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Matosinhos, Porto, 19 Maggio 2017. Supponiamo che ci diano, perché ce lo siamo guadagnati con i galloni del successo, l’onore di prendere le redini di una Squadra tutta nuova. Non so a voi, ma a me il profumo di tanto onore manderebbe immediatamente a fuoco l’onere, l’impegno di responsabilità che, giusto per dare un contorno all’esempio, sottintende ricevere da Toyota l’incarico di tornare a dettare legge nel WRC. Nessun mezzo termine, nessun compromesso. Toyota ritorna sulla scena del Mondiale abbandonato quindici anni prima e, azienda come si dice “leader” del mercato automobilistico mondiale, non si può neanche provare ad immaginare che lo faccia con obiettivi di incerto livello, o per dare una forma all’acqua. Si torna per vincere. Magari non subito, perché certi miracoli li hanno fatti solo in Germania, ma in un tempo considerato ragionevole. Ora bisognerebbe vedere quanto vale, per chi decide, un “tempo ragionevole”, ma è certo che, a breve o improbabile lungo termine, si tratta di una scadenza. Ecco che si fa sul serio, maledettamente sul serio.
Tommi Makinen è molto più di un biglietto da visita. È l’esperienza. E siamo al lavoro. La Yaris WRC prende rapidamente, segretamente forma, all’inizio l’esperimento toscano è più stiepidito dall’incredulità che riscaldato dal mistero, e il filo conduttore della verità è nelle parole di Akio Toyoda, Presidente di Toyota Motor Corporation, che a distanza di due anni ripete lo stesso concetto, “Toyota potrebbe tornare…”, assicurando, la seconda volta, che quello che è cambiato è la tempistica. Così, quando esce allo scoperto poco dopo e in corrispondenza con il lancio del nuovo Regolamento, la Yaris WRC fa impressione per le linee anticonvenzionali dell’aerodinamica, un “oggetto” nuovo introdotto insieme agli altri elementi, differenziali e cavalli, dal nuovo Regolamento che consegna alla Storia le vetture WRC Plus 2017.
Piloti. Ci vogliono i Piloti. Ragionevolmente, fatti i conti con la disponibilità della piazza, si può puntare su un progetto iniziale che favorisca e premi quei Piloti che, per lo più nell’ombra, hanno aderito alla missione con compiti di primo piano dal punto di vista evolutivo. I collaudatori, i tester. Una Macchina potrebbe benissimo andare a Makinen, ma no, non è questo il fine di Tommi Flying Finn Makinen. I nomi che salgono a galla sono quelli di Juho Hanninen e Esapekka Lappi, ma nel momento cruciale Volkswagen si ritira dalla scena Mondiale, libera il suo Dream Team e, prima ancora di riaversi dal clamore suscitato dalla vicenda, Jari-Matti Latvala raggiunge i suoi connazionali. La gerarchia cambia, e Lappi resta al palo come tester. Un ruolo un po’ stretto, ma ragionevole, per una serie di motivi. Latvala è già al lavoro prima ancora di avere una nuova, più coerente tuta da corsa, il Mondiale 2017 arriva come una fucilata. Latvala arriva secondo al Monte-Carlo e vince in Svezia. Toyota nelle due gare dal rientro ha ottenuto due podi e una vittoria. Siamo sui livelli di contenuti del debutto dei tedeschi quattro anni prima.
Cerchiamo di sorprenderli. Quindi vincerete il Mondiale 2017?
Jari-Matti Latvala. “La stagione è iniziata molto bene, questo è sicuro, con due podi e una vittoria. Adesso siamo secondi dopo cinque gare, e quindi possiamo contare di continuare a lottare per un Podio ad ogni Rally. Non si tratta di dire che vinceremo, questo fa parte di un contesto più emotivo che pratico, ma che siamo in grado di mettere pressione al Campione del Mondo e di lottare per un posto di rilievo. Naturalmente, e concretamente, senza porci dei limiti considerando che stiamo lavorando per uno sviluppo che presuppone quell’esatto obiettivo.”
