WRC17 Mexico. Kris Meeke e Citroen C3: dall’Ombra alla Leggenda (in dieci secondi)

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Quello che è successo nel finale del Rally è già nell’antologia e nella storia: Meeke, la Citroen C3 WRC, il colpo di scena e il “rewind” quasi miracoloso. Un finale a lieto fine che esalta il WRC e il “pacchetto” Citroen, vituperato fino a l’altro ieri.
13 marzo 2017

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Leon, 13 Marzo 2017. Forse c’era bisogno di un segnale forte. Tranquilli, il messaggio è arrivato forte e chiaro! Come e con un boato. Forte eccome, come un grido di attenzione sul WRC, il quale ringrazierà almeno per tutta la stagione per la bordata di visibilità del suo spettacolo più puro, e per un’immagine che inonderà gli schermi di milioni di pc e tv a ripetizione. Ma questo è solo un lato, il più violentemente emozionale di tutta la faccenda, ben più intrisa di motivi e di contenuti. Questa è la vittoria per cui Meeke passerà dalla storia direttamente alla leggenda del WRC, consacrando sul piano “popolare” la spettacolare bravura del Pilota. Ma oggettivamente, il “miracolo dell’ultimo chilometro” aggiunge altro alla scheda dell’Irlandese, mettendo in evidenza l’ampiezza delle sue qualità tecniche e di tenuta emotiva. Il miracolo del ritorno in pista della C3 WRC di Meeke e Nagl, che si tende a vedere come l’intera azione dal momento della compressione in frenata fino al riallineamento sulla direttrice verso il traguardo, è invece limitato al punto di uscita di strada. Se fosse successo tre centimetri prima con tutta probabilità la C3 sarebbe atterrata sulla incolpevole macchina parcheggiata sotto al ciglio della strada, e sarebbe finita lì, in perfetto Neuville-Stile definendo il Messico come i Rally di Monte-Carlo e Svezia. Una pena insopportabile. Invece è andata bene, l’errore di Meeke, immediatamente ammesso, non ha scatenato l’ira degli Dei, e la C3 è atterrata sul “morbido”, sfiorando appena l’ostacolo. Il resto lo ha fatto il Pilota, non mollando neanche per una frazione di secondo e riuscendo, nello spazio concitatissimo di dieci secondi, a ritrovare istantaneamente il sangue freddo, e con questo la via d’uscita. Nel “salvataggio” del Rally e della sua vittoria, maturata e meritata su tutto l’arco della 14ma edizione, Meeke non si è concesso a una sola, vera incertezza, ed è il motivo per cui quei dieci secondi diventano l’epopea del pupillo di Colin McRae, il più bel premio al suo coraggio e al pizzico di “scelleratezza” del Pilota purosangue, ingovernabile ma impagabile quando ti ritorna con il miracolo… della sua arte.

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Adesso funziona così: altri dieci individui, divorati dalla gelosia, odieranno ancor di più il Pilota “dalla fortuna sfacciata”, tra virgolette perché il glossario popolare è ben più crudo e colorito, e altri dieci milioni trasformeranno la passione per il Rally e per l’Inglese in una autentica, imperitura forma di venerazione. Provate a rispondere: perché tutti si ricordano di Gilles Villeneuve? Tra questi, molti magari non avevano mai visto un’immagine di un Rally, e adesso sogneranno una GT, di sicuro le prenotazioni della C3 schizzeranno alle stelle, e in questo c’è logica e giustizia. Yves Matton e la Compagnia parigina sono gli autori della base di un successo talmente evidente e roboante che meritava quel colpetto di leggenda che li manterrà a lungo sottolineati nell’immaginario del MotorSport.

Poi si dirà che è già successo, che non è la prima volta né sarà l’ultima. Non importa, se gli occhi di Meeke incredulo e incapace di fermare il turbinio di pensieri contrastanti e la pelle d’oca di quei dieci secondi sono roba già vista, benvenuto replay, è per quello che ci si apposta per un giorno intero dietro a una curva dei Rally.

