WRC17. Guarda Guarda, Neuville e la sua Hyundai!

WRC17. Guarda Guarda, Neuville e la sua Hyundai!
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Autentica giornata di roulette. Lacrime per molti, gioia per pochi. Ma tutto sommato il “gruppo” è compatto e il gioco al tavolo del Monte-Carlo si fa interessante. Neuville, poi Ogier in pieno recupero, e questo Tanak. Ma c’è da ridire
21 gennaio 2017

Gap, 20 Gennaio 2017. Un nome allo spettatore deceduto nell’incidente di giovedì sera non l’hanno dato. Non mi risulta. Forse che un senza nome lo si dimenticherà più in fretta, o presto potrà sembrare mai esistito? Certo, quello spettatore sfortunato in quel posto non ci doveva essere, ma è parte della storia, anche se diabolicamente fortuita, una parte triste. Diciamo che non è una lezione di stile. Ma ce ne sarebbero altre. Certa gente può stare a guardare il proprio rolex al polso per ore e non degnarsi mai di capire che ore sono. Punto e a capo.

Quentin è un ragazzino sveglio. Simpatico del tipo entusiasta della vita. Non ha un rolex, abita in uno dei cento paesini attorno a Gap, e oggi è a casa. Niente scuola, perché passa il Rally di Monte-Carlo. Gli brillano gli occhi. Mamma Carla lo ha concesso. Ha passato la serata al computer a studiare le mappe del 85° Monte-Carlo. Il Padre, Patrick, alleva mucche da latte, e anche lui ha fatto tardi l’altra sera ma oggi fa un po’ festa. Li ho conosciuti perdendomi per strade e stradine ghiacciate alla ricerca di passaggi delle Prove Speciali. E alla ricerca del passo (chiuso) per arrivare all’hotel più sconcertante della mia vita a SuperDevoluy, luogo super panoramico per il Rally ma anche super sfigato per l’ospitalità. Dunque, le bestie a riposo, e la famiglia sul ciglio della strada per vedere passare i bolidi. Da dove abitano, basta fare un paio di chilometri in tre direzioni, e non si sbaglia: si incrocia il Rally. È festa e rituale, omaggio. Su uno di quei Bolidi c’è il Campione che è nato due villaggi più avanti, Sébastien Ogier. Non è considerato un mito, ma uno di loro di cui si può e si deve essere orgogliosi, uno che parla poco e agisce, molto, e che merita per questo il massimo rispetto. Come andrà con questa Ford? Non era meglio se tornava con la marca di Casa? Fatti suoi, l’importante è che ci faccia divertire sulle strade del “suo” Monte-Carlo. Sì, perché in fondo il “Monte” è un Rally double face. Una faccia vistosa, ricca e gossip, diciamo elitaria, che è quella che si vede alle Piscine o davanti o nei saloni del Casino, e una faccia più dura e vissuta, rude, corrosa dal vento delle montagne che incoronano la maestosa valle di Gap. Qui è il vero Rally, che va in prestito per le esibizioni sul lungomare, ma che vale tutta la sostanza di questa terra piuttosto, direi, aspra. Difatti lo si vede nella natura della competizione, difficile, imprevedibile, indecifrabile, tremenda come dicono qui. Unica.

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Per questo, e non perché è il primo Rally Mondiale della stagione, il Monte-Carlo è considerato come una prova generale, spesso non necessariamente attendibile se non in coppia con il successivo Svezia, le due Corse insieme in grado finalmente di fornire elementi buoni per un giudizio prospettico sull’avvenire della stagione. Fai una Macchina indovinata per il Monte-Carlo, e magari non vince più per tutto l’anno. E viceversa, “sballi” al “Monte” e hai la Macchina vincente. Qui le cose, già difficili, si complicano ulteriormente. Le strade sono generalmente belle, anche molto belle, lo scenario è gigantesco, quello che cambia le carte in tavola, magari anche più volte in uno stesso giorno, è il meteo. Fa freddo, e se non c’è neve c’è ghiaccio, “geopardizzato” a macchie nere, chiare, riflettenti. Le ultime due le vedi, il primo tipo lo… senti, dopo. Tanto vale partire tutti con le famose Alpin chiodate. Solo che in certi tratti la strada può essere talmente asciutta da farti ballare tutti i denti in bocca.