E poi arriva Lappi, il giovane, in prima Squadra. È un elemento destabilizzante? Come si sente questa decisione nella Squadra?
J-ML. “Nel modo più naturale. Io ne sono felice. Esapekka non è solo il Pilota Campione del Mondo WRC2, è il Pilota che ha lavorato tantissimo per lo sviluppo della Macchina, che si è dato da fare all’ombra dei nostri programmi agonistici, che ha partecipato anche alle ricognizioni. Certo, aspettando questo momento. Ma meritandolo in modo assoluto. La sua “promozione” rappresenta un momento felice e allo stesso tempo concreto.”
In che senso?
J-ML “Nel senso che è ormai un fatto che la Yaris WRC è arrivata ad un buon punto della sua evoluzione e che la sua competitività può subire un’importante accelerazione poiché la Macchina è testata dall’intera Squadra in gara. Sul piano pratico, inoltre, l’arrivo di Lappi è un incremento della potenza di fuoco nell’ottica della corsa al Titolo Costruttori. Siamo coscienti di essere qui ancora per imparare, ma allo stesso tempo siamo convinti di poter accettare la sfida del Mondiale e di poter combattere per il successo.”
Quando si parla di “essere a un certo punto” cosa significa? Quando si potrà ritenere che le attuali Macchine siano “stabili” nelle prestazioni e nell’affidabilità, e dove siete voi a livello di competitività?
J-ML. “Parlando genericamente, posso dire che siamo molto felici del comportamento della Macchina, e che possiamo lavorare quindi sull’incremento delle prestazioni e dell’affidabilità partendo da una base ormai molto avanzata. Se dobbiamo dare il punto in cui si trova adesso la nostra Macchina, direi che potremmo essere molto presto vicinissimi alla competitività delle Hyundai, che al momento sono le più forti. Per progetto in tutti i sensi nuovissimo, e per molti versi inedito, è un traguardo notevolissimo di cui tutti noi possiamo essere orgogliosi.”
Portogallo chiave di volta?
JM-L. “Prima ancora, direi che sono importanti i test pre gara che abbiamo fatto, e che guardano ancora più avanti. Nei prossimi due Rally vedremo come ci siamo mossi.”
E che dice il giovane Lappi?
Esapekka Lappi. “Che non sto nella pelle e che ho aspettato a lungo questo momento. Mi pare strano di non sentire troppo neanche la pressione del ruolo e della responsabilità. Ma mi rassicurano i miei compagni, la pressione arriva con la Gara, non con la promozione in sé! Un’altra cosa che devo dire subito, è che non ci poteva essere un contesto migliore del Super Special Stage del Portogallo per il mio debutto nel WRC. Così tanta gente, un’impressione di epica battaglia in un’arena gremita e appassionata come quella di Lousada è qualcosa che ti lascia un segno. È il segnale che ci siamo, ora tocca a noi.”
Niente pressione, così giovane e già così freddo?
EL. “Forse non è esatto. Non sento la pressione perché non mi sento nervoso, ma è anche vero che mi sento molto eccitato all’idea di correre per la prima volta con una Macchina ufficiale. Forse è solo un’emozione maschera.”
Dici che hai aspettato molto questo momento. E come ti sei preparato?
EL. “Lavorando. E lavorando anche in funzione di quel momento, se mai fosse arrivato. Per sei mesi ho lavorato sodo pensando alla Macchina e alla sua evoluzione, e allo stesso tempo al fatto che un giorno avrei potuto guidarla anche io. Ecco, ci siamo arrivati. Per la verità prima di quanto mi aspettassi.”
E allora che dobbiamo fare?
EL. “Lavorare. Pensare che non posso avere la velocità e che devo costruirla, lavorando sulla necessità di non commettere errori per non rischiare di buttare via tutto prima ancora di averlo ottenuto. Pensando, insomma, che siamo impegnati inun lavoro di evoluzione. Step by step!”
Foto: Manrico Martella