Ora diamo per acquisito che Neuville è di nuovo in giro per seminare zizzania, che il minuto di ritardo è dovuto all’eccessivo prolungarsi del singhiozzo delle i20e e che la nuova vittoria nel Power Stage è eloquente. In attesa che Latvala rientri nei ranghi, che Tanak capitalizi e che Sordo venga maggiormente rispettato dai federali, si deve ammettere che è proprio un bel Campionato.

In questo modo il Campionato del Mondo diventa ben strano, del genere super interessante. Sono stati disputati tre Rally, e abbiamo tre vincitori, nell’ordine Ogier, Latvala e Meeke, tre Macchine, rispettivamente Ford, Toyota e Citroen, e l’unica Macchina che non ha (ancora) vinto è Hyundai, eppure il suo Pilota, non facciamo nomi, è quello che ha vinto su ogni tipo di terreno ed è stato più vicino addirittura ad una doppietta. La selezione è durissima, in testa al Mondiale c’è la meno Ufficiale delle Case, Ford che si nutre dell’appassionata intraprendenza di Malcom Wilson e della gloria di M-Sport, e un solo Pilota tra i vincitori di una Prova, ancora Ogier, è l’unico che può definirsi “consistent”, mentre gli altri vincitori hanno avuto i loro guai, Latvala in Messico e Meeke a Monte-Carlo e Svezia. I più indietro, al momento ma confidiamo che non è questa la loro posizione, sono i super favoriti della vigilia di Campionato, Hyundai, ma solo perché, per mano sempre del Pilota che vogliamo lasciare in pace, ha “sciupato” un po’ troppo e “omogeneamente” sofferto in Messico. Latvala, per finirla con le considerazioni cosmiche, passa da lepre a inseguitore, soffre il primo giorno messicano (surriscaldamento, un po’ come tutti tranne Citroen) e, non potendo fare molto in quelli successivi, vira da leader a tester per un week end. A Toyota, ultima arrivata, fa senz’altro comodo.

Il risultato del 14° Messico è pienamente “veritiero”. Citroen è venuta fuori esplodendo nel momento in cui era data per spacciata e ha ritrovato un Campione con i fiocchi, anche se resta da capire tutta quella birra nell’ultimo chilometro dell’ultima Speciale. La supremazia era già acquisita ed era stata ribadita con la vittoria della penultima La Calera, la più unga PS del gran finale. Chissà se più della sostanza delle nuove C3, è il contorno, effetto sorpresa e quel finale leggendario, che fà ingrassare Yves Matton. Di Ogier e della sua classe nel controllo delle situazioni più disparate, e della velocità generata dalla sua indomabile voglia di vincere, abbiamo detto mille volte ma è per primo il “tetra-campeon” che non si stanca di ripetersi. Ora diamo per acquisito che Neuville è di nuovo in giro per seminare zizzania, che il minuto di ritardo è dovuto all’eccessivo prolungarsi del singhiozzo delle i20e e che la nuova vittoria nel Power Stage è eloquente. In attesa che Latvala rientri nei ranghi, che Tanak capitalizi e che Sordo venga maggiormente rispettato dai federali, si deve ammettere che è proprio un bel Campionato.

E quando poi si vedono sfrecciare la nuove WRC+, che sembrano spinte dal risucchio del cannone di polvere creato dalle nuove aerodinamiche, viene da ammettere che l’effetto spettacolo della nuova generazione regolamentare è notevole. Andare a vedere un Rally è, oggi più che mai, avere molto da ricordare e ancor più da raccontare.

Adesso c’è il Corsica, secondo week end di Aprile, altro genere di Rally scenografico e spettacolare sul filo della vertigine, che piova o che ci sia il sole, è un altro asfalto da stemperare nell’esperienza. Facile che gli equilibri si modifichino ancora.

Interessante, molto interessante!

Foto: Manrico Martella, Gerardo Isoard, Mario Armas

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