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Alghero, 9 giugno. Il Sardegna Rally Race, vinto da un Grande Juan Pedrero, e il Rally Sardegna Italia, tutto ancora da “giocare” e appena partito con il Super Test di Ittiri. Il Mondiale delle Moto lo seguiamo in macchina, il Mondiale delle Auto… in moto. Chiaro. Così in tre settimane facciamo il giro del Mondo, spuntando due mète fondamentali della costellazione dei grandi, grandissimi Rally. I due Eventi, affascinanti e pur così diversi, hanno qualcosa in comune: sono le due Prove di due Campionati del Mondo che, atterrati in Sardegna a pochi giorni di distanza, non vorranno ripartire mai più, mai più andarsene da questo Paradiso.
La Sardegna è questo, anfitrione e protagonista, imprinting e immagine di un modo diverso, più bello, più affascinante, di intendere il magico frastuono emotivo del Motorsport.
Il Sardegna Italia arriva al numero 13. Scaramanzia o no bisogna passarci, ma gli organizzatori non si fanno né in qua né in là. Hanno plasmato alla loro maniera la corsa, che ha ereditato dal “mitologico” Sanremo il timone del Mondiale Rally in Italia, ormai staccandosi dal cordone ombelicale della Corsa leggendaria, per proporne una… epica, sperimentata e talvolta sperimentale, coraggiosa e moderna, libera di essere semplicemente bella, da punto di vista tecnico raffinatissima e da quello dell’ambiente semplicemente da capogiro.
E importante. Sesta prova del Mondiale su cui si libra sicuro il volo della Polo R di Sébastien Ogier e Julien Ingrassia, il Sardegna Italia è tutt’altro che una “pratica”, uno step del Campionato. È da considerarsi, infatti, come lo spartiacque tra passato e futuro, non a caso pulsante nel cuore del Mediterraneo. Lo abbiamo visto nelle ultime edizioni, è il Rally che ti prende il cuore e detta ritmo delle pulsazioni, aumentandolo o fermandolo per brevi attimi, travolgente. È il Rally che esalta i Piloti e le spettacolari World Rally Car, strumenti tecnologici di una forma di spettacolo dello Sport che riscalda l’anima.
Ogier e Ingrassia da battere, certo. Con tutte le variabili e tutti gli isterismi di chi non è mai contento e pretende di cambiare il mondo fermandolo con i bastoni tra le ruote. Partire per primi. È la condanna, ormai un memorandum, che apre come un preambolo malefico ogni appuntamento Mondiale di Ogier. Certo, c’è da far quadrare l’interesse, e la paura che venga meno è sempre tanta, così una parte della tassa ricade sulle spalle del leader.
Che fa buon viso a cattivo gioco, presenta il suo biglietto da visita al Super Test inaugurale, una situazione destinata per lo più al pubblico che elude il “problema”, e di solito rimanda all’esecuzione del Power Stage finale, quando si torna alla pari, il “vendicativo” regolamento dei conti. Non sempre è così, e quindi non si può parlare di regola, ma di questo tipo è almeno la tendenza. Per buona pace della lunga fila di proposte alternative, al momento ancora lontane dal rappresentare una reale minaccia. Anche questo è interessante. Non il fatto di penalizzare il leader del Campionato, ma il grande impegno profuso dagli avversari, siano essi Uomini o Macchine, nel cercare quel bandolo della matassa che è la creatività tecnologica del Motorsport.
Il Super Test dice dunque Ogier, pochi centesimi oltre i due minuti sui 2.000 metri della Ittiri Arena Show, una delle “trovate” del genio di Tiziano Siviero, autore e artista del Rally, e non solo in Sardegna. La prova-spettacolo è anche il termometro del livello di attrattiva del Rally sardo. Il “pienone”, calcolato in 50.000, è la dimostrazione, la prova che il Rally in Sardegna è qualcosa di più, almeno un poco più avanti. Tre decimi, quell’inezia che è il sale di ogni sfida, dietro al “Cannibale 2.0”, Latvala e Tanak appaiati, così come Mikkelsen e Abring altri tre decimi più tardi. Nell’unico, altro riferimento possibile, lo shakedown di Olmedo, deduzioni del tutto simili. Stessa posizione, primo e terzo, per Ogier e Tanak, peggio Latvala e molto meglio Ostberg.
È solo l’inizio, il Sardegna è lungo, difficile e complesso, e già sappiamo che i tre giorni di Gara si allungheranno all’infinito travolti dalla suspense. 100 chilometri venerdì, ben 177, sin qui la più lunga tappa del Mondiale, sabato, e 40 domenica con il gran finale del Power Stage inedito all’Argentiera, uno scenario incredibile anche per la meravigliosa Sardegna. In tutto 19 Prove Speciali, per 324 chilometri complessivi, con le inedite Argentiera e Tula e “classiche da far paura” come la Coiluna o la Monte Lerno, quest’ultima “depositaria” di una delle icone del Sardegna e del Mondiale, il Salto di Miki. Mescole e morbide e dure a scelta, ma difficile sceglierne l’equilibrio, assetto da aggiustare al secondo giro di ogni tappa quando le strade saranno “scavate” dal primo passaggio della Auto. Naturalmente il Sardegna ha fama di Rally “scassamacchine”, ma più per la durezza generale delle prove che per certe trappole all’argentina o alla messicana, in un pregevole equilibrio tra durezza e fatica che è il vero leit motiv di tanta tensione agonistica.
Fatta eccezione per il vincitore del recente Rally Portogallo, Kris Meeke, assente come da programma di transizione di Citroen nel quadro dello sviluppo della C3 2017, per il resto ci sono tutti. Le tre Polo R, per forza, e le Hyundai che salgono a quattro, visto che sono schierati Paddon, Neuville (“scartina” di turno nella Squadra “N”) e Sordo, più il “tecnico” Abbring in gita premio visto che lo sviluppo della i20 R5 è già quasi arrivato alle concessionarie.
M-Sport, D-Mack e FWRT, ovvero le Ford Fiesta RS di Ostberg, Camili e Tanak, e del nostro Bertelli, qui molto atteso, e una schiera di R5 sempre più agguerrite. Tra queste anche la Fabia di Umberto Scandola, che finalmente approda al Mondiale, ma si dovrebbe parlare di un ritorno dopo l’unica apparizione al RAC del 2005, con l’intenzione di mettere alla prova tutto quello che di buono ha già fatto vedere nell’Italiano: la Macchina, naturalmente, ma anche il Pilota e il Navigatore, la Squadra e i Tecnici, i Manager e i Meccanici. L’intera Famiglia di Skoda Motorsport Italia, insomma.
Dicono, e lo dice anche lui, che l’approccio di Sebastien Ogier alle gare è sempre lo stesso, identico, fatto di apparente calma, di attento studio delle situazioni e del potenziale, dei “guai” che si possono valutare a priori (come i regolamenti), e di un’accentuata percezione del limite da non superare, ovvero del controllo dell’errore. Ma sarà lo stesso Ogier anche in questa occasione, oppure no? Beh, i presupposti per un Ogier “inedito” ci sono. Sua moglie Andrea sta per mettere al mondo l’erede di Famiglia, e la “deadline” è stata posta in un punto del tempo tra il Sardegna Italia e il Polonia, eventi compresi. In ogni caso, tutta la Squadra di Jost Capito è d’accordo e solidale, c’è un jet pronto a decollare all’aeroporto di Alghero. Chissà quanti avversari non “vedono l’ora” che il bambino venga alla luce!
C’è un sole magnifico in Sardegna, ma questo lo sapete, siete tutti qui!