WRC17 Germania, Il Briefing di Carriero e le note nell’aria

WRC17 Germania, Il Briefing di Carriero e le note nell’aria
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ADAC Deutschland, crocevia chiave. Parola di… Molti. Aria elettrizzata, i motivi si sommano, l’asfalto chiama a una prova delicatissima. Meeke già out, la R5 di Kopecky prima nella PS inaugurale, si fanno i nomi di Neuville, Ogier e… Loeb
18 agosto 2017

Bostalsee, 17 Agosto 2017. “Vince Ogier!” il Mago di Partinico non ha dubbi. Ora, dovete sapere che il Mago è il nome d’arte di un nostro amico e consulente ferratissimo, che tiene all’anonimato e la cui unica pecca sul fronte dell’obiettività è il fatto, dichiarato, di essere spudoratamente pro-Ford. Parlategli di WRC e il Mago vede… blù. Tifo più passione più competenza fanno sì che di solito il “Mago” ci azzecca, per cui se dice Ogier bisogna almeno fermarsi a riflettere.

Certo che per il Campione del Mondo non è un momento… magico. Il Rally di Finlandia ha consentito a Neuville di riagguantare la testa della classifica, e il belga pur con gli stessi punti del francese, 160, può vantare al momento una vittoria di più, e quindi la leadership del Mondiale quando mancano, oltre al Germania, tre Prove alla fine della stagione. Dopo quattro anni tocca finalmente a un altro Pilota aprire le strade della prima Tappa del ADAC Rally Deutchland, e questo è un fatto nuovo che segna il passaggio di un’epoca atipico, poiché nello specifico è vantaggioso. Su un fatto, infatti, Sébastien Ogier ha ragione: negli ultimi 4 anni pochi o punti Piloti hanno potuto rendersi conto davvero di cosa vuol dire partire per primi. Ora il “privilegio” è di Thierry Neuville, che tuttavia inaugura la sua buona serie con un piccolo vantaggio di posizione: in luogo della penitenza di “pulire” le strade, il belga potrà “sporcarle” portando dentro materiale vario raccolto ai bordi e sui tagli delle curve, gusto perfido che potrà aumentare se dovesse piovere ma non troppo. È un sottile vantaggio che arriva come lo champagne al vernissage di una nuova serie di duelli, per un finale di Campionato che in prospettiva è quanto meno eccitante. Ogier contro Neuville. E viceversa.

Germania = asfalto, ma pochi riferimenti con il Corsica, e molta immaginazione per pensare a un Croazia 2018. Pettegolezzi, pensiamo alle cose serie: “Per gli appassionati è un appuntamento irrinunciabile, importante. Delicato per i Piloti, gli Equipaggi, le Squadre.” Parola di Massimo Carriero, Sviluppo e Design M-Sport. “Germania vuol dire cerchi da 18 pollici, Macchine basse e gomme slick. Meno compromessi e assetto anche in questo caso variabile a seconda delle Speciali, come sulla terra, ma lavorando di fino. Se sulla terra le altezze cambiano di 10 millimetri, per esempio, sull’asfalto la variazione è della metà, 5 millimetri appena. Ma bisogna farlo. E bene. Di fino anche la disposizione dei pesi. Le protezioni delle Macchine sono più leggere, più peso “libero” e le zavorre possono essere disposte “strategicamente” e giocare il loro ruolo.”

Carriero si sofferma sulla “geografia” del Rally Germania. “È un Rally che contempla tre classi di Prove Speciali: le “Vineyard”, schemi geometrici perfetti tra i vigneti, le “Country Roads” e le famose, massacranti “Panzerplatte”. Freno a mano sempre… in mano nelle speciali tra i vigneti dei grandi vini della Mosella, forti e lunghe accelerazioni e brusche, repentine, grandi frenate. La sagra degli stop and go. Nelle speciali delle “strade di campagna” del Germania affrontare correttamente la larghezza della corsia è determinante. Spesso molto stretta, più stretta ancora adesso che le nuove WRC+ sono più larghe.” Carriero è parzialmente sorpreso. “La larghezza delle Regolamento 2017 è di circa 75 mm in più rispetto alle Vetture precedenti, eppure i Piloti denunciano una grande differenza. E poi la Panzerplatte. Lunghissima, 42 chilometri di inferno molto guidato, molto sconnesso. Lì ci vuole tutta la Macchina, la migliore Macchina possibile. E attenzione millimetrica, totale. La Prova della base militare è esigente, e molto severa con le gomme. E non è finita. Tre tipi di Speciali, una grande insidia accessoria: i cambi di tenuta, di grip. Repentini, invisibili, variabili a seconda del tempo. Prendere la giusta confidenza con questo tipo di problematica può dare accesso al risultato, scordarsene può essere un peccato capitale, e come sempre anche questo Rally si vince domenica a ora di pranzo!”

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Capito, Rally difficile. E teatro ideale par mandare in scena la grande sfida, l’atto cruciale del Mondiale.

La base del Rally si sposta da Trier a Bottalsee, e all’inizio ne risente il Parco Assistenza, ridotto a una risaia dalle copiose piogge della vigilia. Ma l’efficienza tedesca ci mette immediatamente una pezza e si ascolta l’avvertimento. Potrebbe piovere. Stessa musica, su un’ottava più dolce, per lo shake down. Bei tempi già al primo giro, poi i cinque chilometri del test si “sporcano” e diventa tutto più difficile. Ne approfittano Neuville, che “stacca” subito il suo primato di giornata, benaugurale, e le Citroen, che già molti vedono “ritrovate” e che piazzano tre Macchine, Mikkelsen, Breen e Meeke nei primi cinque. In mezzo, equidistante, Ogier.

Drammatico, strano, inedito primo appuntamento “ufficiale” con i cronometri. È lo spettacolare Super Special Stage di Saarbrucken, duemilacinquanta metri di gimkana tra fettucce, “rondò” e barriere di cemento. Su una di queste il povero Kris Meeke pianta la ruota anteriore destra. Si rompe lo sterzo, la C3 WRC+ viene evacuata sul carro attrezzi, e per il disperato, sfortunatissimo Pilota è crisi nera. Si ricomincia a parlare di Citroen dalla parte sbagliata, si torna a fare il nome di Loeb, non per il record di nove vittorie del “Cannibale” in Germania, e sicuramente se non a sproposito almeno con una evidente mancanza di tatto. Vince Jan Kopecky, con una R5, Skoda, Tanak riscatta la prestazione trasparente dello shake down ed è secondo, Breen salva la faccia della Squadra, terzo. Neuville assai indietro, per quanto possa contare, Ogier è sempre lì in mezzo.

Ancora 20 Speciali alla fine.

 

Foto: Manrico Martella, Fabrizio Buraglio, Jakub Pojmciz, Luca Milan

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