WRC17 Germania. 1a Tappa. L’attacco di Tanak (Ford M-Sport)

WRC17 Germania. 1a Tappa. L’attacco di Tanak (Ford M-Sport)
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Mikkelsen secondo, ma in testa fino alla penultima Speciale, Tanak ritrova il grande equilibrio e conclude al comando. A Neuville il primo “round” contro Ogier, ma il duello è su un gradino più in basso. I passi falsi di Sordo, Latvala e Paddon
19 agosto 2017

Bostalsee, 18 Agosto 2017. Aspetti diversi di uno stesso scenario. Mikkelsen si incarica di riscattare il grottesco, sfortunatissimo pronti via del compagno di squadra Meeke, e vola al comando. Tanak parte da lontano, caparbiamente, ritrova e “riprova” il grande equilibrio dei giorni migliori nel finale di Tappa, sorpassa il norvegese e si installa al comando. È la storia portante, il canovaccio della prima Tappa del ADAC Rally Germania, decima prova del Mondiale e… prova del fuoco nel confronto tra Neuville e Ogier.

Doveva essere il concerto di cartello, il duello, e invece la seconda scena della Tappa di venerdì, tra i vigneti della Mosella, è un concerto di freni a mano in un tappeto di fango. Questo, d’altra parte, era nelle previsioni. Pioggia tanta, strade lavate, pioggia poca, fango tanto. Pioggia intermittente, un disastro. Strade imprevedibili, scelta di gomme alla slot machine e parco assistenza da sopravvivenza, o da imbarco dell’Arca. Partire per primi premia, partire indietro paga male o, peggio, sorprende. È così che Sordo, centocinquanta Rally da festeggiare, parte come un missile, vince la prima del mattino, passa al comando e poco dopo, è la Prova Speciale numero 4, primo passaggio sulla Grafschaft,

“toppa” una frenata, va dritto e scaraventa fuori strada e in fondo alla scarpata tra gli alberi la sua Hyundai. Un modo indesiderabile di porre fine a una giornata iniziata bene e già da dimenticare sotto la gogna del Rally 2 sabato, soprattutto in considerazione del fatto che il Germania è Rally che meglio si ispira alle caratteristiche dello spagnolo, e che gli ha già offerto l’unica vittoria Mondiale della lunga e onorata carriera. Pace.

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È così, anche, che mentre la “punta” Neuville fa fatica a trovare il ritmo (o a sganciarsi dalla paura di commettere un errore), l’altra Hyundai in mano a Paddon finisce indietro, nello stress di una foratura lenta (che quasi sempre è figlia di un errore), ma declinando la ancor importante difficoltà del neozelandese ad affrancarsi dalle insidie dell’asfalto. È così che, infine, ancora una volta Latvala, partito con meno bava alla bocca, ormai il Mondiale per il finlandese è un miraggio anche nel 2017, è frenato da un’incertezza della macchina che egli stesso ha contribuito a lanciare nel Gotha del Mondiale, da subito. Un’intermittenza di funzionamento della Yaris WRC, accompagnata da uno strano suono. Sa di panne elettrica da waterproof approssimativo, e comunque è quel minutino e mezzo che ti taglia fuori e che ti fa vedere il Mondo dall’altra parte. Poco conta, poi, la vittoria dell’ultima Speciale, susseguente alla sostituzione dell’intero impianto di iniezione, le Toyota strepitose in Finlandia fanno fatica in Germania, con poca o tanta pioggia. Gli effetti della mezza rivoluzione in seno al Team, che ha eletto a bersagli il Direttore Sportivo Jarmo Lehtinen e l’ingegnere capo Tom Fowler, e l’idea che si possa cambiare sede spostando baracca e burattini, senza offesa, in Estonia o addirittura a Colonia, non sembra aver sortito effetti sedimentati ma soltanto episodici. Tuttavia tutto ciò era prevedibile sin dall’inizio, e non è il caso di cadere nella trappola della facile polemica. Più sensato ritenere che la logica degli eventi attuali fosse già stata imbastita contestualmente all’organizzazione del Team Gazoo Racing WRC, e che i diretti interessati facessero già parte di un ciclo al ramonto.

Comunque, si parlava della seconda scena dalla prima Tappa. Si era alla ricerca di Neuville, di Ogier e del loro “inevitabile” duello. O forse si era convinti che sarebbe stato già da ora, primo appuntamento di “sangue”, un confronto senza esclusione di colpi. È stato, sì, un duello, ma a distanza di sicurezza dalla bagarre che anima la testa della Corsa, e tutt’altro che “sanguinario”. Entrambe le parti si sono fatte cogliere in flagrante reato di soggezione, a causa delle caratteristiche delle strade, e del meteo. Risultato? Entrambi i Piloti sono piuttosto guardinghi, timidi. Neuville è salito di tono alla distanza, un’impronta caratteristica del nuovo predatore belga, Ogier è sceso, all’improvviso, cadendo nella trappola di un piccolo errore giusto nel finale di Tappa, una giravolta semi-seria che ha vanificato il pur buon lavoro svolto dal Campione del Mondo sino a quel momento. Pace. Neuville e Ogier sono nell’ordine, adesso, al terzo e quarto posto, separati da mezzo minuto dalla testa del Rally che esalta l’inedito duello tra Tanak e Mikkelsen, ma vicini, quasi a braccetto e separati da appena un paio di ridicoli secondi. In fondo è la loro posizione, un po’ defilata in attesa dell’evoluzione di eventi che il primo giorno ha solo accennato.

Finalmente si torna a parlare di Citroen. Non ce ne voglia il buon Tanak che sta facendo una bellissima Gara. Ormai ci ha abituato al salto di caratura, e ci concede di concentrarci un momento di più sulle finalmente buone fortune del double… mi viene in mente una definizione di un tifoso spagnolo sentita in Sardegna, triviale. Partire dodicesimo non è una bella cosa, in quelle condizioni di strade, ma Mikkelksen se n’è infischiato. Il peggio già toccato all’irlandese sfigato, il norvegese si è sentito di spingere un po’ di più. Come per incanto sono usciti tempi e posizioni, corsa e risultato. Eccellenti. Si dirà, adesso, che i quattro consigli di Loeb hanno raddrizzato la situazione, e che l’alsaziano potrà avere la strada spianata per quel progetto di gestione del Team 2018, arricchito di Ogiers e di budgets stellari, con cui si gonfiano news e paddock. Chiacchiere, a mio avviso. Di stellare c’è solo l’impegno della Casa, e probabilmente l’Ogier attuale è frutto non di budget cosiddetti “risicati”, di indecisioni e di scelte sbagliate, ma solo della consapevolezza, dunque delle decisioni assennate di quell’Yves Matton ora lanciato verso il calvario. Staremo a vedere. Certo, la direzione in cui viaggia la C3 WRC è quanto meno anomala rispetto al resto della muta ormai in fuga, e la strada è senz’altro più difficile. Ma il risultato di Mikkelsen, “eccellentissimo”, non può essere solo il risultato lampo di un giro di vite, reale o metaforico.

Mi sollecita il Lago di Partinico: “Non avrai mica messo una pietra sopra Ogier?”

 

Foto: Manrico Martella, Fabrizio Buraglio, Jakub Pojmciz, Luca Milan

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