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Villa Carlos Paz, 28 Aprile 2017. Dunque, per riassumere i “timori”. Primo giro su superfici relativamente lisce e “controllate”, ma non certo levigate alla Rally Italia Sardegna, per intendersi, e secondo su un tracciato più tipicamente da “cross”, con tutte le peggiori trappole che tornano a “galleggiare”, perfidamente appena nascoste sotto un velo… spesso di polvere. Se di polvere parleremo, e ci sono i presupposti.
Speciali e nomi leggendari, come Los Gigantes, Villa Bustos, la mitica El Condor-Copina che chiude l’Evento con il Power Stage. Comunque, 3 tappe e 18 prove speciali, per un totale di 357 chilometri cronometrati e scassamacchine. Variabilità e inconsistenza dei fondi, “scoperchiatura” della crosta friabile e conseguente “emersione” di sassi e spaccature, e alte velocità raggiungibili. Sono gli ingredienti del micidiale cocktail Rally Argentina alla 37ma edizione, per questo motivo da prendere con le molle.
Il parere di Massimo Carriero, Responsabile delle Sviluppo Macchina di M-Sport, chiarisce meglio la delicatezza della situazione.
“Faremmo meglio a definire il Rally della Repubblica Argentina come una Gara d’attesa. Per capire meglio, fare più strada vuol dire stare, alla fine, davanti. Sembra un contro senso ma è la sostanza a cui si deve stare attentissimi. È chiaro che la prestazione conta moltissimo, ma a determinate condizioni.”
Andare piano, insomma, per salvaguardare?
“La performance è sempre importante ma se dovessimo ipotizzare di fare una classifica delle gare dove l'affidabilità e lo "stare lontano dai guai" possono fare la differenza, io metterei ai primi posti Argentina e Grecia. Ecco, la Grecia non è nel calendario del Mondiale, quindi Argentina primo assoluto!”
La performance è sempre importante ma se dovessimo ipotizzare di fare una classifica delle gare dove l'affidabilità e lo "stare lontano dai guai" possono fare la differenza, io metterei ai primi posti Argentina e Grecia. Ecco, la Grecia non è nel calendario del Mondiale, quindi Argentina primo assoluto!
Affidabilità anche come “resistenza”, “robustezza” della Macchina, oltre che come “attenzione” degli Equipaggi?
“Dire senz’altro di sì. Attenzione al fondo delle strade. Già sui 6 chilometri dello Shakedown abbiamo visto che le condizioni erano pessime. Alcuni dei nostri Piloti, ma direi non solo, hanno preferito non fare il quarto giro, e limitarsi ai tre obbligatori, per non correre il rischio di rovinare la macchina.”
Da queste “variabili” un assetto particolare?
“Naturalmente. Si gira molto alti rispetto ad altri Rally, e si utilizzano setting di sospensioni con molle medio dure.“
Bisogna temere anche il clima?
“Non in questa edizione, pare, ma non starei così tranquillo. In ogni caso le temperature sono medie, e mai troppo alte, così che gli effetti del caldo non dovrebbero farsi sentire. Del resto qui ci si avvicina a grandi passi all’inverno e, anche se le Prove Speciali quest'anno potrebbero essere asciutte, qui storicamente si può avere pioggia.”
Si inizia subito con la tortura?
“No, questo no. C’è la Prova Spettacolo Città di Cordoba, il Super Special Stage cittadino, che è ben poco indicativa, ma basta passare alla seconda Speciale, la San Agustin - Villa General Belgrano, neanche 20 chilometri, e sarà già Gara!”
In effetti lo shakedown non dice molto. La Toyota di Latvala con il miglio tempo, le tre Hyundai, Paddon, Sordo e Neuville a ruota, Ogier quinto con al Fiesta M-Sport di “punta” e le due Citroen, Meeke e Breen, tra le Ford di Ostberg e Tanak. In generale, due giri subito e il terzo, o il quarto di Latvala, Ostberg e Evans molto dopo, forse per aspettare che la temperatura salga un poco. Ancora prove generali, dunque, con la massima cautela.
Neanche la prima Speciale, sui 1.750 metri cittadini della Città di Cordoba, può e vuole dire molto. 22 tempi, Evans e Sordo condividono a lungo, in testa, lo stesso 1:54.7. Poi arrivano Neuville, Latvala e Ostberg, ma si devono accodare. Infine parte Sébastien Ogier, che taglia altri nove decimi di secondo e passa al comando. Non è ancora nulla, ma il francese “spiega” che è meglio partire subito bene.
Foto: Santiago Monti, Federico Baratella, Manrico Martella