A parte Hyundai, si sono nascosti tutti. Qualcuno anche alla vigilia stretta, lo shakedown. Con la scusa di provare per trovare l’assetto, prima si è visto ben poco. E dopo troppo. Ma è colpa del tempo, del ghiaccio, della difficoltà, e diciamolo, a tenere su una strada che svanisce quando meno te l’aspetti le nuove belve da 380 CV. E oltre, perché non è solo questione di potenza, ma di coppia stratosferica, di modo di “scaricare” a terra. Comunque sia, le nuove Macchine frutto del regolamento 2017, vanno come sassate e, appunto. La più in forma è Hyundai, che aveva ammesso di avere, dopo il ritiro di Volkswagen, una posizione strategicamente più avanzata nello sviluppo della nuova Macchina rispetto alle altre Fabbriche “implicate”, tutte a corto di esperienza diretta. C’era da aspettarselo, insomma, anche se io mi aspetto sempre un colpo di scena, invece. Più dell’omogeneità dei risultati ottenuti da Neuville, partito in testa giovedì e ancora più distante il venerdì sera dopo otto prove speciali, direi che contano soprattutto le parole del a volte stizzoso Pilota belga, che invece di gracchiare nella sua trombetta ha finalmente suonato lo Stradivari coreano e ne è rimasto estasiato. Parla di “confort”, il vice Campione del Mondo, di come si sente comodo nella Macchina. Vuol dire molto, a parte la soddisfazione, perché riflette il grande equilibrio prestazionale e di competitività raggiunto dalla i20. Dopo aver vinto l’unica prova valida di giovedì sera, Neuville ha fatto un primo giro geniale, e portato a casa tre Speciali su quattro al pronti-via del venerdì. Tanak lo ha sorpreso di primissimo mattino con la Fiesta, che intanto abbaia ma minaccia di mordere, dopodiché nel finale è tornato alla riscossa l’Idolo di Quentin, che dopo l’exploit di Neuville veniva ormai additato come un non-più-Volkswagen, un derelitto diseredato. Come al solito, tuttavia, l’errore è quello di sottovalutare le prestazioni “peggiori” di Ogier, che invece quasi sempre sono il massimo ottenibile, in sicurezza e in quella data circostanza. Non era questione di forza né di Macchina, del resto è già ancdato forte Tanak, ma di pazienza in attesa di un contesto più “confortevole”. Con l’asciugarsi delle strade, quindi, Ogier si è sentito di alzare la pressione, e ha rimesso le carte al loro posto, VW o Ford non importa.

Cerchiamo di dare a Neuville quello che… non era di Neuville. Qualche errore nel finale, un reset del booster che prende troppo tempo, la Hyundai in stallo, ma alla fine si deve pensare che anche il belga, una volta accumulato quel minutino, abbia saggiamente deciso di tirare i remi in barca fino alla fine della giornata. Sabato si gira pagina e, certo, si deve sapere che Ogier, subito “lungo” a un rampino della Agnieres en Devoluy - Le Motty, è risalito dalla ottava alla seconda posizione, riproponendo di fatto l’incubo ricorrente delle quattro passate stagioni. Tocca a Neuville mostrare di aver capito, ovvero mettere in campo maturità e freddezza.

Cerchiamo di dare a Neuville quello che… non era di Neuville. Qualche errore nel finale, un reset del booster che prende troppo tempo, la Hyundai in stallo, ma alla fine si deve pensare che anche il belga, una volta accumulato quel minutino, abbia saggiamente deciso di tirare i remi in barca fino alla fine della giornata

La domanda, tuttavia, tra tutte più importante della vigilia di Mondiale, era quella relativa alla competitività delle Nuove Macchine, proprio perché nuove e sconosciute, non misurate. L’unica che si poteva immaginare competitiva, perché “misurata” insieme ad altre da sua maestà, era la Ford, che si conferma all’altezza del ruolo anche per effetto dello start fulmineo di Tanak. E di Hyundai e della favorevole circostanza, che poggia comunque su un gran lavoro, si è già detto. Mancavano all’appello Citroen e Toyota. Domenico dice che Matton ripiange già di non aver insistito per Ogier. Ma non è giusto, è un tifoso troppo appassionato. Citroen ha Meeke, che ha carattere e va forte. Questa volta ha ragione Domenico, è un po’ “falloso”, ma è nel suo stile e nel temperamento, e poi c’era da provare la Macchina. La C3 WRC va forte, confermato, “chesennò” Meeke non arrivava alle spalle dello scatenato Neuville. Anche Toyota non va male, tutt’altro. Guidata un po’ sopra alle righe, soprattutto dallo scatenato Hanninen che dopo aver morso il freno per due stagioni può ora liberare l’istinto, ritrova nel più attento Latvala la giusta misura e una buona posizione. Il “gruppone”, insomma, c’è, e dal tavolo della roulette del Monte-Carlo ci si alza un po’ storditi ma “sani”. Quasi tutti ci hanno provato, e quasi tutti hanno subito l’incertezza del “Monte”. Che poi a qualcuno sia andata bene, e a molti altri male, mettiamoci anche gli sfortunati ritiri di Basso e di Andolfi, che uno “stallo”, una “toccata” o un “dritto” abbiano fatturato cifre basse o esagerate senza alcuna ragione, tutto questo fa solo parte dell’importanza della scommessa Rally più famoso del Mondo. Tutti d’accordo, unanimità totale, sulla caratura di questa edizione del Rally. Che si siano messi d’accordo per minimizzare i propri limiti e scaricare e proprie colpe sul povero Rally?

Foto: Manrico Martella, Demis Milesi, Carlo Franchi, Fabien Dufour, Marcin Ribak, Marco Paolieri

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