya, in una occasione vestita di ufficialità e con la carica glamour del Motorsport più appassionante. Luis è il navigatore, ma anche braccio destro e confidente, partner e soprattutto amico, con il quale Sainz ha vinto, creando l’altro mito della coppia inseparabile e insuperabile, sotto tutti i punti di vista, delle leggendarie gesta del WRC. Interrotta la traiettoria del WRC, Moya non ha voluto seguire Sainz nell’avventura del Rally-Raid. Non è una disciplina che lo convince troppo. Luis è rimasto più vicino ai Rally e ha fatto parte della Squadra Volkswagen che ha dominato la scena Mondiale delle ultime quattro stagioni in qualità di ambasciatore, anfitrione, esperto. Ma noi non disperiamo, e glielo chiediamo tutte le volte. Nulla contro Lucas Cruz, ma quando tornerai a fianco del tuo “vecchio” Pilota? Le risposte sono per lo più evasive, di diniego ma non del tutto convincenti. O forse è perché ci speriamo.
Sta di fatto che quando lo sponsor Red Bull ha pensato di “girare” il rientro di Sainz e Moya, sulla mitica Speciale di Fafe a bordo di una Peugeot 208 T16, a noi è venuta la pelle d’oca. Un tuffo nel passato, talmente forte e realistico da sembrare l’altro ieri!
Poi ci siamo ripresi. Tuta bianca immacolata, Luis Moya è pronto per salire al “suo posto”, in Macchina con Carlos Sainz.
Luis, come vedi il Mondiale WRC, sei mesi dopo che sei partito insieme alla tua Squadra?
Luis Moya. “Un po’ triste, perché non c’è la Volkswagen, ma vedo un Mondiale straordinario dal punto di vista generale. Quattro marche e le rispettive Squadre. In portogallo all’inizio 8 Piloti in dieci secondi. Il Mondiale lo vedo benissimo.”
Le nuove WRC Plus hanno già manifestato tutto il loro potenziale?
LM. “Io credo che siamo già al 90% del potenziale espresso. Le vedo praticamente al limite. Ho parlato con il navigatore di Ogier, Ingrassia, e mi dice che iniziano a trovarsi molto bene con la Macchina. Per tutti la macchina è nuova, ma sono già tutti molto avanti. È vero che in taluni casi è nuova anche la Squadra, ed è importante anche imparare a conoscere il Team, il metodo di lavoro. Per esempio, in seno al Team Hyundai c’è stata maggiore continuità, e quindi per loro è stato un po’ più facile. In sostanza, comunque, vedo molto bene l’evoluzione dell’ambiente.”
Continui a lavorare con Volkswagen, ma ci risulta che stai facendo qualcosa di importante anche in Italia. Vero?
LM. “Vero, in Spagna sono ancora ambasciatore Volkswagen, ed è vero che ho ricevuto una chiamata da Vito e Paolo, gli organizzatori del San Marino, parlo del Legend. Sono dieci anni che è scomparso Colin McRae, e mi hanno chiesto cosa potevamo fare per ricordarlo. Ho risposto che sarebbe stato bello invitare tutti o Campioni del Mondo, pensando che sarebbe stato difficile averli a disposizione, pur per un evento e una causa di tale portata. Piero, la sorpresa è stata quando tutti mi hanno detto di sì. Anche stamani, ho visto Ari Vatanen, mi ha detto che era un’idea magnifica, che pensava che potrebbe anche essere la prima e l’ultima volta di un simile, gigantesco incontro.”
Probabilmente il tuo ruolo è stato fondamentale…
LM. “No, io ho solo fatto una telefonata. Il lavoro l’ha fatto Colin McRae in tutta la sua vita. Questo è un tributo spontaneo al carisma di Colin!”
E passiamo dall’altra parte. Al volante della 208T16, la stessa che Paolo Andreucci guida nell’Italiano, Carlos Sainz è sorridente, evidentemente soddisfatto. Gli rubiamo via del tempo, buongiorno, ci scusiamo…
Carlos Sainz: “Ma no, abbiamo tutto il giorno. È proprio un buon giorno!”
E allora. Cosa pensi tu del potenziale espresso dalle nuove Macchine WRC Plus? Lo abbiamo visto tutto? E se no, quando lo vedremo?
