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Bostalsee, 19 Agosto 2017. Non si venga a dire che Tanak è fortunato. Passi che ancora una volta a non esserlo sono in tanti, ma l’estone sta conducendo in porto il battello di un Rally da esperto, collaudato “navigatore solitario”, a un tempo perfetto padrone, gestore e controllore della situazione. E quando mai si è visto un neanche trentenne capace di controllare due Tappe, di vincere, sì, tre Speciali, le “medie” Mittelmosel e una Graftshaft, ma di correre con la circospezione del vecchio leone navigando sulla certezza dell’esperienza? È vero che il signorino Ott si è laureato vincendo il Rally dell’Università di Sardegna (anche Italia) ma ora fa più impressione la sua continuità, il controllo della regolarità, fatto nuovo e ormai sedimentato.
E comunque, non si venga a dire che il Mondiale è monotono. No, questo nessuno avrebbe il coraggio di azzardarlo, ma è un modo di dire pescato per introdurre il diverso modo di essere avvincente e interessante, che si sta facendo strada in mezzo alle terribili prove speciali del Germania 2017, trentacinquesimo Rally della fortunata serie.
Volevate ancora colpi di scena? Avete ormai fatto l’abitudine al repertorio di Meeke e, già in crisi di astinenza dovete combattere l’assuefazione? E allora dovevate stare più attenti durante il caffè del sabato mattina, quando neanche l’attenzione del neo leader del Mondiale, Mr Neuville, è bastata a evitare che la Hyundai numero 5 finisse contro qualcosa di non meglio identificato e che, testimoniato da un quasi impercettibile sussulto della Macchina, il posteriore sinistro della i20 Coupé rimanesse passivamente attaccato da un insignificante cordone ombelicale, alla Vettura ormai inutilizzabile. Era appena iniziata la giornata sulla prima, piccola e insignificante Arena Panzerplatte, e si era già alla fine del primo atto del duello annunciato tra Neuville e Ogier. Anzi, c’è addirittura il rischio che di atti non ne seguano poi molti altri, che non se ne faccia più di niente, se solo il Campione del Mondo si decide a dare una piega più decisa alla sua stagione sul filo del rasoio. Intanto non è certo finita, adesso Sébastien “Blade Runner” Ogier è terzo e non ha ancora rinunciato ad attaccare l’ex compagno di avventura Volkswagen Andreas Mikkelsen. Il fatto nuovo, e particolarmente interessante, è che il norvegese può ora contare sul doppio exploit della sua natura di attaccante… pacifico, già verificata proprio in Germania, e soprattutto sulla ritrovata competitività delle vituperate Citroen.
Tanak è primo, da solo visto che Mikkelsen è a venti secondi e che il frutto delle ambizioni è più volatile della sicurezza della saggezza. Però venti secondi sono niente se si pensa a quanto fattura un piccolo errore con le WRC+ di oggi, e ancora poco se si considera che di errori infinitesimali ne hanno fatto quasi tutti, e in Germania di più. Però venti secondi sono anche molto, un vantaggio solido se lo schema visto nelle prime due tappe del Rally è quello giusto, ovvero se si da ragione alla maturazione di Tanak ma soprattutto alla necessità di un podio vero di Citroen, che potrebbe spingere per una conclusione “pacifica” del confronto e portare a casa un risultato che vale un lungo, emozionante sospiro di sollievo.
Ecco apparire il terzo incomodo, la serpe capace di seminare zizzania anche per un solo punto. Ancora lui, Sébastien Ogier. Il ritiro di Neuville è un vassoio d’argento sul quale Ogier può già vedere 15 punti, tutti di un nuovo vantaggio nella corsa al Titolo. Ma gli otto secondi che lo separano dall’ex attendente norvegese, uniti alla distribuzione dei punti del Power Stage possono facilmente trasformarsi in qualcosa di più che una tentazione, diremmo in un obbligo. A parer mio anche un podio tondo sarebbe “quel” risultato troppo utile al bilancio del Team Citroen e al suo destabilizzato establishment, ma siccome l’appetito viene mangiando, e siccome di carne al fuoco ce n’è ancor tanta, possiamo benissimo prepararci a un finale di Germania di evocativa memoria.
Tutte qui le indicazioni della terribile giornata della base militare di Baumholder? Macché, ce ne sono altre. Era per dire che il risultato che Mikkelsen mette in primo piano nella prospettiva del Rally è pari, per valore dell’exploit, al probabile, augurabile successo di Ott Tanak.
Ed eccole, le altre. Tanti errori, tanti piccoli problemi. Chi ne esce perfettamente “pulito”? Pochi, pochissimi. Ad essere fiscali il solo Tanak. Anche Mikkelsen e anche Ogier, i loro “lunghi” li hanno fatti, o uno stallo, una piroetta non proprio di scena. E così Evans, e il più irruento Hanninen o l’indeciso, quando si parla di gomme, Breen. Stiamo parlando ancora di errori veniali, che lasciano i rispettivi imputati in corsa, al quarto, quinto e sesto posto rispettivamente. Più gravi, o più sfortunati, perché io credo molto alla sfortuna, più vicina ai tanti uomini che ai pochi superuomini, gli errori di un introvabile Paddon o di un cocciuto Latvala, ormai imbestialiti con sé stessi perche non riescono più a trovare un bandolo sicuro a cui aggrapparsi, e solo più “miti” le pene da attribuire agli “out” di un Lappi, almeno ci ha provato. Non parliamo più di Sordo, e soprattutto di Meeke, d’accordo, perché sappiamo che le prove della vita lo faranno tornare più forte di prima.
Altro? Altre Macchine. La geografia per Marche del Germania fa girare il mappamondo. Sino a ieri, in Finlandia, oltre alle onnipresenti Ford, in testa a un giorno dalla fine c’erano due Toyota, e fino a ieri l’altro, in Polonia, addirittura tre Hyundai. Oggi le Ford, che vorrei tanto si chiamassero M-Sport e basta per la stima che ho del Progetto e del coraggio, sono tre, Tanak, Ogier e Evans, ma ecco che, più in alto di una sopravvissuta Toyota, spunta una “vera” Citroen, quella di Mikkelsen e Jaeger. Vero, Loeb ha provato la C3 WRC sull’asfalto, e la magia si è compiuta. Ma di maghi ce ne sono solo due. Quello di Partinico, che comunque prevede una maestosa, spettacolare sfida a tre nel gran finale di Germania, e il Mago Qualsiasi invocato da Colsoul, navigatore di Neuville, quando si è reso conto di quanto danno era scaturito da un quasi nulla. Il resto non è magia, le Citroen, insisto, c’erano o già, solo che andavano guidate con un certo piglio, ora possibile.
Vediamo come va a finire. Quattro prove speciali, 51 chilometri. Poi di riparla di mercato Piloti, di siluri e di allori.
Foto: Manrico Martella, Fabrizio Buraglio, Jakub Pojmciz, Luca Milan