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Circuit de Loire, 27 settembre 2017. Ci raccolgono all’aeroporto e ci portano in un castello sulla Loira, e in un’alba lattiginosa di nebbia ci conducono nella campagna di Cheverny, non lontano da Blois. Non siamo bendati né imbavagliati, naturalmente, ma l’effetto sorpresa è completo. Sarà l’importanza nascosta nell’Evento. Il cancello si apre, siamo nella tenuta del Circuito Val De Loire, una
proprietà adattata a tema Motorsport per l’occasione. Dalla nebbia spuntano TIR, tende, strutture di ospitalità Citroen Racing. Gli shuttle parcheggiano uno accanto all’altro, entriamo nel prefabbricato, sembra un pentagono leggero. Al suo interno, l’Armata Rossa è schierata al completo. Kris Meeke e Paul Nagle, Craig Breen e Scott Martin, Stephane Lefebvre e Gabin Moreau. Al centro il
Generale, Direttore Sportivo Yves Matton, alla sua destra Christophe Besse, Ingegnere Responsabile Tecnico.
Pochi preamboli, un programma serrato di workshop. Simulatore, navigazione, co-driving. Poi ci sarà l’heritage, la Storia, fiumi di brividi e di imprese leggendarie, di avventura, sportive, tecniche. In un attimo siamo catapultati nella frenesia lenta dell’ambiente da corsa. Tutto deve essere fatto nel più breve tempo possibile, ma con calma, bene. Rigore massimo. Nel più breve tempo significa velocemente, che nell’accezione del Motorsport suona come “più veloce di tutti”! E tutto, naturalmente, senza fare errori, quindi dedicando un’attenzione maniacale a come prevenirli. Non facciamo quasi in tempo ad accorgercene, che siamo in Macchina. Kris
Meeke siede al volante, mi pare tutto sommato logico, io prendo il posto di Paul Nagle, il navigatore “storico” dell’irlandese, e questo invece non è affatto logico. Ma è la base della straordinarietà dell’evento: una Macchina straordinaria, un Pilota straordinario, un “navigatore” nemmeno all’altezza… dell’ordinario. La messinscena “acchiappa”. Anche il cronometro luminoso che scandisce il
conto alla rovescia. Meeke lascia fulmineo la frizione tra due di quegli attimi, sono colto di sorpresa e sbatto la testa all’indietro. Il ghigno di Meeke, glaciale: “Ciao Piero, ben svegliato. Tutto bene?” “Buongiorno a tua sorella, tutto bene un paio di zeri!” Ma in fondo non è successo niente, lo scherzo riuscito è solo l’effetto di ciò che arriva in quella pausa tra due momenti di perfetto controllo, cioè quando non te l’aspetti. Non ero preparato, tutto qui, non la facciamo tanto lunga! L’accelerazione mi ha schiacciato contro lo schienale della banquette. Un “G” scarso, io mi sistemo meglio nel sedile, lo stomaco e gli altri organi interni si sistemano meglio contro e attorno la spina dorsale, quindi c’è solo da regolare di conseguenza le cinture di sicurezza d’improvviso in bando. Non ho perso conoscenza. Nelle curve alla spinta dell’accelerazione si somma la forza centrifuga, più la “scomposizione” se in frenata, e i valori si alzano. Resisto, faccio finta di niente, ma è chiaro che la mia esperienza occupa uno spazio breve, “gestibile”. Rivaluto ancora di più il ruolo di Paul.
La Macchina è un proiettile, l’avete visto. Quando senti intervenire il limitatore vuol dire che sei arrivato a 380 CV, quando lo scoppio del ritorno di fiamma che hai “chiuso” drasticamente o tolto corrente per cambiare. L’uno e l’altro arrivano presto, prestissimo. Come lampi. Tutto arriva prestissimo. La curva che vedevi prima laggiù in fondo è già ai lati della Vettura. Meeke, in tutto quello scatenarsi di potenza, ha già messo la Macchina in condizione di uscirne. Tolto il piede poco, a intermittenza, frenato a mano con disinvoltura, la C3 WRC è già impostata per scorrere l’arco in scioltezza. Colpetti rapidi di paletta al lato del volante senza “levare”, dentro i rapporti successivi e via, proiettati oltre l’uscita della curva come la freccia di una balestra. Solo che il dardo, quando scatta l’arma medioevale, prosegue per inerzia, invece la C3 WRC continua a imprimere potenza e a mordere la terra con i quattro artigli “sempre in presa”. Sensazione particolare. Di solito quando le ruote scivolano sulla polvere, sulla neve, sul bagnato, la macchina normale tende ad andare per conto suo, abbandonata all’imperizia del “conducente” e al suo peso. La C3 WRC no, una tonnellata e due di pura rabbia, scivola solo a tratti, sempre nella compostezza della traiettoria, come a piccoli salti, al termine di ognuno dei quali aggredisce con violenza inaudita, ma controllata dai differenziali, il suolo per catapultarsi in avanti. È addirittura confortevole. Rigida, senza fronzoli e inerzie, ma schietta, immediata. Tenuta straordinaria. E giu “G”! È un gioco senza fine, ogni volta che la traiettoria viene scomposta nei sui vettori forza, è come un ABS al contrario, frazioni non di frenata ma di grip e di spinta. All’infinito fino al prossimo intervento del limitatore. In cinquanta metri sei a 120 all’ora, il terreno è piatto, pietre zero, dislivelli zero virgola, assetto facile, appena “morbido” per dare un’idea di maggiore indulgenza, la C3 WRC interpreta con assoluta intransigenza lo spartito di terra, lì sotto. Il motore non urla, fa sempre la voce grossa, un po’ roco, con pochi svolazzi di tono in un costante “rancore” di aggressività. Non parlerei di “sound”, insomma. Piuttosto di ringhio.
La C3 WRC vola, e vola anche il breve test. Scendo come se niente fosse, come se lo facessi tutti i giorni. Magari. È come essere stato al centro di un uragano, nell’occhio del ciclone di emozione dove l’energia è minima rispetto alla bomba atomica che si scatena all’esterno. Me ne accorgo molto tempo dopo
La C3 WRC vola, e vola anche il breve test. Scendo come se niente fosse, come se lo facessi tutti i giorni. Magari. È come essere stato al centro di un uragano, nell’occhio del ciclone di emozione dove l’energia è minima rispetto alla bomba atomica che si scatena all’esterno. Me ne accorgo molto tempo dopo. Un po’ di insolita stanchezza, addirittura una tardiva sensazione di spossatezza e mal d’auto, scatenata evidentemente dalla tensione e dal tentativo di leggere un paio di note, e affiorata dopo la tempesta emotiva del test.
Guidare (e “navigare”) queste Macchine non è da tutti. La C3 WRC ce l’ha spiegato chiaramente. Tanto di cappello, una volta di più, a uno dei Piloti più bravi del Mondo e senz’altro il nostro preferito, grazie Kris Meeke, e al suo infrangibile Navigatore, Paul Nagle.
E grazie a Citroen che ci ha portato verso l’infinito e oltre.