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Leon, 12 Marzo 2017. Velocità e ritmo, sono le due componenti “prestazionali” sulle quali si basano la performance e il risultato. Poi ci sono le componenti di “testa”, concentrazione, equilibrio, controllo. Infine, ci vuole pazienza. Come nella stragrande maggioranza delle circostanze. Ad essere Piloti è più dura, perché pazientare viene un po’ difficile, e arrivare prima o meglio degli altri resta sempre un concetto legato alla fretta e all’impazienza. La vittoria sportiva, e nel Motorsport in particolare, dipende in larga parte anche da variabili esterne e “invisibili”, e accentua questa necessità di controllo, e quindi di pazienza. C’è un momento per attaccare, insomma, e un tempo assai più lungo di freno mentale, durante il quale si devono soppesare rischi e vantaggi in attesa del momento dell’attacco, che può anche non arrivare. Alla velocità, in questo caso, si sostituisce il ritmo, quel “tempo” mai aggressivo e quasi musicale che scandisce la ricerca del massimo vantaggio in rapporto con il rendimento complessivo. Questa è la tesi esposta in tutte le sue sfumature d’autore da Kris Meeke, che ha portato veramente a un passo la prima vittoria della nuova Citroen C3 WRC.
Continuiamo con Meeke, e aggiungiamo Ogier, ed ecco i due Piloti in testa al 14° Rally Mexico GTO Corona. Con mezza giornata di gara fulminata da circostanze extra Rally, entrambi hanno attaccato subito e senza alcun riferimento legato alla nuova Macchina, nella prima El Chocolate. Entrambi lo hanno fatto magistralmente, con il limite fissato chiaramente e mantenendo… la calma. Per questo non hanno sbagliato, non hanno messo in crisi le rispettive Vetture, e in breve hanno scavato la fossa agli avversari (per la verità non necessariamente colpevoli vista l’epidemia di surriscaldamenti).
Meeke conosceva bene la nuova C3, ma era costretto a subire la pressione derivante dai risultati incerti di Monte-Carlo e Svezia. Poteva benissimo essere impaziente di dimostrare al Mondo che la Macchina che aveva contribuito a sviluppare era buona. Ha spinto forte, ma per essere sicuro di non esagerare e di dare maggiore importanza al ritmo che alla rischiosa evidenza della velocità, d’accordo con il Team ha caricato due ruote di scorta e si è tolto dalla testa di vincere. E così… ha vinto il primo giorno. E così il secondo.
Ogier la nuova Fiesta non la conosce ancora, non come le sue tasche o come le sue… Volkswagen. Lo dimostra il fatto che spesso si dice che avrebbe potuto andare un po’ più forte, ma che non sapeva quali rischi sarebbe andato a cercarsi. La grandezza di Ogier è anche lì, in quella paziente attesa che tutto sia perfettamente a punto e soddisfacente per andare via, per attaccare. Non ci vuole molto a capirlo, tutto è arrivato così in fretta che sulla Fiesta del 4 volte Campione del Mondo c’è ben poco del suo imprinting, e quindi è più Ogier che si adatta alle caratteristiche della Macchina piuttosto che il contrario. Tempo al tempo, il lavoro è già in mano ai Tecnici di M-Sport. Non si può dire quando questo processo di ottimizzazione e di adattamento reciproco avrà raggiunto il suo optimum, ma per non buttare tempo e occasioni la cosa migliore, che Ogier riesce a fare perfettamente, è sfruttare al massimo la situazione, andando a cercare anche i più piccoli vantaggi al ridosso dell’anche più apparentemente insignificante dei rischi. Questo è lo stato dell’arte del ritmo, e vale, al momento, il miglior rendimento Pilota-Vettura del Campionato. Per questo, quando Ogier si vede alle spalle di Meeke ma davanti a Neuville, in una posizione intermedia difficile da modificare, 20 secondi davanti e quaranta dietro, si dice che è molto meglio essere secondi e che correre il rischio di un risultato peggiore. In sintesi, il Rally Mexico GTO Corona è l’apoteosi del duello nell’esaltazione di Kris Meeke, che ha vinto due giorni, le Speciali chiave del Rally, ha saputo adattare perfettamente la sua guida, e il suo temperamento, alle necessità della Corsa, e si è allontanato, sistematicamente, inesorabilmente dal gruppo, seminando zizzania e frustrazione, ma suscitando una grandissima ammirazione.
Mancano ancora le tappe della domenica, e quindi c’è un gran numero di dita incrociate e di esorcisti che ultimamente hanno avuto molto lavoro in Belgio, ma questa volta, magari è solo un fatto statistico, sono tutti pronti a scommettere sull’irlandese e sulla C3.
La bravura di Ogier e di Meeke, entrambi senz’altro sostenuti da un Progetto vincente, è il leit motiv di questa edizione del Rally Messico, al punto che i messaggi lanciati da Monte-Carlo e Svezia sembrano perdere di forza e anche di tonalità, svanendo all’improvviso come mai esistiti. Invece, è giusto averli memorizzati, perché sono comunicazioni di presenza. Non si può, infatti, prendersela ora con Hyundai, perché le tre Macchine hanno sofferto tutte di un piccolo problema, apparentemente risolto, e Dani Sordo è stato perseguitato dai poliziotti dell’istituzione sportiva con l’applicazione di una strana sanzione, dieci minuti, per una ancora più strana motivazione in seguito al singhiozzante finale della sua i20 nelle prove cittadine del venerdì sera.
La bravura di Ogier e di Meeke, entrambi senz’altro sostenuti da un Progetto vincente, è il leit motiv di questa edizione del Rally Messico, al punto che i messaggi lanciati da Monte-Carlo e Svezia sembrano perdere di forza e anche di tonalità, svanendo all’improvviso come mai esistiti
Allo stesso modo non si può all’improvviso ignorare il buon lavoro fatto da Toyota e da Latvala, entrambi in ombra in Centro America. Qualcuno, i soliti serpenti, dice che il ritardo di Toyota in Messico è da attribuire al fatto che i “giapponesi” si sarebbero messi a posto con le presunte irregolarità della Yaris WRC, e che per questo avrebbero restituito di colpo il vantaggio “maltolto” in precedenza. A parte che la FIA farebbe bene a fare immediata e completa chiarezza, si sa bene che Latvala è arrivato in Messico in testa al Campionato grazie agli errori di Neuville. E comunque anche Toyota “c’è”!
A proposito di Neuville, so che volete sapere come sta. Un pelino teso lo è, ma ha comunque vinto fino ad ora tre Speciali ed è saldamente al terzo posto, e poi lo sta senza dubbio aiutando psicologicamente il fatto che a questo giro i giochi sono fatti e non c’è molto da rivoluzionare. Se ne parlerà più avanti, ai prossimi appuntamenti del Mondiale.
Per finire, La Calera e Derramadero. 55 chilometri in tutto, Power Stage compreso. Non è un finalino da prendere alla leggera, ma è ampiamente gestibile.
Foto: Manrico Martella, Gerardo Isoard, Mario Armas