CS. “Io credo che tutti abbiano fatto un lavoro abbastanza buono, tutte le 4 Marche. La differenza del regolamento non era in fondo così grande, e questo ha aiutato a non sbagliare. Il livello raggiunto è già molto buono, sicuro che si migliorerà ancora, e che saranno un po’ più veloci, ma non credo moltissimo perché tutti hanno già fatto un buon lavoro.”
Quindi abbiamo già visto molto?
CS. “Credo di sì. A vederle girare si vede che stanno andando bene. Le sospensioni lavorano tutte molto bene, forse qualcuna deve ancora sistemare qualche piccola cosa. Anche il differenziale centrale attivo non è nuovissimo e ci si è già lavorato su molto. Secondo me l’aerodinamica è la cosa più nuova, anche se lavora solo a una certa velocità. Secondo me adesso è più una questione di “fine tuning” che di grandi cambiamenti.”
Di sicuro adesso abbiamo più spettacolo, più competizione e una maggiore selezione tra i Piloti, e questo lo dobbiamo in gran parte alle nuove Macchine. Ne sono felice e lo sono stato quando ho saputo che la FIA stava lavorando a un nuovo regolamento su queste basi
Il massimo lo vedremo dove?
CS. Gradino a gradino sempre, e intanto spariranno anche quei problemini tecnici che qualcuno ha incontrato. Certamente in Finlandia e Polonia vedremo le WRC+ nel loro massimo splendore prestazionale.”
Tutti possono guidare queste Macchine?
CS. “Certamente sono più selettive. Più cavalli, più velocità in curva. Direi che i Piloti bravi possono fare di più.”
Ti piace il formato?
CS.”Mi piace, ne ho vissuto la transizione fino al modello attuale, e non posso dire che sia cambiato drasticamente da quando ho smesso di correre. Naturalmente molte cose sono migliorate, una per tutte i service park, ma non è un mistero che io stesso già allora chiedevo alla FIA di pensare a Macchine più leggere, più potenti, più veloci. Di sicuro adesso abbiamo più spettacolo, più competizione e una maggiore selezione tra i Piloti, e questo lo dobbiamo in gran parte alle nuove Macchine. Ne sono felice e lo sono stato quando ho saputo che la FIA stava lavorando a un nuovo regolamento su queste basi.”
Dakar e WRC. Differenze sostanziali.
CS. “Dakar è strategia, è due settimane. È corsa “cieca”, di navigazione. Il WRC è una cosa completamente differente, quasi tutto il contrario. Quando ho smesso con il WRC ho pensato alla Dakar, volevo provare, magari essere il primo spagnolo a vincerla. Ci sono riuscito, ne sono felice e devo dire che mi piace ancora tantissimo correre. Credo anche di essere ancora competitivo, altrimenti avrei smesso, mi piace la sfida di Peugeot e, sfida nella sfida, le Dakar vinte con una due ruote motrici. Avevo già avuto delle esperienze con Philippe Gache e Nasser Al Attiyah ed ero convinto che una Fabbrica avrebbe potuto fare una due ruote motrici vincente. Peugeot lo ha dimostrato. Non il primo anno, ma poi avete visto come è andata. Sì, contribuire a costruire delle Macchine vincenti è una sfida che mi piace molto.”
Chi è il favorito al Titolo di Campione del Mondo WRC 2017?
CS. “Secondo me ancora Ogier. È mia opinione che sia il pilota più completo, e mi pare che i tempi corrano in suo favore. Penso anche che quando avrà capito al 100% la sua Macchina potrà spingere ancor di più e ottenere dei risultati bellissimi. Per quanto riguarda Thierry Neuville, è un peccato che abbia buttato le prime due corse, perché penso che fosse ben preparato.”
Grazie mille, ma per finire, un altro paio di domandine. Siete molto amici tu e Luis? Quando tornerete a correre insieme?
CS. “Certo, siamo molto amici. Abbiamo vinto insieme, abbiamo passato una vita insieme. Entrambi siamo arrivati a sapere esattamente cosa pensava l’altro in qualsiasi momento. Sono cose che restano per tutta la vita. Correre insieme? Eccoci!”